SINOLOGIE – Il primo dovere del giudice è bloccare la lite

In by Simone

L’Examination Yuan (o “Yuan di valutazione”) è uno dei cinque “poteri costituzionali” in cui e suddiviso l’ordinamento taiwanese, insieme agli Yuan giudiziario, legislativo, esecutivo e di controllo. Intervista al professor Frank Huang, membro dell’Examination Yuan1 e precedentemente professore di criminologia presso la Central Police University di Taipei (materiale dalla tesi Restorative Justice).
A Taiwan abbiamo una radicata tradizione in tal senso, anche se ora attraversiamo una fase di transizione; se si parla di Restorative Justice a Taiwan bisogna incominciare dalle vittime, e in particolare dalle donne vittime di abusi. Circa vent’anni fa un’esponente politico di Taiwan, Pan Weigang, ha spinto per l’approvazione di una serie di leggi al fine di proteggere le donne vittime di abusi, si tratta di una Restorative Justice che parte dalla vittima, credo che questo sia il primo passo per lo sviluppo di un sistema di giustizia riparativa. La storia della moderna Restorative Justice a Taiwan è iniziata con queste leggi.

Fino ad ora sono state emanate tre leggi a protezione delle donne vittime di abusi:

– la prima ad essere approvata tutela la donna in caso di violenze domestiche, è stata la prima del suo genere in Asia, e questa è una prima significativa prova della radicata tradizione di giustizia riparativa a Taiwan;

– la seconda legge è stata quella tesa a punire le molestie sessuali, (..) per rispondere alle minacce alla donna non solo in famiglia ma anche nel vivere sociale;

– queste leggi erano infatti accompagnate da quello che veniva chiamato statuto di protezione delle vittime di crimini, statuto che prevedeva tra le possibili misure il confronto positivo fra la vittima e il criminale;

Successivamente il sistema, grazie anche all’apporto di numerosi studiosi fra cui in particolare Mou Shen–Lee e Jim Sheu, la posizione della vittima è divenuta centrale nella politica Taiwanese in materia penale.

La filosofia della giustizia ripartiva deve iniziare dalle forze di polizia e dalla pubblica accusa. Si tratta di organi che potrebbero dare una notevole spinta alla diffusione degli istituti di Restorative Justice, ma il problema più grande resta la loro formazione, sia la polizia che i pubblici ministeri hanno un background legale che rende difficile la gestione di strumenti del genere.

Un background legale ha certo degli aspetti positivi anche con riguardo alla Xingshi Hejie ma questa non è solo una parte del sistema giuridico, se ne pone al di fuori, è la persona che viene coinvolta, se mi si chiede qual è il significato della Restorative Justice in Asia, la risposta è la tradizione, non la legge, la tradizione confuciana.

Sebbene l’istituto generale della VOR sia stato abbozzato con le leggi di protezione delle vittime di molestie, Taiwan ha poi tardato a implementare un sistema generalizzato di Restorative Justice, adesso che le norme ci sono, resta il problema della formazione degli operatori che se ne fanno carico.

Cosa pensa riguardo alla compatibilità del sistema di Restorative Justice con i principi base del giusto processo in materia penale?

Dobbiamo pensare prima di tutto alla nostra cultura, mi riferisco a una cultura “pancinese”, questa cultura ci suggerisce di risolvere il conflitto non solo con la legge, aspetto questo che lascia largo spazio al compromesso. Nella tradizione cinese il conflitto è risolto col confronto e facendo riferimento all’equità dell’anziano del villaggio.

Ora, se studiamo le origini della Restorative Justice in Cina, ne possiamo trovare traccia nella tendenza a risolvere i conflitti con metodo conciliativo fin dalla società cinese più primitiva; è lo stesso oggi a Taiwan. Nell’affrontare la giustizia riparativa il massimo che possiamo fare ora è promuovere la ricerca sull’argomento, promuovere studi i cui risultati possano tradursi in legge.

Nella società Taiwanese non abbiamo la necessità di risolvere una disputa andando davanti ad un giudice, questo è parte della tradizione confuciana; inoltre l’argomento della Restorative Justice è molto seguito, abbiamo molti studenti che scelgono di studiare questo tipo di risoluzione delle controversie.

Cosa pensa riguardo alla influenza confuciana sulla moderna Restorative Justice?

“Ti denuncio” non è una frase che si sente dire spesso in una lite a Taiwan. Confucio dice che il primo dovere del giudice è quello di bloccare la lite e nella cultura confuciana arrivare in giudizio è una sfortuna(..) vediamo la figura dell’avvocato come una persona che con parole sofisticate crea la lite, la alimenta.

A Taiwan c’è anche un’importante influenza giuridica prima tedesca e successivamente statunitense, quindi abbiamo una stratificazione di diverse influenze, sia di civil che di common law, ma la tradizione in materia di giustizia riparativa è sopravvissuta ad entrambe.

Cosa pensa del futuro della Restorative Justice?

Sono molto ottimista circa le possibilità di Taiwan di facilitare ulteriormente le pratiche di Restorative Justice, perché c’è una situazione politica stabile ed anche perché chi ha (re)introdotto la giustizia riparativa a Taiwan l’ha adattata alla cultura Taiwanese. La giustizia riparativa è stata infatti (re)introdotta da studenti che si erano formati negli USA, ed è rimasta perché la gente ha accolto e apprezzato l’istituto.

Possiamo dire che rileva anche un fattore economico, è importante notare che è necessario avere fondi a disposizione per implementare forme di Restorative Justice, Taiwan può farlo solo ora che abbiamo abbastanza fondi per pagare le vittime (in un sistema di compensazione statale), per formare i giudici, i PM ed anche la polizia. Credo che in future la giustizia riparativa si svilupperà ancora a Taiwan.

*Riccardo Berti riccardo.berti.vr[@]gmail.com Laureato in giurisprudenza all’Università degli studi di Trento nel 2010 con tesi dal Titolo "La conciliazione penale negli ordinamenti giuridici cinese e taiwanese" valutata 110/110 con lode, nel dicembre 2011 ho partecipato al 3rd Asian Criminological Society annual meeting Taipei presentando un paper dal titolo “Xingshi Hejie: criminal conciliation in People’s Republic of China and in Taiwan”.