Gli Huun Huur Tu portano a Pechino i suoni delle steppe dell’Asia centrale. Vengono dalla piccola Repubblica di Tuva, famosa per il canto armonico.
Cosa hanno in comune Richard Phillips Feynman, premio nobel per la fisica nel 1965, e Deng Sheng, trentenne pechinese che lavora nella produzione cinematografica? L’interesse per la Repubblica di Tuva e per la sua tradizione del canto armonico. Ma il famoso fisico, nonostante la sua curiosità non si sia mai spenta non ha avuto occasione di recarsi a Tuva. Deng Sheng, invece, ha potuto apprezzare in concerto gli Huun Huur Tu, band famosa per il canto armonico, tradizione e parte integrante della cultura tuvana.
Nel 1992, i due fratelli Sayan e Alexander Bapa decisero di concretizzare in un ensamble musicale, ciò che la famiglia aveva trasmesso loro: “Il canto armonico è qualcosa che non abbiamo imparato a scuola o nei conservatori. Sono stati i nostri nonni, zii e parenti ad insegnarci”. Da allora alcuni membri del gruppo sono cambiati ma gli Huun Huur Tu hanno pubblicato nove album e collaborato con diversi artisti. L”autenticità della polifonia vocale rimane inalterata. Il canto armonico consiste nel riuscire a modificare le risonanze all’interno del tratto vocale e a produrre, oltre all’armonica principale, suoni più alti e più bassi. Ha una tradizione antica comune a molti popoli della Siberia, del Tibet e dell‘Asia Centrale. La sua origine si perde tra i nomadi delle steppe e l’animismo.
La Repubblica di Tuva spicca per la ricchezza della produzione armonica: “sono cinque gli stili principali. I nostri canti e quelli della Mongolia sono assolutamente differenti; la tecnica è differente. Non pensate che imitiamo gli uccelli o il suono del fiume, non è così. [Il canto armonico] consiste nel riuscire a trasmettere come abbiamo vissuto e sentito dal profondo i suoni della natura e dell’uomo”
La voce è uno strumento musicale a tutto tondo, tanto che ci fa scoprire un paese sempre rimasto nascosto ai più. Tuva, è situata nella parte meridionale della Siberia, tra la Russia e la Mongolia. È un piccolo stato, poco più di trecentomila abitanti, dalla forte identità. Il suo suolo ha fatto parte dell’impero mongolo, della dinastia dei Qing fino al 1911 e poi della Russia. Il movimento democratico del 1990, infine, ha portato alle prime votazioni. La nuova costituzione risale solo al 2001. È un paese impervio in cui d’inverno la temperatura scende fino ai meno quaranta gradi. Rimane l’alcool, che si beve a fiumi. E la musica.
“L‘improvvisazione musicale è nel nostro carattere. Da quando siamo piccoli utilizziamo la voce e con essa cantiamo improvvisando, utilizzando strumenti tradizionali. Nel 1999 abbiamo pubblicato Where Young Grass Grows, registrato in Scozia, dove abbiamo inserito strumenti diversi dalla nostra cultura, come la tabla e altri strumenti a fiato”.
Gli Huun Huur Tu, data la particolarità delle loro esecuzioni, hanno attirato l’attenzione di musicisti di fama internazionale come Frank Zappa. Numerose occasioni li hanno spinti a viaggiare per partecipare a tour internazionali e performance importanti. “A Taiwan, per esempio, ci siamo esibiti con la Taibei Chinese Orchestra, sessantaquattro elementi alle nostre spalle e noi quattro davanti, davvero una sonorità impressionate”. Ultimamente anche l’elettronica fa parte del loro curriculum. “Ci sono alcuni musicisti, che hanno ascoltato la nostra musica e hanno voluto fare dei remix, alcuni di questi sono molto buoni, come quello di Carmen Rizzo con cui ci siamo esibiti anche in concerto. Noi continuiamo a fare solo la nostra musica, né più né meno”
Le loro canzoni parlano del cielo, della terra, della natura in tutti i suoi aspetti, e dell’amore per le donne. “Un momento importante, è stato vedere all’estero, ad un concerto, una donna anziana commossa dalla nostra musica. Sono contento che quella donna abbia avuto l’opportunità di ascoltare la musica tradizionale tuvana”
I tempi sono cambiati e anche a Pechino, un pubblico numeroso ha potuto apprezzare la musica degli Huun Huur Tu. Un vero peccato per il nostro scienziato e premio nobel, che vogliamo comunque ricordare per le sue parole con cui incita costantemente alla ricerca e alla curiosità per le altre culture.
[Foto credits: rockpaperscissors.biz]