Dodici giorni in cui si cercava di limitare i danni dell’emergenza nucleare e, allo stesso tempo, di capire cosa stava esattamente succedendo. La cronistoria contenuta in Fukushima e lo tsunami delle anime (per gentile concessione dell’autore e della casa editrice Quintadicopertina).
11 marzo 2011
Alle 14 e 46, ora di Tokyo (le 6 e 46 in Italia), una scossa pari a 9 gradi della scala Richter con epicentro sotto I fondali dell’Oceano Pacifico, a 70 chilometri dalla costa, sconvolge l’intero Nordest del Giappone: è il più forte terremoto a colpire l’Arcipelago da qunado, nel 1900, sono cominciate le registrazione dei movimenti tellurici, e uno dei cinque maggiori rilevati nel mondo.
Nel giro di mezz’ora, uno tsunami con onde alte, in alcune zone fino a venti metri, si abbatte lungo la costa nordorientale del Giappone. Il mare inonda un’area complessiva pari a 561 km quadrati. Intere città sono spazzate via. Le vittime accertate saranno 15.850, I feriti 6.011 e I dispersi 3.287.
41 minuti dopo la prima scossa, lo tsunami, con onde altre 15 metri, distrugge i muri di contenimento e inonda la centrale di Fukushima-1 (Dai-chi), 250 chilometri a nord di Tokyo, in stato di fermo automatico dopo il terremoto.
L’acqua del mare interrompe la connessione della centrale con la rete elettrica e blocca i generatori disel di emergenza. Il circuito di raffreddamento si ferma.
Alle 19 e 03 dell’11 marzo viene dichiarata l’Emergenza Nucleare. Alle 20 e 50 la Prefettura di Fukushima ordina l’evacuazione della popolazione entro un raggio di 2 km. Questa misura verrà allargata nelle ore seguenti per ordine del primo ministro Naoto Kan.
12 marzo
Il premier Naoto Kan estende a 20 km l’area da evacuare intorno alla centrale. Nei reattori 1, 2 e 3 il combustibile nucleare, in momenti diversi, si trova allo scoperto e fonde: è il meltdown, anche se, in quelle ore drammatiche, nessuno riesce a valutare esattamente cosa sta accadendo. Uno dopo l’altro, gli edifici che contengono i reattori, ormai invasi da idrogeno prodotto nel corso della reazione senza controllo, esplodono.
La radioattività raggiunge picchi elevati. Nei giorni seguenti, i tecnici cercheranno di riportare la temperatura dei reattori sotto controllo iniettando acqua di mare con veicoli pompieri ed elicotteri.
13 marzo
Un parziale meltdown viene segnalato come “possibile” al reattore numero 3. Per togliere pressione all’interno, viene rilasciato vapore radioattivo nell’atmosfera.
L’Agenzia atomica giapponese dichiara che l’incidente a Fukushima ha raggiunto il “grado 4”: significa, secondo la Scala internazionale degli eventi nucleari (Ines), che i danni sono limitati localmente.
14 marzo
Un’esplosione al reattore numero 3, alle 11 del mattino, fa saltare il tetto e demolisce parti delle pareti esterne. Sei tecnici rimangono feriti. Il nucleo del reattore numero 2 inizia a danneggiarsi.
15 marzo
Una seconda esplosione al reattore numero 3. Il reattore numero 4 è in fiamme. Viene registrato un picco nelle radiazioni all’interno dell’impianto.
16 marzo
Si teme che il combustibile esausto contenuto nella piscina di stoccaggio del reattore numero 4 stia per essere esposto all’atmosfera. I tecnici vengono evacuati perché le radiazioni raggiungono il pericoloso livello di 1 Sivert per ora (Sv/h).
17 marzo
I tecnici tornano al lavoro per riportare l’energia elettrica nell’impianto. Elicotteri e camion dei pompieri inondano di acqua i reattori.
18 marzo
Continuano gli sforzi per mantenere alto il livello di acqua nelle piscine e nei reattori. La radioattività nella centrale sembra diminuire, ma picchi anomali vengono registrati a nordest dell’impianto.
19 marzo
Una squadra di 100 pompieri di Tokyo e 53 di Osaka entra nella centrale per sostituire i colleghi al lavoro fino ad allora. Si spruzza acqua nei reattori per sette ore ogni giorno.
20 marzo
Il reattore numero 2 è ricollegato alla rete elettrica. Vengano riparati i generatori disel dei reattori 5 e 6 e, nel giro di poche ore, questi ultimi tornano allo stato di “fermo al freddo" (cold shutdown).
Il segretario generale del governo, Yukio Edano, annuncia per la prima volta che, al termine della crisi, la centrale di Fukushima sarà chiusa definitivamente.
21 marzo
Altre linee elettriche sono riparate. Ma, mentre fumo grigio e bianco continua a uscire dai reattori 2 e 3, si scopre che le pompe del sistema di raffreddamento sono danneggiate al punto che è indispensabile sostituirle. Picco radiottivo, sospensione dei lavori.
22 marzo
Tutti i reattori sono di nuovo collegati alla rete elettrica. Riprendono i lavori nell’impianto.
23 marzo
Nuovo fumo dal reattore numero 3, che appare in fiamme. Evacuazione dei tencici. Edano annuncia che l’acqua di Tokyo è “radiottiva” e dunque “non va usata per preparare il latte ai neonati”. Le scorte di acqua minerale nei supermercati vanno esaurite. La capitale appare oscurata: l’energia elettrica è razionata.
*Paolo Salom è giornalista professionista dal 1991. Dal 2000 è al Corriere della Sera dove si occupa di Estremo Oriente. Nel 2011, all’indomani dello tsunami dell’11 marzo, è partito per il Giappone per coprire la crisi nucleare di Fukushima.