Sinologie – L’equilibrio digitale tra Stato e Società: il web Cinese e il caso di Sina Weibo (Prima Parte)

In Sinologie by Redazione

Realizzando sin da subito le straordinarie potenzialità del Web, la Cina si è impegnata per rendere lo sviluppo dell’ICT  parte integrante dei progetti di potenziamento nazionale. Ma l’innovazione tecnologica, ha mostrato presto i suoi pericoli nella forza destabilizzante della rete quale luogo in cui le voci del dissenso si muovono con maggior facilità.

Questo lavoro si articola in tre capitoli. Il primosi pone come obiettivo quello di descrivere il processo di diffusione e sviluppo di Internet in Cina.

Il secondo capitolo è dedicato a descrivere le direttrici dello sviluppo del mondo digitale   cinese e a delinearne l’utente tipo.

Il terzo e conclusivo capitolo è dedicato ad analizzare  l’uso impegnato della rete cinese, attività che si manifesta soprattutto sui microblog e sulle pagine virtuali di Sina Weibo.

Storia, diffusione e meccanismi di filtraggio della rete Internet cinese

Il percorso di sviluppo di Internet in Cina è stato isolato dal Professor Tai Zixue della Southern Ilinois University Edwardsville, in quattro principali tappe.La prima dal 1986 al 1992, la seconda dal 1992 al 1995, la terza dal 1995 al 1997, e infine la quarta dal 1998 ai giorni nostri. Si tratta di un lasso temporale in cui il paese ha affrontato l’importante transizione verso il digitale, raggiungendo picchi altissimi nell’ambito delle statistiche sull’utilizzo della rete, soprattutto nelle aree urbane. Ma se il governo ha investito notevolmente nello sviluppo del web, è anche vero che sono state da esso adottare specifiche misure di controllo.

Incanalando il traffico di dati Internet che entra ed esce dalla Cina attraverso un numero limitato di nodi principali, il governo cinese ha territorializzato la rete nazionale trasformandola in un ambiente altamente controllato. In un primo momento, il governo cinese aveva sperato che il controllo statale sulle infrastrutture della rete, in combinazione con tecnologie di bloccaggio degli indirizzi IP, sarebbero bastati a limitare i rischi e i pericoli creati da Internet. Fu in questo periodo che si iniziò dunque a parlare del Grande Firewall (Fanghuo changcheng 防火长城), una Grande Muraglia digitale in grado di bloccare specifici siti internet, e proteggere il regime da possibili minacce sovversive. Tuttavia, le cose si rivelarono ben più difficili, gli hacker di tutto il mondo, infatti, vinsero la sfida al Grande Firewall progettando software in grado di aggirare la sorveglianza informatica, ormai sempre più debole di fronte all’incredibile crescita del flusso di dati.

I motivi che portarono alla costruzione del “Grande Firewall”, inizialmente furono molteplici. Innanzitutto, grazie al controllo sui gateway (nodi della rete che consentono il passaggio dei dati verso altre reti), il governo cinese avrebbe potuto regolare la velocità con cui la Cina, attraverso le nuove interazioni digitali, si stava aprendo al resto del mondo. Il regime avrebbe quindi potuto decidere a quale ritmo espandere le connessioni del paese o di bloccarle in caso di emergenza. I gateway, come prima linea di difesa, avrebbero dunque impedito ai cittadini cinesi di utilizzare Internet per accedere a informazioni antigovernativi reperibili su reti estere.

Di fronte all’impossibilità di gestire le cose in tal modo emerse l’idea del Golden Shield Project (Jindun gongcheng 金盾工程), elaborato dal Ministero della Sicurezza Pubblica nel 1993, fu realizzato concretamente solo a partire dal 2000 come potenziamento del Great Firewall.  Il piano annunciato dalle autorità competenti fu molto ambizioso, si voleva infatti realizzare una rete di sorveglianza a livello nazionale che collegasse agenzie di sicurezza nazionali, regionali e locali. Con un investimento iniziale di oltre 70 milioni di dollari, lo Scudo d’Oro rappresentava dunque un perfetto sistema di sorveglianza in grado di offrire alle autorità l’accesso immediato ai dati di ogni cittadino, e di usufruire di una vasta rete di telecamere progettata per aumentare l’efficienza e i tempi di risposta della polizia nel caso di atti sovversivi. Il successo del Progetto dipendeva dunque dallo sviluppo di tecnologie avanzate, progettate non solo dai “cervelloni” cinesi, ma anche e paradossalmente dalla collaborazione con grandi aziende straniere come CISCO, multinazionale specializzata nella fornitura di apparati di networking.

Un universo digitale parallelo

Oltre a controllare quello a cui è possibile accedere dall’esterno, la Cina impone delle regole ben precise ai suoi internauti. In un connubio quasi perfetto tra Stato e società, infatti, il paese è stato in grado di generare un mercato Internet con caratteristiche del tutto proprie, una realtà in cui gli investimenti stranieri possono rivelarsi grandi successi oppure enormi fallimenti.

