Nanny è un’antologia a fumetti delle piccole storie di ordinario eroismo femminile. Così le indonesiane si sono messe a raccontare la condizione delle donne nel loro paese. Qui il mondo delle colf a Singapore incontra fantascienza e mitologia.
Un fumetto dedicato dalle donne alle donne per raccontare l’Indonesia contemporanea. È Nanny, opera collettiva di giovani artiste indonesiane che raccoglie storie che hanno come protagoniste le donne e la loro vita nel Sudest asiatico.
Il fumetto è frutto del lavoro di due scrittrici e e sette disegnatrici. Le storie spaziano dalla vita delle lavoratrici domestiche alla fantascienza, dalla mitologia al matrimonio. Il filo rosso che le unisce è la preponderanza delle figure femminili, sia come autrici sia come protagoniste. Altra particolarità del fumetto è inoltre quella di essere un instant comic nato in appena un giorno nel corso del 24 Hours Comics Day, sfida tra artisti per realizzare un lavoro completo in sole 24 ore, ideato nel 1990 dallo statunitense Scott McCloud.
“È una ventata di aria fresca nel panorama fumettistico”, ha scritto il Jakarta Globe che cita in particolare la storia di Tita Larasati e la sua scelta di mettere in china il suo diario.
Il fumetto di apertura dell’antologia tratta della vita delle lavoratrici migranti a Singapore, impiegate soprattutto come colf, governanti e badanti, e della loro nostalgia per il proprio Paese. Sono le nanny, le tate appunto, che danno il titolo a tutta l’opera.
Figure salite alla ribalta della stampa internazionale in questi giorni, con la decisione del governo di Singapore di concedere alle oltre 200mila lavoratrici domestiche un giorno di riposo settimanale in accordo con le leggi internazionali.
Una riforma che va incontro alle campagne dei gruppi per la tutela dei diritti umani, come Human Rights Watch, che per anni hanno denunciato turni di dieci ore al giorno, sette giorni su sette, per prendersi cura di anziani e bambini o sbrigando le faccende domestiche. Ma un provvedimento contestato da alcuni datori di lavoro, preoccupati di non poter sapere e controllare come le lavoratrici passeranno il loro tempo libero.
Un altro racconto, “Dewi Penjaga Sumur”, (in italiano “la Divinità del pozzo”) introduce invece lo spirito femminile che protegge un pozzo d’acqua. Una sorta di rappresentazione della Madre Terra, (disegnata da Azisa Noor) che protegge la natura dal contrabbando di legname e dalla deforestazione per cui l’Indonesia è seconda al mondo soltanto dietro alla Nigeria, mettendo a rischio l’habitat di molte specie, come gli elefanti e le tigri, minacciate anche dal bracconaggio per avere pelli, ossa e avorio.
“È innegabile che la nostra società tenda a rappresentare le donne sottomesse all’uomo”, scrive ancora Olin Monteiro sul Jakarta Globe. L’ultimo esempio in questo senso è la proposta di legge avanzata da un parlamentare per vietare alle proprie colleghe di indossare abiti “provocanti”, come le minigonne, durante le sedute della Camera. Una proposta motivata riportando casi di violenze contro le donne vestite, secondo il deputato, in modo “inappropriato”. Parole che rimandano a identiche dichiarazioni fatte sei mesi fa dal governatore di Giacarta, Fauzi Bowo.
Le protagoniste del fumetto, al contrario, sono franche, sognatrici e attiviste, con poco spazio per gli stereotipi e i luoghi comuni. “Come femminista” continua Monteiro, “ho capito da poco che in Indonesia ci sono moltissime fumettiste. Vivere di questo mestiere è difficile, soprattutto per gli artisti indonesiani, ma loro lo fanno per passione”.
[Foto credit: theprisma.co.uk]