SINOLOGIE – Wei Wei, la quotidianeità che addolora

In by Simone

La tesi Anime dolenti dietro il velo della quotidianità. Traduzione di Sorelle e La storia di Li Sheng di Wei Wei affronta la traduzione dei due racconti pubblicati per la prima volta rispettivamente su Zhongguo zuojia nel 2006 e su Renmin wenxue nel 2007. Si sofferma inoltre sulle coordinate biografiche essenziali e le caratteristiche letterarie tematiche e formali distintive dell’autrice.
Emblema di un doloroso destino femminile comune, il racconto Sorelle (“Zimei” 姊妹), ambientato fra gli anni sessanta e gli anni ottanta del secolo scorso in una piccola cittadina cinese, è la storia di due donne, l’una moglie e l’altra amante dello stesso uomo, le cui vite si intrecciano nell’odio che serbano nei confronti dell’altra per metà della propria esistenza e che diviene ben presto la loro unica ragione di vita: nella disperazione di questa lotta, in cui il destino le unisce in modo inseparabile, le due donne, dopo aver preso atto dell’inaffidabilità degli uomini, sia al di fuori del matrimonio che entro i suoi vincoli, e, di conseguenza, della naturale debolezza della condizione femminile, acquisiranno consapevolezza di sé e troveranno il senso delle proprie esistenze, continuando a vivere contando solo sulle proprie forze e finendo per essere ancora più vicendevolmente legate da una conoscenza e da una compassione profondissime.

Legato all’impatto dei cambiamenti apportati dalle riforme denghiste sugli individui e sui rapporti interpersonali, il racconto La storia di Li Sheng (“Li Sheng ji” 李生记), ambientato fra gli anni ottanta e novanta a Canton e in una piccola cittadina dello Hunan, presenta alcuni episodi della vita del protagonista, Li Sheng, che, trasferitosi nel Guangdong per lavoro da più di dieci anni, si sente ormai estraneo alla vita nel villaggio natio, ma è al tempo stesso ancora lontano dall’identificazione con la città. La sua esistenza modesta, tranquilla, monotona, in un tempo e in uno spazio che subiscono invece rapide e continue trasformazioni, è scossa da un accadimento di entità trascurabile, che, tuttavia, lacera il velo della sua quotidianità, svegliandolo dall’apatia che lo pervade e mostrandogli la meschinità della realtà che lui vive, e che lo conduce, senza che lui se ne accorga, a una situazione estrema e a un tragico epilogo.

Wei Wei nasce nel 1970 in un piccolo capoluogo di distretto nella campagna della provincia del Jiangsu; di questo luogo, in cui, fra gli affetti familiari, trascorre la propria infanzia e adolescenza, conserva un ricordo affettuoso e una impronta indelebile sia per il proprio percorso di vita che per quello di creazione letteraria. Dopo la laurea nel 1994 presso la facoltà di Lingua e letteratura cinese dell’Università di Nanchino, Wei Wei inizia a scrivere; la prima pubblicazione, risalente al 1997, è quella di “Yi ge nianling de xingyishi” (一个年龄的性意识  La consapevolezza sessuale di un’età) sulla rivista Xiaoshuo jie nella rubrica Qishi niandai yihou, dedicata agli autori cinesi nati dopo il 1970 e alle loro opere.

Questo racconto dà all’autrice non solo una certa notorietà in patria, ma anche una piena fiducia nell’intraprendere un percorso di tipo letterario, che da questo momento in avanti la vede affermarsi a livello nazionale con la pubblicazione di numerosi racconti, alcuni romanzi e vari saggi e con il conseguimento di prestigiosi premi letterari, fra cui il premio Lu Xun al miglior racconto breve del biennio 2001-2003 per “Dalao Zheng de nüren” (大老郑的女人 La donna di Dalao Zheng), pubblicato su Renmin wenxue nel 2003.

