Dallo scoppio dell’epidemia del Covid-19, milioni di persone partecipano ogni giorno a video conferenze su Zoom. Tuttavia, mentre nel mondo gli utenti di Zoom continuano a crescere, in Cina si sta diffondendo una nuova app chiamata BizConf: business conference. Così come avvenuto con Wechat, inizialmente nata come risposta cinese a Whatsapp, BizConf è la risposta cinese a Zoom.
Fondata nel 2006, BizConf è una società leader nella fornitura di conferenze virtuali tra cui web conferencing, webcasting e video desktop in Cina. Circa l’80% delle Fortune 500 con sede in Cina utilizza i suoi servizi di collaborazione multipoint. La società è quotata alla Borsa di Shenzhen e dallo scoppio dell’epidemia le sue azioni sono tra quelle cresciute di più di valore. Secondo i dati dell’istituto di ricerca Ccw Research, nel 2018 le dimensioni del mercato di video conferenze in Cina sono aumentate del 36,2% rispetto all’anno prima per un valore di circa 439 milioni di dollari.
BizConf colpisce per tre motivi. Il primo è come una soluzione software “venuta dal nulla” sia diventata in pochissimo tempo mainstream. Sebbene usata già da molte aziende in Cina, non era certa famosa come le sue rivali Wechat, Tencent Meeting o Ding Ding di Alibaba. Il secondo è che è una copia molto fedele di Zoom. L’interfaccia e le funzionalità sono molto simili, sino a sospettare una collaborazione. Infine, non è stato un movimento organico dei dipendenti a portare alla sua diffusione, bensì è stata richiesta dai vertici delle società. È quasi come se il paese avesse deciso di far crescere questa app.
Ma facciamo un passo indietro, come è iniziata la “moda” di BizConf? Secondo dati forniti da Alibaba, il 3 di febbraio circa 200 milioni di persone hanno iniziato a lavorare da casa in tutta la Cina. Questi sono numeri che non si erano mai visti prima. In quel periodo tutti sono passati in massa all’uso di Wechat e delle sue funzioni video. Tuttavia, alcuni cinesi cosa hanno fatto? “Improvvisamente i dipendenti delle società di stato cinesi ogni volta che era necessario un incontro, una call, una discussione invece di dirti “ok” ti mandavano un call ID di BizConf”, sottolinea dice Luca Ferrara, Coo di Alleans Renewables società che assiste aziende di stato cinesi nei loro investimenti all’estero nel settore energie rinnovabili.
“Oggi quando dico a un mio cliente se ci possiamo sentire alle 4, mi manda semplicemente un call ID, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Questo rappresenta un cambio generazionale, poiché sino ad ora si usavano quasi esclusivamente le chat” aggiunge Ferrara. Come spesso accade in Cina, in poche settimane è nata una moda ed è cambiata un’abitudine consolidata. Infatti, nello studiare il “fenomeno” BizConf, sembra che i cinesi abbiano saltato due generazioni tecnologiche passando direttamente all’utilizzo di una piattaforma internet di video conferencing senza essere mai stati grandi utilizzatori ne di call di gruppo ne di piattaforme di conference call tipo studi professionali.
BizConf ha avuto un timing perfetto con migliaia di utenti conquistati in pochissimo tempo. Infatti, chi lavorava con aziende di stato cinesi in giro per il mondo si è ritrovato in poco tempo a doverla scaricare per non essere tagliato fuori dalle riunioni. L’app infatti, non è stata sviluppata solo in cinese, bensì anche in inglese, facendo capire le sue mire di espansione internazionale.
Jamie Metlz, membro del comitato di advisory internazionale dell’Oms e autore di diversi libri nel settore tecnologia e salute, ha dichiarato alla Cnn:“Siamo difronte ad un nuovo trend mondiale: quello della “virtualizzazione delle nostre vite”; un trend probabilmente in aumento nei prossimi mesi”. Questa improvvisa rivoluzione della virtualizzazione ci costringerà a ridefinire le basi della nostra connettività con gli altri inclusa quella che usiamo per lavorare con la Cina. Ancora una volta la Cina ha deciso di creare la propria app “nazionale” e BizConf, si è ritrovata nel bel mezzo di questa rivoluzione.
Occhi puntati sul futuro di questa nuova app. Magari passerà con il ritorno a lavorare nei propri uffici, ma con una pandemia in rapida diffusione, non è escluso che possa trasformarsi in una nuova super app di coworking per milioni di utenti nel mondo alla stregua di WeChat Work e Ding Ding di Alibaba.
di Marco Gervasi*
**Marco Gervasi è avvocato, consulente strategico e assiste aziende e società di e-commerce nelle loro strategie d’investimento in Cina. È inoltre blogger, speaker motivazionale e opinionista per diversi quotidiani e riviste tecnologiche in Europa e Asia
[Pubblicato su Corcom]