I nativi della Parigi d’Oriente, quella Shanghai degli anni Trenta che tanti ha affascinato, sono i personaggi principali delle opere di Mu Shiying (1912 – 1940). La tesi I pierrot di Mu Shiying: oppressione e disperazione nella metropoli moderna ricostruisce la figura di questo scrittore di rottura attraverso l’analisi dei suoi personaggi e la vivida descrizione della Shanghai di quegli anni.
Negli anni Trenta del Novecento la città di Shanghai coglieva i frutti, appetitosi all’esterno quanto marci all’interno, di uno straordinario progresso di occidentalizzazione che abbracciava gli ambiti più vari, e che aveva avuto inizio nella seconda metà del secolo precedente a seguito della prepotente penetrazione europea. Questo processo, incredibilmente rapido e radicale, aveva portato la metropoli in rotta con sé stessa, costellata com’era di palazzi in stile newyorkese e di sordidi locali notturni invasi dal fumo di sigaretta. Nella terza decade del Novecento Shanghai era una creatura vitale come poche altre al mondo, e le contaminazioni straniere arricchivano e maltrattavano al tempo stesso le sue tradizioni secolari; la stessa cosa avveniva agli individui che abitavano quella creatura, cinesi che si sentivano all’estero pur essendo a casa propria. Donne e uomini nativi di Shanghai spesso vagavano tra le sale da ballo, percepivano con amarezza lo spostamento a occidente della città, e ne soffrivano in maniera più o meno consapevole.
Tutte queste figure, così rappresentative degli anni del progresso shanghaiese, sono state i soggetti privilegiati della narrativa di Mu Shiying 穆时英 (1912 – 1940). I personaggi in questione vennero definiti dallo stesso Mu, all’interno della prefazione di una sua raccolta di racconti del 1933, dei pierrot. Ciò che l’autore vuole farci capire con questo nome è il fatto che gli attori della vita metropolitana fossero schiavi del ritmo forsennato imposto loro dalla città; questo li spingeva alla disperazione, alla quale opponevano un’apparenza fatta di noncuranza e spensieratezza che ricordava proprio il Pierrot della tradizione teatrale europea, desideroso di celare la propria tristezza ma destinato a farla trasparire attraverso la celebre lacrima nera sotto il suo occhio.
I protagonisti di questo studio sono proprio i pierrot di Mu Shiying, più come cartina di tornasole del progresso di occidentalizzazione shanghaiese che come personaggi letterari propriamente detti. L’indagine svolta all’interno della tesi si propone come fine quello di trovare delle spiegazioni all’innovativa scelta dell’autore: quella di affidare la rappresentazione di un’epoca cruciale per Shanghai e per la Cina a delle figure estremamente disadattate. Per raggiungere lo scopo, ho deciso di analizzare a fondo quelle che secondo me erano le uniche tre componenti possibili dell’equazione, vale a dire la città di Shanghai, la figura di Mu Shiying, quella del pierrot. Sulle tre variabili si è basata la suddivisione in capitoli della tesi.
Iniziando da una mappatura dei sommovimenti sociali ed economici occorsi a Shanghai a inizio Novecento mi sono poi spostato verso un’analisi di Mu Shiying come scrittore innovativo in rotta con il passato e come soggetto attivamente coinvolto nella vita mondana della città. Per terminare, lo studio sì è focalizzato sul cosiddetto pierrot, in tutte le declinazioni che Mu ne fornì all’interno della sua produzione straordinariamente ampia. Dall’approfondimento dei tre temi è emerso un quadro composto da una città stimolante quanto pericolosa, da uno scrittore fortemente rivoluzionario e da personaggi che ricalcano da vicino quanto l’autore vedeva con i propri occhi ogni giorno.
