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Sinosfere – Spazio virtuale e nazione. Spunti preliminari del Metaverso cinese

In Cina, Innovazione e Business by Redazione

Il presente contributo propone una visione generale dell’approccio del PCC alle tematiche relative agli spazi virtuali. L’articolo è suddiviso in due sezioni: la prima parte si concentra sul dibattito accademico cinese nell’ambito dell’Internet governance, soffermandosi in particolare sui concetti chiave e strategie messe in atto, a partire dall’ascesa al potere di Xi Jinping; la seconda parte propone una serie di riflessioni in merito al processo di “sinizzazione” del Metaverso, mettendo in luce forme di continuità e rottura con il recente passato.

Lo spazio virtuale non è posto al di fuori della legge

Il 16 dicembre del 2015, durante il discorso inaugurale della seconda World Internet Conference, evento ideato dall’Amministrazione Cinese del Cyberspazio (ACC) (中华人民共和国国家互联网信息办公室) al fine di promuovere la governance digitale cinese anche fuori dai confini nazionali, e che da allora si tiene annualmente nella città di Wuzhen, il Presidente Xi Jinping sottolineava come “sebbene il cyberspazio sia virtuale, tuttavia i soggetti che lo utilizzano sono reali. Tutti dovrebbero rispettare la legge e chiarire diritti e doveri degli agenti convolti” (网络空间是虚拟的,但运用网络空间的主体是现实的,大家都应该遵守法律,明确各方权利义务).1)

Fin dai primi anni della propria leadership, Xi ha promosso una serie di iniziative nella gestione di Internet rivolte da una parte a centralizzare e rafforzare la gestione degli spazi virtuali, dall’altra a promuovere la visione cinese anche in contesti globali. Per quanto concerne la centralizzazione, avviata già prima dell’ascesa al potere dello stesso Xi, uno dei passaggi più emblematici non può che essere la creazione della già citata Amministrazione Cinese del Cyberspazio (ACC) nel 2011.

Tra gli obiettivi primari di questo nuovo organo vi era la necessità di risolvere la confusione normativa causata da una serie di sovrapposizioni, scontri e diversità di agende sulla regolamentazione di Internet che, fino a quel momento, aveva coinvolto principalmente ministeri e organi governativi che partecipavano alla gestione di Internet, tra cui il Ministero dell’Industria e dell’Informazione Tecnologica, l’Amministrazione Statale di Radio, Film e Televisione e il Ministero della Cultura. La centralità dell’ACC è dimostrata dagli stretti legami con il Dipartimento Centrale di Propaganda e l’Ufficio Informazione del Consiglio di Stato.

Per quanto riguarda la promozione del modello cinese a livello internazionale, grande attenzione è stata attribuita alla individuazione di strategie comunicative e normative finalizzate a rafforzare la stretta relazione tra spazio virtuale e spazio reale. Secondo la narrazione ufficiale del PCC infatti la gestione dello spazio virtuale va associata alla dimensione terrestre così come alla dimensione marittima, aerea e spaziale. In altri termini essa è soggetta a regole e leggi normate direttamente dal PCC.2) Tra gli argomenti più dibattuti, soprattutto in ambito accademico e mediale cinese, vi è sicuramente il concetto di “sovranità nazionale” (网络主权), tema che si è imposto in seguito al succedersi di eventi storici cruciali. Basti pensare alla decisione di Google, nel 2010, di reindirizzare i propri server a Hong Kong al fine di garantire i principi di quella che sarebbe stata definita “Internet freedom” dall’allora Segretario di Stato USA Hillary Clinton o alle rivelazioni di Edward Snowden sulla National Security Agency nel 2013. Sebbene il concetto in questione manchi ancora di una definizione ufficiale e condivisa,3) è comunque importante fare riferimento a quanto già osservato nel 2019 da Zhang Yunzhao della Nanjing Normal University, secondo cui il tema di “sovranità digitale” era già stato discusso nel 2012, nel corso del Diciottesimo Congresso Nazionale del PCC.4)

Secondo lo studioso cinese, la strategia di lungo periodo per il progresso del cyberspazio dovrebbe svilupparsi su quattro livelli, tutti volti a confermare la stretta relazione tra spazio virtuale e spazio reale.

