SINOLOGIE – Migranti cinesi a Lione

In by Simone

La tesi Dal Paese del Drago alla Città del Leone. L’immigrazione asiatica a Lione vista dalla stampa locale esamina gli articoli pubblicati dalla stampa locale lionese nel periodo 1981- 2012. Impressiona il confronto su come la stampa italiana tratta il fenomeno dell’immigrazione cinese.
In Italia, nel momento in cui i giornali scrivono della presenza cinese, spesso descrivono situazioni di illegalità, legate allo sfruttamento del lavoro, alla prostituzione, alla mafia. L’immigrazione asiatica a Lione, invece, è stata descritta nel corso degli anni in maniera differente: nel periodo preso in considerazione solo un numero esiguo di articoli riguardano eventi di cronaca nera in cui la comunità era implicata.

Gli articoli pubblicati dai quotidiani locali, soprattutto da Le Progrès, nel corso dei trent’anni dall’inizio dell’arrivo dei primi immigrati provenienti dall’Asia Orientale hanno trattato diverse tematiche, ma l’unica presente in tutto l’arco di tempo è stato il Capodanno cinese, festeggiato sin dai primi tempi con serate aperte a tutta la comunità e in seguito anche con attività lungo le strade del quartiere cinese alla Guillotière (VII arrondissement), come la Danza del Leone, aperta anche alla popolazione francese.

La scelta di analizzare il tema del Capodanno è stata fatta per due motivi: il primo è, appunto, il gran numero di articoli pubblicati (67) con una regolarità annuale; il secondo è legato all’importanza di una festività come la Festa di Primavera, che permette a una comunità immigrata di riunirsi e di ritrovarsi, riappropriandosi delle proprie radici, soprattutto in un luogo in cui la comunità non è formata da cinesi provenienti dalle regioni meridionali della Cina continentale, ma dalle comunità diasporiche in precedenza insediatesi nel Sud-Est asiatico (Vietnam, Laos e Cambogia: i tre Paesi che formavano la colonia francese dell’Indocina).

L’analisi degli articoli ha fatto emergere una visione tendenzialmente positiva data dai giornalisti, che in molte occasioni hanno anche intervistato i membri dell’Association des Chinois d’Outre-mer à Lyon et Rhône-Alpes, l’associazione fondata alla fine degli anni settanta da due rifugiati politici cambogiani e che raccoglie i Cinesi d’oltremare della regione.

La presenza di un’associazione ufficiale, con una sede ben precisa, riconosciuta anche a livello politico sia dall’amministrazione francese che dai diplomatici cinesi presenti in Francia, permette un avvicinamento a questa comunità che in altri Paesi, come in Italia, è invece vista come inavvicinabile. Come sostiene Estelle Auguin, le associazioni sono le vere protagoniste dei festeggiamenti per il Capodanno cinese: sono loro ad occuparsi dell’organizzazione degli eventi e sono loro che traggono i maggiori benefici dalla visibilità che ne consegue.

Tra i motivi del ritratto positivo che viene fatto di questa variegata comunità vi è probabilmente il tipo di immigrazione che ha visto protagoniste queste persone: la maggior parte di coloro che oggi formano la comunità sono arrivati in Francia alla metà degli anni settanta come rifugiati politici: non bisogna dimenticare che Lione è da sempre città di immigrati provenienti da diversi Paesi europei e non e l’immigrazione asiatica è stata solo l’ultima in ordine di tempo. Fin dall’inizio si è posto l’accento sulla necessità di aiutare queste persone (boat people), giunte a Lione dopo viaggi terrificanti: i primi aiuti giunsero dalle associazioni francesi, che si occuparono dell’alloggio, dei primi corsi di lingua francese
e dell’inserimento nel mondo del lavoro.

Con il passare degli anni, la fine dell’emergenza rifugiati e la stabilizzazione degli immigrati nel quartiere lionese, la comunità si è inserita senza troppi problemi nel tessuto sociale cittadino, aprendo ristoranti e supermercati di specialità asiatiche, videonoleggi e negozi di oggettistica cinese.

La comunità asiatica è talmente inserita nel tessuto sociale che ha anche una propria rappresentante nel consiglio municipale del VII arrondissement, dove si trova il quartiere cinese: una sola eletta in trent’anni di presenza può sembrare poca cosa, ma mostra comunque l’inserimento e la volontà di partecipazione e riconoscimento politico.

Va ricordato inoltre che i legami di Lione con la Cina e la sua cultura non sono recenti: sebbene la comunità presente attualmente si sia insediata a partire dagli anni settanta del Novecento, fin dalla metà dell’Ottocento i mercanti di seta lionesi, tramite la Camera di Commercio locale, avevano intessuto rapporti con il Regno di Mezzo per approvvigionarsi di bachi da seta, in seguito alla malattia dei bachi europei.

Negli anni venti del Novecento fu aperto, su progetto del cinese Li Shizeng, del Prof. Maurice Courant (primo professore di lingua cinese a Lione) e della Camera di Commercio, l’Institut franco-chinois, la prima e unica Università cinese fuori dalla Cina: tra il 1921 e il 1946, anno della chiusura, 476 studenti e studentesse cinesi ebbero l’opportunità di perfezionare i propri studi a Lione.

Lo studio del ritratto che è stato fatto dalla stampa di Lione permette di fare un confronto con le modalità in cui viene presentata la comunità cinese in Italia: generalmente ricca di stereotipi negativi e con poco spazio alla voce delle persone.

*Ilaria Battiston battistonilaria[@]gmail.com ha ottenuto la Laurea Magistrale in Lingue e istituzioni economiche e giuridiche dell’Asia e dell’Africa Mediterranea, curriculum Cina, il 24 ottobre 2012 presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha partecipato al programma LLP/Erasmus nell’a.a. 2011/12 presso l’Institut d’Etudes Politiques de Lyon, dove ha sviluppato le ricerche per questa tesi.

**Questa tesi è stata discussa presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia: relatore prof.ssa Valeria Zanier; correlatore: prof. Toshio Miyake.

[La foto di copertina è di Federica Festagallo]