Questa prima fase creativa si caratterizza già per una scrittura concisa e disadorna, delicata e vivida, rivolta allo sviluppo della tensione fra adolescenza e maturazione, fra passato e presente, fra villaggio e città, fra ritorno e fuga, fra immaginazione e realtà: a legare insieme tutte queste contraddizioni è la vita quotidiana, da subito strumento attraverso cui indagare tanto la bellezza quanto la desolazione dell’esistenza umana.

Nel 2005 Wei Wei si trasferisce a Canton, dove entra a far parte dell’Associazione degli scrittori della provincia del Guangdong e lavora nella redazione della rivista Zuopin. I racconti pubblicati nei due anni successivi, fra cui i due proposti in traduzione, appaiono come il risultato del tentativo dell’autrice di introdurre nella propria scrittura soggetti nuovi, pur recando i tratti ormai inconfondibili dei toni e dei motivi a lei più cari.

Nello stesso 2007 Wei Wei decide di accantonare la carriera di scrittrice per vivere una vita comune come una persona comune, sentendosi svuotata e incapace di generare nuove idee. Questo momentaneo smarrimento esistenziale e artistico finisce per spingere Wei Wei a cercare di vedere le cose con maggiore chiarezza e si traduce in un ampliamento degli orizzonti culturali dell’autrice, risultante in una fase creativa che, da un lato, trova espressione in una produzione saggistica molto più ricca che in passato, e che, dall’altro, si caratterizza per la prosecuzione di una già nota predilezione per il racconto, seppur finora limitata a pochi esempi, comunque apprezzati dal pubblico e dalla critica.

All’interno del vasto panorama della letteratura cinese contemporanea, Wei Wei viene posta fra i cosiddetti “autori cinesi nati dopo gli anni settanta”, i quali, seppur uniti dal dato biografico comune, sono di fatto caratterizzati da modalità di scrittura spesso molto differenti e costituiscono dunque un gruppo piuttosto variegato ed eterogeneo. Da tale gruppo, Wei Wei affiora per l’appartenenza a un modello riconosciuto da alcuni critici come del tutto proprio, personale, che la distingue da molte autrici della sua stessa generazione e non solo, attraverso una narrativa che, procedendo in maniera calma e moderata, ricerca l’autenticità e mostra l’assurdità delle vite ordinarie nell’era del materialismo, la perplessità delle persone comuni che, di fronte alla difficoltà di realizzare le proprie aspirazioni, si trasforma sovente in disperazione.

La narrativa di Wei Wei nasce dalla memoria delle esperienze personali dell’autrice e trova come sue fonti primarie i tempi e gli spazi da lei vissuti e più teneramente amati, ossia gli anni dell’infanzia e della giovinezza trascorsi fra gli anni settanta e ottanta nel villaggio natio; carattere tipico della sua scrittura diventa dunque un costante rivolgersi al passato, che, da naturale inclinazione dell’autrice, si afferma anche come suo modus operandi a livello letterario.

Il conseguente incontro-scontro fra il presente e il passato è indicativo di una precisa considerazione del presente, che non possiede le caratteristiche attribuite al passato, ritenuto, nella sua trasposizione spaziale nel villaggio e nella campagna, come la sede di valori positivi, di affetti familiari, di un tempo immobile, ciclico e, per questo, rassicurante; tale tensione, così come quelle che ne derivano, non trovano però soluzione nel ritorno, perché quello tentato dai personaggi è un ritorno a un luogo e a un tempo divenuti a loro estranei, e a cui loro sono estranei.

In Sorelle questa tendenza a guardare indietro è espressa dalla narrazione in prima persona attraverso cui il racconto è filtrato. Secondo una costante della produzione di Wei Wei, il narratore, qui legato al protagonista maschile da una parentela di sangue dichiarata nell’incipit, è adulto al tempo del racconto ed è stato bambino e adolescente al tempo della storia; tuttavia, come se la distanza che separa i due momenti venisse meno, la narrazione che ne risulta sembra fondere le due personalità, con un adulto che racconta con l’ingenuità e la semplicità di un bambino e un bambino che matura riflessioni da adulto.

