La tesi Pittura Xixia: riflesso di una dinastia multietnica indaga alcuni dipinti attribuiti alla dinastia degli Xia Occidentali (o Xixia), il cui regno durò circa centonovant’anni, dal 1038 al 1227. I reggitori dell’impero in questione appartenevano alla popolazione dei tanguti, gruppo discendente dall’antico ceppo etnico dei Qiang.
Durante i due secoli di dominio, gli Xixia furono continuamente coinvolti in una serie di guerre di difesa e aggressione, volte a difendere i propri confini territoriali che includevano principalmente l’attuale Ningxia, parte della Mongolia Interna occidentale e il Gansu, una zona strategica collocata sulla via della seta, che tutte le potenze limitrofe anelavano a conquistare.
Dal punto di vista della società, ciò che risalta maggiormente è la multietnicità del popolo Xixia, che comprendeva al suo interno, oltre ai tanguti, componenti han, xianbei, tibetane, uigure, khitane e nuzhen; questo dato da solo basterebbe a creare curiosità, ma lo stupore maggiore è suscitato dal fatto che, in seno al regno Xia occidentale, tutte queste componenti umane, aventi un diverso percorso storico-culturale, fossero armoniosamente integrate, tenendo conto delle singole peculiarità. Questo atteggiamento contribuì significamente all’arricchimento folcloristico della dinastia.
Le tracce di questa civiltà, che fu letteralmente “spazzata via” dalla violenza delle orde mongole, furono riportate alla luce soltanto a partire dall’inizio del XX secolo, quando l’esploratore russo Pyotr Kuzmich Kozlov iniziò la prima delle sue spedizioni in Mongolia Interna occidentale, precisamente nei pressi della città di Khara-Khoto (nell’attuale bandiera dell’Ejin).
Khara-Khoto venne fondata dagli Xixia nel 1032, poco prima della nascita ufficiale dell’impero e ricoprì il ruolo di roccaforte economica e religiosa dei tanguti fino al 1226. Nel 1908 Kozlov si imbattè nei resti di una cinta muraria e, addentrandosi oltre quello che si prefigurava essere il perimetro esterno di un’antica città, fece una scoperta sensazionale: all’interno di uno stupa crollato era custodita un’ingente quantità di documenti in lingua Xixia, sūtra buddhisti e pitture, tra cui diversi tanka in ottimo stato, databili perlopiù tra il XI e il XIII secolo.
Per quanto riguarda l’ambiente accademico cinese, la prima iniziativa di ricerca sul soggetto fu avviata solo nel 1964, con una spedizione congiunta dell’Istituto di Ricerca Archeologica di Dunhuang e l’Accademia Cinese delle Scienze nelle grotte del Gansu, al fine di individuare quali pitture parietali del sito fossero riconducibili agli Xixia.
Questo fatto evidenzia come, fino a quel momento, gli storici e gli studiosi d’arte cinese avessero ignorato consapevolmente l’indagine di questo popolo poiché non lo ritenevano ancora rilevante ai fini della ricostruzione della storia nazionale. Al contrario, i reperti portati alla luce dimostrano come, all’alba dell’XI secolo, gli Xixia si imponessero a tutti gli effetti come terza potenza nello scenario politico dell’epoca, accanto a quelle dei Liao e dei Song settentrionali. Per questo motivo, negli anni successivi al 1964, furono portati avanti gli scavi in altri siti chiave dell’antico dominio Xixia, soprattutto nei dintorni di Wuwei e Yinchuan, e furono rinvenuti il mausoleo della dinastia e alcune pagode colme di reperti.
Un fattore che mise in ombra le vicissitudini di questo regno per secoli fu la quasi totale assenza di documenti storiografici fino alla fine dell’epoca Qing (1644-1911). Tra tutte le dinastie straniere che occuparono il suolo cinese, gli Xixia furono gli unici per cui non fu redatta alcuna storia dinastica; essi furono inseriti, al massimo, in qualche sezione interna alle storie dinastiche dei Song settentrionali e meridionali, dei Liao e dei Jin.
Ecco perché gli scritti, i dipinti e le sculture Xixia assunsero un ruolo chiave nella nascita della pionieristica sotto branca della sinologia, ovvero la tangutologia, che si occupa dell’analisi di questo antico impero in tutti i suoi ambiti. "La tangutologia – afferma lo studioso Zhang Jinhai — ha già percorso un secolo, tuttavia il giornale accademico Ricerche sugli Xixia è come un bimbo appena nato, necessita di ogni tipo di cura e protezione. Spero di cuore che ognuno continui ad occuparsi e a sostenere lo sviluppo di Ricerche sugli Xixia, facendo sì che diventi da tenero germoglio un albero torreggiante, producendo abbondanti frutti.” In quest’ottica ho voluto offrire il mio personale contributo all’evoluzione degli studi sull’impero tanguto, occupandomi nello specifico dell’aspetto artistico.