Innanzitutto, vi è la necessità di costruire una Rete basata sul principio di sicurezza mediante la collaborazione tra governo, aziende private, organizzazioni della cosiddetta società civile cinese e cittadini. D’altro canto, nel febbraio del 2014, durante il primo incontro del Gruppo Centrale per la Cybersicurezza e Informatizzazione, lo stesso Xi aveva ribadito il concetto secondo cui “senza cybersicurezza, verrebbe meno la sicurezza nazionale per cui l’economia e la società sarebbero instabili e sarebbe difficile difendere gli interessi delle grandi masse popolari” (没有网络安全就没有国家安全,就没有经济社会稳定运行,广大人民群众利益也难以得到保障).

In secondo luogo, vi è la necessità di migliorare la capacità gestionale della Rete in modo omnicomprensivo (网络综合治理能力) integrando processi economici, legali e tecnologici attraverso la supervisione e la direzione del Partito, la supervisione sociale e l’autodisciplina degli utenti.

Il terzo livello si concentra sugli aspetti tecnologici, auspicando in primis una crescita nel settore dell’innovazione e dell’indipendenza tecnologica.

Il quarto e ultimo livello ribadisce il concetto di “sovranità digitale”. Ancora una volta è opportuno fare riferimento alle parole di Xi, secondo cui “il gioco della cybersicurezza non si limita agli aspetti tecnologici, ma è anche un gioco di visioni e di potere discorsivo” (大国网络安全博弈,不单是技术博弈,还是理念博弈、话语权博弈). Quest’ultimo passaggio suggerisce un’ulteriore riflessione secondo cui tutti i Paesi dovrebbero avere gli stessi poteri e ed essere ugualmente partecipi nella cyber-governance globale.

 Differenze di fondo 

È proprio nel quadro delle ultime riflessioni di Xi e della loro portata internazionale che si contestualizza un articolo pubblicato nel dicembre del 2021 sulla rivista The Journal of International Studies (国际政治研究) da Geng Shao, professore della Scuola del PCC presso la Municipalità di Shanghai.5) Lo studioso parte da una riflessione già elaborata nel corso degli ultimi tre decenni da molti studiosi cinesi secondo cui i Paesi occidentali, guidati dagli Stati Uniti, hanno da sempre enfatizzato una visione di Internet basata sulla “cyber-libertà” (网络自由) e sulla “cyber-democrazia” (网络民主). A supporto di questa interpretazione, è emblematico il riferimento alla celebre “Dichiarazione di indipendenza del cyberspazio” del 1996, in cui John Barlow, rivolgendosi a ogni tipo di governo o Paese, Stati Uniti inclusi, sottolineava che il “cyberspazio non si trova all’interno dei vostri confini”.

Al contrario, la Cina sostiene una visione in cui lo stato-nazione ricopre un ruolo centrale nella gestione del cyberspazio. Nello specifico, nell’opinione di Geng Shao, la divergenza tra visione cinese e statunitense si basa sul fatto che in Cina la regolamentazione dei dati va ricondotta alla sicurezza nazionale ed è legata alla stabilità generale dell’intera società. Gli Stati Uniti hanno invece sempre enfatizzato che Internet non dovrebbe essere soggetta ad alcuna giurisdizione o restrizione e che i dati dovrebbero circolare senza limiti imposti da confini nazionali.

