SOB. Un artista italiano a Shanghai

In by Simone

Intervista a Stefano Ogliari Badessi, in arte S.O.B., uno dei creatori della mostra d’arte itinerante “Little Victories”,un progetto con base a Shanghai. Stefano si è perfettamente immedesimato nel suo nuovo ruolo di “artista cinese”: i suoi lavori d’arte infatti traggono ispirazione dall’utilizzo di oggetti quotidiani e cimeli tipici della cultura cinese, dalle banconote false usate nei funerali ai bastoncini di incenso e giocattoli in seta.
In occasione della sua prima mostra personale, China Files ha avuto occasione di incontrare Stefano per una chiacchierata sulla sua scelta di dedicarsi ad una “full immersion” nel mondo artistico di Shanghai, a scapito di lavoro e carriera.

S.O.B., ti definisci come un “visual artist” a tutto tondo; con la tua arte combini materiali e scultura per dare vita ad oggetti ed installazioni molto particolari. Puoi raccontarci qualcosa della tua storia, e di come tu abbia deciso di stabilirti a Shanghai per proseguire la tua attività di artista?



A dire la verità, la mia prima volta in Cina è stata a Pechino, in occasione di un lungo viaggio attraverso l’Europa e l’Asia che avevo organizzato un paio di anni fa. A quel tempo sentivo già un senso di attrazione verso la Cina e la sua cultura ricca e variegata, ma allora vivevo stabilmente in Italia, dove avevo un ottimo lavoro e una vita ordinaria. In pratica mi occupavo di.. vetrine di negozi! Una sorta di Art Director e consulente per negozi e boutique. Ho collaborato con diversi negozi di lusso e diversi brand famosi di accessori e abbigliamento, vicino Corso Venezia a Milano.

Ho cominciato a lavorare con Aspesi, e poco a poco altri negozi hanno cominciato a chiedere le mie consulenze. Un giorno uno dei responsabili con cui collaboravo mi ha chiesto: ma Stefano, sei proprio sicuro che tutto ciò che vuoi fare nella tua vita sia occuparti di decorazioni per le vetrine dei negozi? Avevano già capito qual era la mio vera passione: ciò che volevo fare era essere un artista puro, e creare le mie opere, su cui tra l’altro avevo già iniziato da tempo a lavorare. Quindi mi sono detto: bene, proviamo ad andare in un paese in via di sviluppo, e ho scelto la Cina, Shanghai: con un atmosfera frizzante, è proprio il posto dove l’arte si sta muovendo in questi anni. È viva e stimolante, sai, un po’ come l’Europa nei suoi anni d’oro.

E hai trovato un ambiente ideale per l’arte qui a Shanghai?

Si, quello che mi affascina di questa città è che puoi incontrare gente piena di talento, e quando meno te lo aspetti, come architetti, stilisti… ed è un ambiente molto aperto: non c’è bisogno di fissare appuntamenti, mentre in molti paesi occidentali soltanto per poter “parlare” con un gallerista devi passare attraverso una serie impressionante di appuntamenti, raccomandazioni, o partecipare ad eventi super esclusivi.

Ma ci deve essere stata qualche difficoltà prima che tu potessi cominciare il tuo percorso d’artista.

Beh, non appena arrivato qui, ho ricevuto un’offerta di lavoro molto invitante. Mi è stato chiesto di occuparmi di nuovo di design per diverse vetrine dei negozi di lusso, qui in Cina. Tutti i miei amici hanno detto che dovevo assolutamente accettare quest’offerta di lavoro, molto allettante… tranne i miei amici artisti: loro invece la pensavano in maniera esattamente opposta. Alla fine ho deciso di rifiutare l’offerta, e ho iniziato a concentrarmi sui miei lavori. Dopo tutto, quello era il motivo per cui ero venuto in Cina, e davvero non posso dire di avere molti rimpianti per questa mia scelta di vita.

Da quel momento ho iniziato a pianificare la mia nuova vita come “artista a tempo pieno”: aggiornare il mio portfolio, lavorare a nuove opere, farmi dei contatti, andare per gallerie d’arte e conoscere colleghi, cioè artisti come Luca Bray e Alec Von Bergen ad esempio, che mi hanno dato molti consigli preziosi. Per mia scelta ho deciso di non portare nessuna delle mie creazioni dall’Italia, di fatto qui a Shanghai ho cominciato da zero, con opere completamente nuove e concentrandomi su una scala piccola, dal momento che ho dovuto riorganizzare il mio lavoro nel mio appartamento privato.

