Da una settimana, agenzie di stampa, testate nazionali, regionali e social riportano una notizia scioccante: “Contrabbanda Squid Game in Nord Corea, condannato a morte”. La news rilasciata da Radio Free Asia non convince però osservatori, esperti ed utenti, i quali non considerano affidabile la fonte né tantomeno le tempistiche. Negli ultimi anni sono state numerose le bufale sulla Nord Corea riportate dai media italiani.
Il 25 novembre gli italiani si sono svegliati con le principali agenzie di stampa, testate nazionali, regionali e i social che tuonavano una notizia tanto scioccante quanto assurda: “Contrabbanda Squid Game in Nord Corea, condannato a morte”. La news è stata riportata da Variety che cita a sua volta Radio Free Asia (RFA), primo canale al mondo ad averla rilasciata, il quale afferma:
“La Nord Corea ha condannato a morte un uomo che ha contrabbandato e venduto copie della serie Netflix Squid Game dopo che le autorità hanno arrestato sette liceali che guardavano lo show in lingua coreana, ha dichiarato a RFA una fonte interna al paese”.
Sui social gli utenti commentano scatenati. Tra i principali, c’è chi deride Kim Jong-un, chi condanna il comunismo e gli asiatici, chi sottolinea gli effetti della “vera” dittatura (non quella sanitaria) ma anche chi afferma: “Radio Free Asia non è una fonte attendibile” e questo commento si ripete in diverse modalità decine di volte sulle bacheche di altrettanti quotidiani.
Se prima l’attenzione su questo tipo di fonti sugli affari asiatici era propria di una nicchia di nerd sinologi e appassionati di oriente, oggi sembra essere una coscienza sempre più diffusa anche tra molti lettori. Eppure, nonostante questo la notizia è rimbalzata in tutto l’etere mediatico divenendo virale in poche ore, destando numerose perplessità in diversi osservatori ed esperti internazionali. Tra questi, uno in particolare, Ben Norton di The Grayzone, è arrivato a dire che RFA è un organo della CIA, con tanto di articolo del New York Times a supporto della sua tesi.
La fonte: Radio Free Asia
Prima di tutto, Radio Free Asia è un organo del governo americano che ribadisce la sua imparzialità da quest’ultimo, il suo scopo è sostenere un giornalismo indipendente in luoghi afflitti da censura e gravi abusi umanitari. Nonostante ciò, il canale si è ritrovato più volte coinvolto in situazioni in cui risultasse impossibile per praticamente chiunque, come in questo caso, verificare la fonte anonima interna a un regime da cui agli occhi dei mass media non sembra fuoriuscire nulla, a parte test nucleari e scandali sulle follie del dittatore. Come quando, nel 2014, tutta l’italia fu convinta -con una bufala originata da un post satirico- che Kim avesse dato suo zio in pasto a 120 cani affamati. Anche qui, RFA fu tra i primi canali a rilanciare la notizia in tutto il mondo, nel dicembre 2013.
Quelli furono anche gli anni dell’attivista Park Sang-hak che tramite dei palloni ad aria scaricò sul suolo nordcoreano 100 mila copie del film americano “The Interview”, una satira demenziale sul regime. Un regime che da una parte ha divieti sull’importazione di media sudcoreani e occidentali punibili anche la morte, dall’altra non ha esitato a definire “Squid Game” come il perfetto esempio del fallimento della società sud-coreana e palcoscenico della miseria globale del capitalismo. Un qualcosa, dunque, funzionale alla propria propaganda.
Quarantena e restrizioni
Il principale aspetto che incuriosisce gli osservatori più esperti sono le tempistiche. Come mostrato da NK News, la serie è infatti uscita il 17 settembre, poco più di due mesi fa. Considerando le restrizioni e i controlli sempre più severi a causa del Covid è molto difficile che il prodotto abbia raggiunto il paese. “E’ logicamente e concettualmente impossibile” dichiara un ex-ufficiale nordcoreano che ha trovato rifugio in Corea del Sud.
Dall’inizio del 2020, la Nord Corea ha inasprito le sue leggi e ristretto notevolmente il traffico già modesto di persone e beni, un fatto che secondo la Sokeel Park of Liberty in North Korea ha permesso solo a poche dozzine di persone di scappare dal paese nell’ultimo anno, un numero molto ridotto rispetto al passato. Inoltre le autorità hanno l’ordine di sparare a vista a chiunque giunga senza permesso a meno di due chilometri dalla frontiera.
A maggior ragione tutto ciò si complica se si pensa che il presunto condannato sia entrato nel paese in nave dalla Cina, come riportato dai media, in quanto un’analisi svolta a luglio da NK News e dal Royal United Service Institute di Londra mostra che il processo di quarantena e disinfezione per le imbarcazioni che sbarcano al porto di Nampo richiede circa due mesi.
“Penso ci sia meno dell’1% di probabilità che sia stato possibile contrabbandarlo su una scheda SD o una chiave Usb.” dichiara Ishimaro Jiro (fondatore di Asia Press Rimjinganga) a NK News “nella improbabile ipotesi che ce l’abbia fatta, ci sono veramente poche possibilità che sia riuscito a superare Nampo e portarlo all’interno del paese”.
Arresto e condanna
Se anche fosse riuscito a passare controlli stringenti e quarantena, bisogna anche considerare i tempi per l’arresto, il processo, la condanna e la possibile esecuzione. “Una cosa del genere non accadrebbe in soli due mesi in Nord Corea” conclude Ishimaro.
In ultimo, oltre alle pene severe di cui i cittadini sono consapevoli per la visione di media stranieri, sarebbe anche il caso di domandarsi quanto sia realmente appetibile un prodotto sud-coreano di questo tipo all’interno di un paese tanto conservatore. Nel 2012, credemmo che in Nord Corea nessuno conoscesse il fenomeno mondiale di Seoul, Gangnam Style. La conoscevano eccome, tanto da averci fatto dei video parodia, e di certo la canzone non è stata apprezzata come nel resto del mondo.
Le bufale sulla Nord Corea
Negli ultimi dieci anni, in particolare con l’avvento dei social, sono state numerose le notizie false su Pyongyang a cui la gran parte dei media italiani ha dato voce. Oltre a Squid Game, Gangnam Style e il generale sbranato dai cani, c’è stato un momento in cui “fonti attendibili interne al paese” dichiaravano con certezza che Kim Jong-un fosse passato a miglior vita.
Il problema non è riportare notizie di questo tipo quanto non sottolineare il fatto che la notizia non sia verificata o confermata, non accennare al fatto che le fonti non siano certe e, soprattutto, non ritornare con la stessa forza sulla notizia una volta che viene smentita. Quando questo accade il risultato è la crescente distorsione della percezione dell’opinione pubblica e la crescita delle tensioni sociali e diplomatiche. Accade che chiunque voglia informarsi sui motori di ricerca ha molte più fonti ufficiali a supporto della notizia falsa, rispetto a quante dimostrino la sua inattendibilità.
Di Gian Luca Atzori
Classe 1989, Sinologo e giornalista freelance. Collabora con diverse testate nazionali. Ha lavorato per lo sviluppo digitale e internazionale di diverse aziende tra Italia e Cina. Laureato in Lingue e Culture Orientali a La Sapienza, ha perseguito gli studi a Pechino tra la BFSU, la UIBE e la Tsinghua University (Master of Law – LLM). Membro del direttivo di China Files, per cui è responsabile tecnico-amministrativo e autore.