La visione cinese in merito alla dimensione nazionale di Internet e al suo corrispettivo spaziale gode di un certo supporto a livello internazionale, tanto che già nel 2011 e nel 2015, nel corso di due assemblee generali delle Nazioni Unite, Cina, Russia e altri Paesi Membri della Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai hanno manifestato la necessità di regolamentare il cyberspazio in maniera più chiara, invocando un maggiore coinvolgimento delle organizzazioni internazionali già esistenti al fine di dare maggior peso al ruolo dei governi nazionali. Tra queste spicca il nome dell’International Telecommunication Union (ITU), agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa di definire gli standard nelle comunicazioni  che nel corso dell’ultimo decennio ha conosciuto una crescente presenza di esponenti cinesi in grado di ricoprire posizioni chiave nella stessa organizzazione. Tra le personalità più rappresentative v’è quella del Segretariato Generale, Zhao Houlin, in carica per due mandati, dal  gennaio 2015 al dicembre 2022.

La crescita di delegazioni e gruppi di lavoro cinesi e l’oggettiva maggiore presenza (e influenza) all’interno di organizzazioni internazionali chiamate a sviluppare la governance di Internet globale non si limita all’ITU, ma riguarda anche altri organismi come l’International Organization for Standardization, la più grande organizzazione internazionale designata alla definizione di standard globali, di cui Zhang Xiaogang è stato presidente tra il 2015 e il 2018, e l’International Electronical Commission (IEC), organizzazione internazionale impegnata nella definizione di standard in materia di elettricità e tencologie correlate,  di cui Shu Yinbiao è stato presidente nel biennio 2020-22.

Spazio online e discorso

Questo percorso teso ad una maggiore presenza all’interno di diverse organizzazioni internazionali portato avanti dalla RPC va inserito in un contesto più ampio, come già analizzato nel numero Dodici di questa rivista dedicato alla “narrazione della Cina”. In effetti, da anni il governo cinese sostiene una politica rivolta non solo a rafforzare la propria credibilità a livello interno, ma anche a consolidare la propria reputazione a livello internazionale nel settore delle telecomunicaizoni e della sua governance. In questo contesto si inserisce ovviamente anche la governance di Internet. In un articolo pubblicato nel luglio del 2022 per la rivista Management Science (管理学), il Prof. Xu Kaiyi dell’Università Normale di Nanchino fa delle riflessioni che dimostrano l’importanza del ruolo del potere discorsivo internazionale in relazione alle visioni del governo cinese sulla gestione del cyberspazio.6)  La prima riflessione dello studioso riguarda ancora una volta il potere degli stati sovrani che, a detta dell’autore, rischia di essere minato dal successo di aziende private. L’auspicio dello studioso è che la Cina non si limiti a proteggere i propri interessi nazionali, ma si impegni anche a contrastare la visione statunitense che associa il cyberspazio alla teoria dei “beni collettivi globali” (全球公域, global commons), secondo cui beni naturali come l’atmosfera, gli oceani e lo spazio devono essere considerati come risorse globali e sovrannazionali. La seconda riflessione si basa invece su un ragionamento materiale e si concentra sul ruolo del flusso di capitali all’interno di un determinato spazio, sia reale che virtuale, e alla loro capacità di influenzare il discorso online e quindi la stabilità di un Paese.

 Nazionalizzare i nuovi spazi virtuali. Alcune riflessioni preliminari sul Metaverso

 Il dibattito scientifico e giornalistico relativo alla “nazionalizzazione” di Internet in Cina è molto ampio. Alcune posizioni mettono in luce l’imponente attività di controllo svolta da enti governativi e privati nella gestione dei contenuti online e nell’organizzazione aziendale degli stessi operatori della Rete, come efficacemente rappresentato dall’immagine apparsa sulla copertina dell’Economist nell’aprile del 2013 che paragonava Internet in Cina a un “gigante in gabbia” sostenendo la tesi secondo cui Internet in Cina fosse completamente disconnesso dalle dimamiche globali. Studi più recenti hanno invece enfatizzato la dimensione globale del modello cinese, mettendo a fuoco gli ingenti investimenti stranieri nelle più grandi aziende internet cinesi provando a confutare così l’idea di isolamento per lo meno sul piano economico.7)