E poi è stata la volta del progetto “Little Victories”: l’idea di una galleria itinerante montata su di un risciò cinese, che gira per tutta la città esponendo nuove opere d’arte ogni settimana. Deve esserti stato di grande aiuto per farti una reputazione qui a Shanghai.

L’idea di “Little victories” è stata fondamentalmente un gioco. Ma è stato stupendo, abbiamo ricevuto copertura mediatica anche dall’Olanda, dall’Italia, dal Giappone… è un concetto semplice e ridicolo, ma ci ha messo in contatto con degli artisti veramente bravi che alla fine ci hanno persino chiesto di essere ospitati sulla nostra galleria itinerante. Al momento però, il progetto è tenuto in vita su base mensile. Dipende dalle opere che vedo, se ce ne sono di interessanti che vale la pena includere, questo perché sono l’unico dei fondatori ad essere rimasto a Shanghai. I miei collaboratori Katie Surridge e Julian Palacz sono tornati ai loro paesi d’origine, dopo che il loro programma di residenza d’artista allo Swatch Art Peace Hotel è giunto al termine.

 Come si sono evolute la tua ispirazione e le tue opere, una volta che ti sei ambientato a Shanghai? Mi sembri un artista abbastanza “cinese” ormai.

Si, lo sono davvero! Sono entrato pienamente nel ruolo di artista del luogo. A casa, spinto dalla curiosità, stavo già sperimentando con tematiche vicine all’Asia orientale. Ora che vivo a Shanghai, prendo ispirazione da ciò che vedo, e da ciò che non capisco appieno: l’arte è il mio modo di leggere la cultura cinese. Per esempio, una delle mie opere si chiama “Lucky Stars”, e si basa su quella specie di origami che i bambini cinesi fanno a scuola per dirsi che si vogliono bene.

Ho dovuto imparare quella tecnica particolare di piegare la carte da un’anziana signora shanghainese. Ma nella mia versione, sono andato ben oltre il modello originale: l’oggetto di partenza si è tramutato in una grossa stella nera, realizzata con la camera d’aria della gomma di bicicletta. Comunque devo ammettere che mi piacerebbe essere considerato più come un artista internazionale, senza essere legato ad una cultura specifica, e certo, se un domani mi trasferirò altrove, allora mi piacerebbe assorbire anche altre culture.

 E come proesguirà la tua avvventura nei prossimi mesi? Come pensi che si svilupperà ulteriormente la tua carriera d’artista a Shanghai?

Dopo “Little Victories”, ho ricominciato a concentrarmi sulle mie opere individuali. Ora alcuni dei miei lavori sono raccolti in una mostra personale alla Leo Gallery di Wukang Road. Da maggio 2014 inizierò un soggiorno d’artista allo Swatch Art Peace Hotel: sono stato selezionato come uno dei 18 artisti internazionali che possono beneficiare del programma, così ho potrò vivere e lavorare direttamente da lì.

Come artista, ti spingeresti fino al punto da definire Shanghai come “casa tua”?

Shanghai mi piace, ma le manca ancora qualcosa per poterla davvero chiamare “casa”. Questa città si sta sviluppando così velocemente, con un sacco di eventi di classe, progetti di design e ingegneria… ma mi sembra che purtroppo gli artisti non siano spesso chiamati a dare il loro apporto in questi grossi progetti, raramente vedo artisti coinvolti nelle grandi opere urbane, o sfilate, eventi commerciali, anche solo per fornire una consulenza.

Voglio dire, a Shanghai si costruiscono un sacco di grattacieli, e sono decisamente all’avanguardia e ben disegnati, tutto bello… ma non viene mai lasciato spazio all’intervento di un artista, che è colui che può dare una mano a farli “vivere” e far risplendere i loro interni… con una scultura, ad esempio.

A Shanghai mi piacerebbe vedere l’arte uscire dalle gallerie e coprire gli spazi quotidiani della nostra città, per trovare maggiore spazio anche in eventi, uffici, parchi, alberghi. Un’arte che può così diventare anche “utile”, e che potrebbe facilmente aggiungere quel tocco di classe in più. Ed è qualcosa che architetti, ingegneri e progettisti spesso non riescono a fare, ma l’artista, lui sì, può avere l’occhio giusto per creare la magia.

Per saperne di più:
Mostra personale di S.O.B. – Stefano Ogliari Badessi
Dal 01/03/2014 al 06/04/2014 @ Leo Gallery, Shanghai (Wukang Rd., 376)

*Gianluca Fracasso è nato a Udine nel 1987. Da diversi anni lavora e risiede a Shanghai, dove collabora con diverse agenzie di comunicazione, PR e pubblicità. E’ attivo anche come scrittore ed editor per riviste e pubblicazioni di viaggi, arte & design, cultura e società cinese.