Mu Shiying viveva quotidianamente in mezzo ai pierrot. Vedeva le hostess delle sale da ballo vendere il proprio corpo ad uomini facoltosi, e vedeva uomini facoltosi arrivare alla disperazione per problemi economici, amorosi, d’identità. Ciò che si evince dai suoi racconti è la grande empatia che egli provava verso queste figure, un sentimento che segnò lui e la sua produzione. Mu si fece infatti cantore dei problemi che una metropoli in continuo divenire faceva nascere nelle persone, indifferentemente da quale fosse il loro sesso, la loro condizione economica, la loro posizione sociale. Paragonò più volte la grande città ad un treno espresso che corre senza sosta, e le persone a viaggiatori costretti a rincorrerlo fino a cadere stremati di fianco ai binari. Nella sua visione la lotta tra uomo e modernità galoppante era uno scontro impari, nel quale la creatura organica era destinata inevitabilmente a soccombere. I pierrot altro non sono che coloro che crollano schiacciati dalla metropoli, stritolati dai suoi ritmi, traviati dalle sue tentazioni.
Una spiegazione delle scelte di Mu Shiying non può percorrere una sola via, in quanto diversi elementi hanno avuto un peso in esse. È plausibile credere che egli, in quanto scrittore molto descrittivo e non privo di influenze letterarie occidentali e giapponesi, fosse animato da uno spirito cronachistico che lo spingeva a raccontare il mondo che lo circondava; la sua conclamata passione per il cinema hollywoodiano non fece altro che accrescere la sua passione per le tecniche narrative volte a "fotografare" la realtà intorno a lui. Tuttavia, è sbagliato e riduttivo considerare Mu Shiying come una sorta di storico animato solo dalla voglia di tramandare ai posteri delle istantanee dell’ambiente metropolitano; sappiamo infatti che il suo sentimento verso i figuranti della vita cittadina era qualcosa di profondo e simpatetico. Questo ci porta all’altra via per comprendere questo autore.
Non va dimenticato, infatti, che Mu Shiying visse i suoi vent’anni a Shanghai, ne frequentò assiduamente i locali notturni, ballò con molte sconosciute, scommise soldi su eventi sportivi ed ebbe avventure amorose: in poche parole, provò in prima persona i vizi che la metropoli offriva ai propri abitanti. Quindi, l’atteggiamento empatico che Mu aveva nei confronti dei pierrot potrebbe trovare le proprie radici nel fatto che egli li vedesse come suoi pari. A conferma di questo ci sono i molti frammenti autobiografici, più o meno velati, che è possibile rintracciare all’interno della sua produzione. È possibile affermare, in conclusione, che Mu Shiying percepisse sé stesso, almeno in parte, proprio come un pierrot.
La scelta che Mu mise in atto, centrando le sue storie su questi personaggi, è, come già affermato, assolutamente non univoca. La realtà che lo circondava e l’impossibilità di ignorarla avrebbero avuto un peso (e così infatti fu) anche per qualunque altro scrittore, e non è possibile trascurarle. Ma appare chiaro che il grado di identificazione che Mu sentiva con i pierrot, e il modo in cui percepiva la sua persona all’interno del panorama metropolitano, giocarono un ruolo fondamentale nella scelta che operò. Se a queste motivazioni si aggiungono anche la passione che questo scrittore aveva per il cinema e per i mezzi narrativi delle letterature estere, le cause alla base della sua narrativa risultano abbastanza limpide.
Nondimeno, tralasciando per un istante la discussione su ciò che ne è alla base, la produzione di Mu Shiying fornisce un esempio di letteratura che per la sua epoca e il suo contesto di appartenenza era estremamente innovativa nelle tecniche, ed è in grado di dischiudere ai nostri occhi un mondo che attraverso le parole risulta più vivido di quanto non sia in fotografie e filmati dell’epoca, nonché la psiche di uno scrittore estremamente geniale e fuori dall’ordinario.
*Franco Ficetola (francoficetola@gmail.com) nasce a Roma il 14 marzo del 1992. Dopo la maturità scientifica, consegue nel 2015 la Laurea in Lingue e Civiltà Orientali presso l’Università La Sapienza di Roma. Approfondisce inoltre lo studio della lingua cinese frequentando, nel 2014, l’Università di Lingue Straniere di Pechino (Beijing Waiguoyu Daxue 北京外国语大学).
**Questa tesi è stata discussa presso l’unversità La Sapienza di Roma. Relatrice: prof.sa Alessandra Brezzi.