Maggiormente condivisa è invece la visione secondo cui nell’ultimo trentennio la Cina è stata in grado di sviluppare una vera e propria industria nazionale capace di occupare nuovi mercati anche fuori dai confini nazionali. I casi più emblematici in tal senso sono il successo dell’applicazione Tik Tok ideata da Bytedance e gli enormi investimenti di compagnie di telecomunicazioni come Huawei e ZTE nel Nord America e nei Paesi africani.8)

Ed è proprio la stessa industria Internet cinese a proporre una nuova narrazione, più autoctona, in merito ai nuovi fenomeni legati alla cultura digitale. Uno dei casi di maggiore rilevanza in tal senso è quello del Metaverso, argomento controverso e dibattuto (non solo in Cina), tanto che un articolo pubblicato su Forbes nel maggio del 2021 raccoglieva 20 diverse definizioni di esperti per illustrare il fenomeno. Un anno dopo, un altro articolo pubblicato su Wired proponeva provocatoriamente di sostituire la parola “Metaverso” con “cyberspazio” al fine di sottolineare la vaghezza e la complessità del fenomeno. Secondo l’articolo, nel 90% dei casi, il significato dei due termini è molto simile: il Metaverso “non si riferisce in maniera esplicita ad alcuna tecnologia in particolare ma a un radicale (e spesso speculativo) cambiamento su come interagiamo con la tecnologia”. Mantenendo uno stile volutamente vago, l’articolo di Wired aggiunge che il Metaverso può includere forme di realtà virtuale rese possibili da mondi virtuali preesistenti, ma anche espressioni di realtà aumentata in grado di sintetizzare aspetti dei mondi sia virtuali che reali. L’accesso a questi spazi si realizza attraverso l’utilizzo di PC, game console e perfino cellulari. Uno degli esempi più chiari in tal senso è quello del gioco multipiattaforma Fortnite.

A livello globale, il successo del Metaverso può essere riconducibile alla strategia comunicativa di Mark Zuckerberg il quale, nell’ottobre del 2021, annunciava che il gruppo Facebook sarebbe stato ribattezzato “Meta”, al fine di creare una realtà parallela e aumentata rispetto a quella in cui viviamo. Gli investimenti nel corso dell’anno sono stati notevoli, ma non hanno condotto ai risultati sperati, tanto che Meta ha registrato oltre 10 miliardi di perdite in questo nuovo settore.

L’interesse per il Metaverso in Cina non si è fatto attendere, e anzi è stato così immediato che in soli due mesi la traduzione cinese di “Metaverso”, “元宇宙” è diventata une delle parole più popolari di Internet.

La maggioranza degli articoli scientifici in cinese finora pubblicati sull’argomento riconoscono sia il contributo recente di Zuckerberg che la stessa etimologia della parola, proposta per la prima volta nel romanzo di fantascienza Snow Crash del 1992 a firma di Neal Stephenson. Nella traduzione in cinese invece, si è effettuata una scelta lessicale diversa. Anche se si è mantenuta la struttura di parola composta 元 + 宇宙, da un punto di vista semantico la prima parte della parola ha tuttavia un’accezione diversa (元 può avere il significato di “origine”, “inizio”), mentre la traduzione relativa alla seconda parte della parola corrisponde al significato di “universo”. Nello specifico, il carattere 宇 allude allo spazio immenso dell’universo, mentre il secondo carattere 宙 implica il valore infinito e non misurabile del tempo.