I primi quattro capitoli della tesi sono incentrati sull’analisi di settantaquattro dipinti, accuratamente selezionati e suddivisi nelle quattro tipologie d’appartenenza (pitture parietali, pitture su rotolo, tanka, pitture su legno), mentre nel capitolo quinto si è voluta offrire una panoramica delle caratteristiche stilistiche e tematiche distintive della pittura Xixia, mettendone maggiormente in evidenza le tre fasi di sviluppo. Lo scopo è quello di mettere in luce gli aspetti che identificano la pittura Xixia come tale.
Per questo motivo si è scelto di abbandonare la suddivisione in “pitture in stile tibetano” e “pitture in stile cinese” che contraddistingue la metodologia d’analisi adottata dai tangutologi cinesi. Nell’ambito di questo studio, infatti, tale approccio è stato ritenuto riduttivo, poiché mette in ombra le caratteristiche proprie della pittura Xixia, nonché le influenze stilistiche di altra provenienza, come ad esempio quella centroasiatica.
Il sincretismo religioso e la multietnicità che si riscontrano nella variegata soggettistica pittorica Xixia sono il frutto di un intelligente processo di adattamento che ha permesso alla dinastia di sopravvivere per quasi due secoli ai continui tentativi di conquista, in particolare ad opera dei Song. In seguito alla fondazione del regno, tuttavia, furono mantenute intatte anche numerose tradizioni e credenze del popolo tanguto, come è ravvisabile nella trattazione di alcune tematiche.
Inoltre, furono emanate leggi che permisero al popolo tanguto di distinguersi ed imporsi come guida di una “coalizione” di popoli, ottenendone il rispetto. Le più importanti fra queste misure furono l’introduzione di un nuovo sistema di scrittura nel 1036 e l’editto che imponeva agli uomini tanguti la rasatura del capo, detta tufa 秃发. Come si è notato nelle analisi delle opere, infatti, la presenza di cartigli con caratteri in fanshu 蕃书 e la tipica acconciatura etnica sono due degli elementi che hanno permesso di stabilire con maggiore certezza l’appartenenza dei dipinti al corpus delle pitture Xixia.
Riprendendo l’osservazione a proposito della travagliata storia della dinastia, è possibile comprendere il motivo per cui la figura del bodhisattva, essere illuminato mosso da bontà, compassione e misericordia, incaricato di estinguere la sofferenza dei devoti buddhisti, fosse ricoperta di una grande importanza spirituale presso la popolazione Xixia.
Il grande rilievo dato alle raffigurazioni di Guanyin 观音 (Avalokiteśvara), Wenshu 文殊 (Manjusri), Puxian 普贤 (Samantabhadra) e Dashizhi 大势至 (Mahastamaprapta) rispecchierebbe questo forte e diffuso desiderio di salvezza e conforto terreno. Ciò che colpisce particolarmente è il fenomeno di autonomia rappresentativa legato ai bodhisattva; non era raro, infatti, che essi comparissero come protagonisti assoluti di un’opera, sia ritratti da soli, sia circondati da altre divinità nelle loro dimore celesti sui monti.
Una medesima spiegazione si può fornire all’insistenza sulle rappresentazioni dei Buddha Amituofo 阿弥陀佛 (Amitābha) e Yaoshifuo 药师佛 (Bhaiṣajyaguru) e delle terre pure ad essi correlate. Il culto di queste divinità, la seconda delle quali possedeva qualità taumaturgiche, era di facile professione e vicino alle esigenze del popolo e, per questo motivo, molto affine al pragmatismo del buddhismo Xixia.
Con la penetrazione del buddhismo tantrico tibetano, a partire dal XII secolo, questa tendenza nella predilezione delle divinità raffigurate sostanzialmente non subì cambiamenti. Infatti, nonostante con l’avvio della produzione di tanka i canoni rappresentativi e le tecniche impiegate fossero notevolmente cambiati, si osserva perlopiù un proseguimento sulla stessa linea tematica. Ad esempio sono numerose le versioni esoteriche di Guanyin 观音 (Avalokiteśvara), con undici o cinquantun volti, e di divinità ad essa correlate, come Dumu 度母 (Tara) e Daheitianshen 大黑天神 (Mahākāla), nonché le versioni su tanka di Yaoshifo 药师佛 (Bhaiṣajyaguru).