Questo wo (我 io) narrante, che, pur interno, sembra possedere un punto di vista onnisciente sui fatti narrati, si pone spesso in relazione al clan, riportando parole, azioni e pensieri riconducibili tanto a sé quanto al resto della famiglia, con il passaggio, in tali casi, a women (我们 noi), talvolta da solo, sovente accompagnato da zu (族 clan) o jia (家 famiglia).

 Ne La storia di Li Sheng è il passato come tempo della storia ad assumere un ruolo fondamentale. Pur senza alcun riferimento temporale diretto, un lettore avente qualche nozione della storia cinese degli ultimi trenta anni non faticherà a collocare le vicende raccontate fra gli anni ottanta e gli anni novanta del secolo scorso, nel bel mezzo di quel periodo di enormi cambiamenti economici e sociali per la Cina, di grande impatto soprattutto per gli abitanti delle città, ai quali il testo fa numerosi rimandi più o meno espliciti.

Di questo tempo moderno mostra gli effetti Li Sheng, che guarda spesso indietro al proprio passato, che non si identifica né con il villaggio che ha lasciato né con la città in cui ora vive, che, con la sua risoluzione finale, diventa emblema dello smarrimento, della fragilità, dell’insicurezza, risultanti dalla pressione delle trasformazioni epocali sulla vita degli individui.

Il concetto su cui si fonda la narrativa di Wei Wei è la vita quotidiana. Intesa come l’unica entità eterna e immutabile che, a dispetto di tutte le cose del mondo, resta fuori dal tempo ed è esclusa dalla loro naturale degenerazione, la vita quotidiana diventa lo strumento privilegiato attraverso il quale l’autrice espleta il tentativo di fare della propria narrativa uno specchio della realtà nel suo aspetto più originario e più vero.

E nel suo voler riflettere la realtà, Wei Wei non potrà che trovare la materia prima della propria letteratura in piccoli avvenimenti quotidiani, in dettagli della routine domestica e familiare, in aspetti comuni dell’esistenza, in vite ordinarie che scorrono lente e tranquille, nella loro consuetudine e banalità, al tempo stesso fonte di nostalgia e di afflizione, belle e brutte, colme di dubbi e di amorevoli riguardi, in un miscuglio di calore e sofferenza.

Raramente queste vite sono sconvolte da piccoli cambiamenti che le trasformano; più sovente si incontrano altri tipi di cambiamenti, scatenati da inezie capaci di risvegliare i protagonisti dal torpore delle loro quotidianità e di condurli a una diversa percezione della propria situazione reale, permettendo loro di guardare il mondo con occhi nuovi e di non rassegnarsi alla disperazione.

Quella raccontata da Wei Wei è la vita difficile ma accogliente, modesta ma dignitosa delle persone comuni, di personaggi umili, appartenenti agli strati bassi della società, che diventano i protagonisti di storie dalle trame piuttosto lineari, senza grossi scossoni o conflitti visibili, nelle quali appare invece imporsi il loro complesso e delicato mondo interiore nascosto dietro la stessa quotidianità. 

Infatti, proprio mentre tiene in gran pregio questa vita quotidiana tranquilla e senza sorprese, con i suoi problemi e le sue faccende di tutti i giorni, Wei Wei non trascura, anzi, pone in rilievo i turbamenti che si celano sotto la sua superficie, dando voce alle urla e ai giubili nascosti nell’animo umano, sepolti dagli anni e dalle esperienze, attraverso uno sguardo calmo ma penetrante, saturo di tolleranza e compassione. A questi modesti protagonisti, in special modo nei momenti di maggiore difficoltà, sono attribuiti valori e qualità estremamente positivi.