L’entusiasmo iniziale nei confronti di questo nuovo fenomeno ha avuto anche un rapido riscontro economico, tanto che già nel febbraio 2022 the China Project presentava la lista delle 10 aziende che hanno effettuato i maggiori investimenti nel Metaverso. Tra esse figurano aziende nate sia nel settore software (Tencent, Baidu, Alibaba, Bytedance) che hardware (Zte e Huawei). Nello stesso articolo si fa notare come circa 1.500 aziende cinesi abbiano già presentato richieste per registrare marchi legati al Metaverso. Eppure, nonostante pareri molto favorevoli da parte di esperti del settore a supporto del nuovo fenomeno, alcuni dei quali anche ripresi sul portale governativo Xuexi.cn, non sono mancate espressioni di scetticismo, legate a due aspetti in particolare.

Il primo è legato a delle limitazioni di natura tecnologica. Il Prof. Chen Dongyao della Jiao Tong Unversity, intervistato per Sixth Tone nel gennaio del 2022, ad esempio, lamenta uno scollamento tra settore scientifico e mercato nello sviluppo del nuovo hardware, accanto all’eccessivo interesse verso il settore ludico. Fa eco a questa sua posizione il “Libro Blu” sullo sviluppo dell’industria mediale in Cina del 2022,9) pubblicato a fine luglio scorso10) dalla Scuola di Giornalismo e Comunicazione dell’Università Tsinghua e dalla Società Storia del Giornalismo cinese, la stessa pubblicazione scientifica pur riconoscendo una nuova opportunità di sviluppo economico e sociale per il Paese, elencava una serie di limiti e perplessità legati all’avvento del Metaverso. Tra questi, ad esempio, la questione del rischio di una grande bolla di mercato nella sua totalità (nonostante tale rischio sia inquadrato come conseguenza naturale di un periodo di incubazione e ancora poco sviluppato di questa nuova tecnologia); una infrastruttura tecnologica ancora non all’altezza; dei modelli di business ancora poco maturi; e infine l’incompiutezza degli sforzi portati avanti dalle grandi piattaforme cinesi per supportare lo sviluppo delle tecnologie di base.

La seconda causa di perplessità enunciata nel “Libro Blu” rispetto allo stato attuale del Metaverso è riconducibile alle implicazioni legali e sociali di questa nuova tecnologia, che sono discusse dalla rivista scientifica sotto la direzione dell’Amministrazione Cinese del Cyberspazio (ACC) (中国网信杂志). Un articolo, in particolare, pone dei quesiti su quali siano “i rischi maggiori dietro l’esplosione del Metaverso” (元宇宙火爆背后,最大的风险是什么?). In maniera non del tutto dissimile da quanto già analizzato in relazione all’Internet governance, la preoccupazione maggiore è legata alla sicurezza dell’industria digitale chiamata a “incanalare la civiltà digitale” (护航数字文明) Il Prof. dell’Università Tsinghua Shen Yang, autore del “Rapporto di Ricerca sullo Sviluppo del Metaverso 2020-2021”, elenca una serie di preoccupazioni sui rischi legati alla manipolazione da parte del capitale (资本操纵), alle bolle dell’opinione pubblica, ai vincoli etici e alla creazione di eventuali monopoli, così come a forme di dipendenza e alla privacy. Lo stesso docente rimarca inoltre come il futuro del Metaverso non debba essere circoscritto all’innovazione tecnologica, ma necessita anche di un’innovazione istituzionale.

Fuori dai circuiti prettamente accademici, l’interesse economico e il valore di mercato del Metaverso hanno portato alla creazione di comitati, enti e associazioni economiche ad hoc sia statali che privati, come il Comitato Industriale del Metaverso (元宇宙产业委员会), sostenuto dalla Federazione della China Mobile (中国移动通信联合会). Il ruolo di questo ente è interessante per la serie di attività di lobbying tra impresa, laboratori universitari ed enti governativi così come per le pubblicazioni di studi, rapporti e testi informativi sullo stato di sviluppo del Metaverso. Un ulteriore, ma non marginale, spunto di interesse del Comitato è la creazione di una narrazione finalizzata a localizzare la stessa origine del Metaverso in Cina ridimensionando così il ruolo delle aziende statunitensi che di fatto hanno creato grandi aspettative tecnologiche e commerciali in merito al Metaverso.

