Ad un anno da Fukushima, China Files vi propone uno speciale che spazia tra fotoreportage, cronache dal Giappone ed opinioni di esperti. Un tentativo di fare un po’ di chiarezza e, a mente fredda, capire cosa è successo.
In Giappone sono le 14:46 dell’11 marzo 2011, quando un sisma del nono grado della scala Richter rimbomba nei fondali marini a 70 km dalla costa orientale di Tohoku.
Lo tsunami innescato dal terremoto divora l’entroterra del Giappone nord-orientale per 10 km, lasciando dietro di sé un bilancio pesantissimo: 15850 morti, 6011 feriti, 3287 dispersi e decine di migliaia di edifici danneggiati o, letteralmente, spazzati via.
Alla devastazione dell’oceano si aggiunge l’emergenza nucleare di Fukushima: i sistemi di raffreddamento della centrale numero 1 del complesso di Fukushima vanno in blocco, danneggiati dall’onda anomala.
Il panico di una nuova Chernobyl si propaga a livello mondiale, mentre un Giappone in ginocchio da un lato affronta l’emergenza interna, dall’altro prova a rassicurare l’opinione pubblica internazionale. E’ tutto sotto controllo, ce ne stiamo occupando.
Ad un anno da Fukushima, China Files vi propone uno speciale che spazia tra fotoreportage, cronache dal Giappone ed opinioni di esperti, nel tentativo di fare un po’ di chiarezza e, a mente fredda, capire cosa è successo, cosa abbiamo rischiato e cosa si poteva fare in termini di prevenzione e sicurezza.
Paolo Salom, giornalista del Corriere della Sera che dal 2000 si occupa di Estremo Oriente, ha stilato una cronistoria dei primi 12 giorni dell’emergenza tsunami. E’ parte dell’ebook Fukushima e lo tsunami delle anime, edito da Quintadicopertina.
Simone Pieranni la settimana scorsa è riuscito ad intrufolarsi nel J-Village, il quartier generale della Tepco nei pressi di Fukushima, dove i giornalisti sono ammessi solo previa autorizzazione del colosso energetico giapponese. Cosa succede tra tute antiatomiche e sale di controllo delle radiazioni, ce lo racconta nel suo reportage.
Yu Hirose, studentessa giapponese di relazioni internazionali presso l’Università del Popolo (Renmin daxue) di Pechino, lo scorso febbraio ha visitato ciò che rimane della costa orientale giapponese. Le sue foto raccontano la precarietà dei superstiti, costretti a vivere in abitazioni temporanee tra relitti di navi in mezzo alla strada ed edifici accartocciati.
Marco Casolino, fisico, nel 2011 ha pubblicato per Cooper edizioni il volume Come sopravvivere alla radioattività. Per gentile concessione della casa editrice ne pubblichiamo due estratti: un elenco dei miti da sfatare e delle imprecisioni che sono state dette su Fukushima e dintorni, e una panoramica sulla storia del nucleare in Giappone, dai primi reattori importati negli anni ’50 alla catena di incidenti degli ultimi 20 anni.
Cosa si poteva fare per evitare il rischio radiazioni? Il destino di Fukushima era segnato? Ce lo spiega Alessandro Farruggia nel suo libro Fukushima – La vera storia della catastrofe nucleare che ha sconvolto il mondo, in uscita in questi giorni per le edizioni Marsilio.
Inoltre, dall’archivio di China Files, consigliamo:
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