Banali scene di vita viste e riviste assumono una estrema profondità attraverso uno stile semplice, disadorno, conciso, combinato a una espressione delle emozioni soffice e vivida allo stesso tempo; l’autrice riesce a caricare personaggi, avvenimenti, pensieri, di sentimenti densi e vasti, ad avvolgere anche le tragedie dell’esistenza in una atmosfera poetica lieve e nostalgica, per mezzo di una lingua all’apparenza fredda e piatta, che cela però un calore remoto, tradizionale, familiare. Con tratti delicati ma intensi, la narrazione di Wei Wei, pur mantenendo sempre un profilo basso e procedendo in maniera calma e controllata, si infiltra gradualmente e penetra dentro l’animo umano.

Il commento traduttologico si apre con una sintesi delle caratteristiche essenziali dei prototesti e degli elementi contenutistici e formali ai quali è stata prestata maggiore attenzione in fase di traduzione: il rapporto fra le due protagoniste in Sorelle e il confronto con la realtà da parte del protagonista de La storia di Li Sheng, che, attraverso lo stile raffinato e pacato di Wei Wei, si stagliano vividi sullo sfondo della quotidianità.

Si introduce quindi il concetto di lettore modello e si delinea quello prefigurato per i due metatesti, che, non essendo obbligatoriamente esperto di cultura cinese e non coincidendo con il lettore modello dei prototesti, ha reso necessarie determinate misure, fra cui le note a piè di pagina, che colmassero le sue lacune culturali e gli permettessero di fruire dei testi possedendo nozioni e conoscenze adeguate.

Si procede poi alla descrizione, con le dovute specificazioni, dell’approccio scelto per la traduzione fra i due fondamentalmente possibili: i principi che hanno guidato il lavoro di traduzione sono stati la fedeltà e l’adesione al testo di partenza da un punto di vista sia linguistico sia culturale, non la scorrevolezza del testo di arrivo attraverso l’eliminazione degli elementi estranei e la sua facilità di ricezione. Tuttavia, questa strategia è stata attuata in maniera ragionata e non radicale ed è stata quindi adattata alla necessità di dare vita a metatesti che non risultassero, in nome dell’aderenza ai prototesti, privi di valore estetico nella lingua di arrivo.

Infine, si conclude con una vasta esposizione, tramite brevi introduzioni all’argomento e numerosi riferimenti ai testi, dei principali fattori di specificità linguistica dei prototesti e dei corrispondenti procedimenti e cambiamenti traduttivi operati nella resa italiana in accordo con la strategia generale scelta: esordendo con il trattamento delle onomatopee a livello fonologico, si muove in secondo luogo all’ambito lessicale, concedendo lo spazio maggiore, nel nutrito gruppo di elementi interessati, alle modalità con cui sono stati affrontati i termini di parentela e gli appellativi, i realia e i fenomeni culturali, i chengyu e i colloquialismi; a livello sintattico, l’attenzione è rivolta alle scelte di conservazione o modifica della struttura sintattica, della punteggiatura, del discorso diretto e indiretto, dei verba dicendi e dei tempi verbali; si conclude in ambito testuale con il trattamento delle citazioni e delle ripetizioni.

*Sara Nasini s.nasini16[@]gmail.com nasce a Fermo (FM) nel 1988. Studia cinese, russo e inglese presso la facoltà di Lingue e culture straniere occidentali e orientali dell’Università di Macerata, conseguendo a pieni voti la laurea triennale nel 2012 con una tesi di traduzione letteraria dal cinese. Nel 2014 consegue a pieni voti la laurea magistrale in Lingue e civiltà dell’Asia e dell’Africa mediterranea (cinese) presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia.
La sua traduzione de La storia di Li Sheng è su Caratteri Cinesi.

**Questa tesi è stata discussa presso l’Università Ca’ Foscari. Relatrice: prof.sa Nicoletta Pesaro; correlatore: prof. Paolo Magagni

[La foto di copertina è di Federica Festagallo]