Con Google, YouTube, Twitter e Facebook, bloccati, il mercato cinese è stato in grado di creare in poco tempo una serie di prodotti equivalenti quali Baidu, Youku, Sina Weibo e Renren, che hanno inevitabilmente beneficiato dell’espulsione della concorrenza occidentale. La censura online è diventata, infatti, uno strumento di politica industriale che di fatto discrimina i fornitori esteri, motivo per cui la Cina è stata più volte accusata di aver innalzato una “cortina di fumo” a protezione dei propri interessi nazionali.

Questo atteggiamento da parte del governo, infatti, sembra andare contro i principi di adesione al trattato firmato nel 2001 con l’Organizzazione mondiale del commercio, la Word Trade Organization (WTO), con cui la Cina ha accettato di dare accesso illimitato e parità di trattamento alle imprese straniere desiderose di investire nel paese nei settori più svariati, incluso quello dei servizi on-line. Si tratta dunque di una profonda contraddizione che cela però un forte desiderio di sviluppo autonomo.

Quando si passa ad analizzare i netizen cinesi si nota che non sono poi così distanti dagli utenti del mondo occidentale.  Le statistiche del CNNIC, China Internet Information Center (Zhongguo hulian wangluo xinxi zhongxin 中国互联网络信息中心) ci permettono qui di individuare il modello tipo dell’internauta cinese, generalmente giovane, con un’età compresa tra i 20 e i 40 anni, spesso studente o lavoratore autonomo. Con impressionanti dati di utilizzo della rete anche da parte dei più piccoli (fascia 10-19 anni), si è infatti definita un’utenza Internet ben specifica, fresca e dinamica, con inevitabili conseguenze sul percorso di sviluppo del Web in Cina.

Si tratta perlopiù di giovani interessati a un tipo di intrattenimento disimpegnato che spendono la maggior parte del loro tempo online su Social Networks popolari o nello shopping, laddove ci si trova in una società e una cultura fortemente orientata al consumismo e che oggi utilizza la tecnologia come mezzo per promuovere produttività e vendite.

Motivazioni che pesano sul modo in cui la rete viene utilizzata dai netizen cinesi sono da ritrovarsi nelle alte aspettative dei genitori sulla loro unica prole, in un sistema educativo e un mercato del lavoro fortemente competitivi, nella necessità non solo politica di essere considerati dei rispettabili buoni cittadini. Tutti questi sono fattori determinanti nel veicolare sulla rete la volontà di ritagliarsi, da parte dei giovani, propri spazi sociali virtuali, ma anche di creare comunità online che consentono la definizione del proprio “io” al di fuori di una società estremamente severa.

In molti casi l’attaccamento dei giovani alla rete ha finito persino per trasformarsi in una sorta di dipendenza morbosa, spingendo molti genitori a sottoporre i propri figli a cure di disintossicazione presso cliniche specializzate.

Weibo come spazio impegnato della rete cinese

Parallelamente a una rete dove a fare da padrone è il disimpegno e il consumismo, e al di là delle dure pratiche censore adottate dal governo cinese, esistono nella rete luoghi di discussione e confronto su importanti questioni sociali.

Non manca infatti un certo grado di tolleranza politica verso una serie di tematiche che diventano quindi protagoniste di un acceso attivismo online quali: il nazionalismo popolare, la difesa dei diritti, la corruzione e l’abuso di potere, i problemi ambientali, le dispute culturali, le indagini e le denunce su presunti scandali, oltre alla beneficenza online.

Molto dell’impegno di internet si muove attorno ai microblog e sulle pagine virtuali di Sina Weibo (微博), che propone micro blog che hanno raggiunto una popolarità notevole. Non si chiede un cambiamento politico, non si oppone a un governo dittatoriale, ma si limita a denunciare soprusi e violenze sociali con una tale intensità che lo Stato non può permettersi di ignorare.

Nell’era di Internet, il termine weiguan, letteralmente “assieparsi per guardare”, assume un significato diverso, riferendosi al potere delle nuove tecnologie di catalizzare lo “sguardo” dei netizen intorno a importanti temi sociali e politici.  Quando le persone si trovano ad assistere a un incidente stradale, è naturale che i passanti si fermino e si radunino per guardare. Lo stesso accade su Weibo, quando esplodono nuovi casi di cronaca e di attualità, gli internauti iniziano a interessarsi della vicenda seguendo le persone coinvolte o condividendo hashtag tematici rilevanti.

L’importanza di Sina Weibo dunque sta proprio nel saper coinvolgere attivamente i netizen nella definizione del contesto sociale in cui vivono. Il popolo di Internet può così far sentire la propria voce in un paese fortemente ancorato alle proprie tradizioni ma ormai pronto ad aprirsi alle innovazioni del nuovo millennio.

[FINE PRIMA PARTE]

*Erika Argentesi, (erika989@libero.it) ha conseguito la laurea specialistica in Lingue Moderne per la Comunicazione Internazionale presso l’Università degli Studi di Roma Tre nel marzo del 2017 con lode. Ho trascorso brevi periodi di studio in Cina, dapprima presso la BLCU di Pechino, poi un intero semestre presso la Zhejiang University di Hangzhou. Attualmente frequento un Master Export management e International business presso a Business School del Sole24Ore.

** Questa tesi è stata discussa presso l’Università degli studi Roma di Roma Tre, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea Magistrale in Lingue Moderne per la Comunicazione Internazionale. Relatore: Prof.ssa Teresa Numerico; Correlatore: Prof. Mauro Crocenzi