La manifestazione più tantrica della pittura Xixia è molto probabilmente rappresentata dalle sacre unioni sessuali (Yab-yum), quasi sempre collocate al centro dei tanka o dei mandala. L’oscuro simbolismo che le caratterizza, rintracciabile anche nei macabri ornamenti di bodhisattva, dharmapāla e dākīnī, apporta una nuova sfumatura all’arte Xixia, che nel frattempo aveva raggiunto un livello tecnico molto elevato.
Un’altra caratteristica interessante della pittura Xixia è il processo di umanizzazione e etnicizzazione delle creature sacre, soprattutto quello che interessava, in modo evidente, le raffigurazioni delle divinità delle stelle, delle tongzi feitian 童子飞天 (apsarās bambine) e della divinità taoista protettrice del Nord, Xuanwu 玄武.
La seconda tipologia di interazione tra un argomento religioso e l’ambito secolare operata dagli artisti Xixia era costituita dalla frequente rappresentazione di monaci e devoti all’interno di opere dal contenuto sacro. In particolare si trattava di coloro che avevano commissionato il dipinto o di maestri buddhisti di ordine superiore che ricoprivano una posizione d’onore presso la corte tanguta.
I personaggi umani presentati nelle varie opere riflettono le classi sociali Xixia nella loro quasi totalità, gettando luce sull’abbigliamento e le acconciature che le contraddistinguevano. All’interno delle pitture prese in esame nei primi quattro capitoli, si rintracciano uomini e donne appartenenti alla nobiltà, funzionari governativi e militari, monaci, membri della servitù e perfino artigiani e umili lavoratori.
Qualsiasi sia la classe interessata, tuttavia, ogni figura rappresentata è caratterizzata da una grande attenzione per i dettagli, soprattutto per quanto attiene la fisicità e i lineamenti, importanti indicatori dell’identità etnica. Da queste osservazioni è possibile stabilire che la pittura è lo specchio della multietnicità e delle complesse dinamiche di integrazione che distinguevano la popolazione Xixia. Nel capitolo quarto, si è preferito concentrare l’attenzione su opere strettamente legate all’ambito secolare proprio per dare maggior rilievo alla loro portata storico-culturale.
Parlando di influenze religiose e artistiche, in particolare quella cinese e tibetana, bisogna quindi tenere conto del fattore appena messo in evidenza, nonché della collocazione territoriale del dominio tanguto. Va rimarcato, infatti, che le spinte al sincretismo buddhista e alla conseguente adozione di tecniche ed elementi artistici di diversa provenienza furono sia interne, sia esterne.
L’armoniosa fusione di stili diversi, la raffigurazione di una vasta gamma di tematiche, sviluppate secondo la sensibilità e le credenze originarie del popolo tanguto, ed elevate capacità tecniche nell’uso della linea e nell’applicazione del colore, hanno portato alla formazione di una maniera artistica del tutto originale, il cui gusto fu ripreso durante l’epoca Yuan.
All’interno della ricerca assumono un’importanza notevole i due primati artistici attribuiti agli Xixia., ossia le raffigurazioni di Xuanzang 玄奘 e Sun Wukong 孙悟空, nonché di Xuanwu 玄武, che non hanno precedenti nella storia della pittura cinese. A mio avviso, ciò che sorprende maggiormente è il fatto che la prima raffigurazione di Xuanzang sia riconducibile ad una dinastia non-han, nonostante l’enorme importanza religiosa e culturale che questa figura storica rivestiva fin dall’epoca Tang.
Anche l’assegnazione di attributi scimmieschi alla figura di Sun Wukong 孙悟空 è un elemento da non sottovalutare, se si pensa che anticipa di circa due secoli il celebre romanzo di epoca Ming, Viaggio in Occidente. In conclusione, le ottime qualità tecniche ravvisabili nei dipinti Xixia e il modo innovativo e naturale con cui vengono realizzate le diverse tematiche, nonché tutti gli altri punti di forza fin qui messi in evidenza, rendono la pittura Xixia, soprattutto al suo apice, un fenomeno artistico unico e ben individuabile.
*Laura Carniello si è iscritta nel 2007 al corso triennale di lingua e cultura cinese a Ca’Foscari, dopo aver frequentato un liceo linguistico a Udine. A giugno 2013 ha completato gli studi, presso lo stesso ateneo, conseguendo il titolo di laurea magistrale in cinese (indirizzo classico) con una votazione di 110 e lode.
**Questa tesi è stata discussa presso l’Unvesità Ca’ Foscari. Relatrice: prof. sa Sabrina Rastelli; correlatrice: prof. sa Silvia Vesco.
[La foto di copertina è di Federica Festagallo]