Un’iniziativa originale in tal senso è la riproposizione di decine di lettere a firma di Qian Xuesen pubblicate tra il 1990 e il 1995 e recentemente riproposte  su una sezione specifica del sito web dello stesso Comitato Industriale del Metaverso. Qian (1911-2009)è stato uno degli scienziati più popolari nella storia della RPC coinvolto, fra l’altro, nel programma di sviluppo per missili balistici, nella progettazione dei primi voli spaziali con equipaggio e nelle prime ricerche sull’Intelligenza artificiale in Cina: un profilo di grande spessore maturato grazie all’esperienza di lavoro presso il MIT negli Stati Uniti, che ha portato fra le altre cose anche alla pubblicazione del famoso testo Engineering Cybernetics nel 1954.

La sezione che ripropone le lettere dello scienziato cinese  è intitolata “La colonna del Prof. Qian” (钱老专栏). Tra i numerosi contributi da parte dello scienziato, è di particolare interesse un testo datato 27 novembre 1990 e inviato al collega Wang Cheng, in cui Qian Xuesen metteva in luce come la realtà virtuale potesse essere meglio definita con l’espressione di “paesaggio artificiale” (人为景境) o “paesaggio spirituale” (灵境), manifestando la propria preferenza per la seconda soluzione alla luce del suo “sapore cinese” (中国味特浓).

In una seconda lettera del 3 luglio 1993, Qian argomentò ulteriormente la sua riflessione, specificando che la tecnologia e la multimedialità del “paesaggio spirituale” hanno la capacità di espandere enormemente la percezione del cervello umano, permettendo agli utenti di entrare in un mondo ancora inesplorato.

Al di là della portata speculativa e visionaria del celebre scienziato cinese, la pubblicazione delle sue riflessioni sul sito web del Comitato Industriale del Metaverso contribuisce a connotare Qian Xuesen come il vero “ideatore dello stesso concetto (di Metaverso)” (概念的首创者), rendendolo oggetto di orgoglio nazionale per il suo spirito visionario. In effetti, come emerge dai suoi scritti, l’espressione “regno spirituale” viene concettualizzata dallo scienziato due anni prima della pubblicazione di Snow Crash.

Nella prima metà degli anni Novanta, la Cina iniziava a sviluppare la propria Rete Internet commerciale grazie anche (e soprattutto) al supporto tecnologico, al know how e a visioni di governance di Paesi stranieri – USA in primis. La relazione tra media, tecnologia e spazio era molto diversa rispetto ad oggi. Se, allora, lo sviluppo di Internet in Cina era stato scandito da una serie di passaggi che riflettevano la necessità di anteporre lo sviluppo tecnologico alla struttura normativa (先发展后规范),11) oggi si tende a enfatizzare l’importanza di impostare fin dai primi momenti un quadro normativo e un’identità nazionale più netta rispetto al passato dando così seguito a così seguito all’idea di “stato potente” (强国) in grado non solo di sviluppare una tecnologia innovativa in maniera autonoma ma anche a regolamentarla. Questa scelta può essere giustificata dalla necessità di definire più rapidamente, rispetto ad altri Paesi, la propria visione in merito agli spazi virtuali presenti e futuri ed eventualmente rivendicarla anche in ambito internazionale.

Di Gianluigi Negro per Sinosfere*

*Sinosfere è una rivista che si occupa di cultura cinese, intesa come l’universo molteplice e mutevole delle rappresentazioni che, viaggiando storicamente nel tempo e nello spazio, hanno variamente influenzato i particolari modi di vedere, di parlare e di sentire che informano la vita delle società cinese odierne. Creata da un gruppo di studi di storia e cultura cinese, Sinosfere vuole essere – come meglio si chiarisce in altro luogo – una piattaforma volta a esplorare e una discussione sulle dinamiche socio-culturali cinesi indagando su una logica peculiare che il governano.