La tesi Lessico ingegneristico di ingranaggi nella lingua cinese si propone di analizzare in quale modo le collaborazioni professionali tra persone di culture diverse possano essere rese più proficue quando alle competenze linguistiche si associ una conoscenza puntuale dei termini tecnici nelle diverse lingue.
Lo sviluppo delle collaborazioni professionali tra mondi profondamente diversi potrebbe produrre un significativo incremento delle conoscenze anche in molti altri ambiti. Conoscendo, per esperienza professionale diretta, quale difficoltà nasca dalla mancata comprensione dei termini specialistici, mi è sorto il desiderio di sfruttare le conoscenze ingegneristiche possedute per compiere un esame approfondito di testi tecnici in lingua cinese, allo scopo di analizzare, attraverso un confronto con testi europei dello stesso periodo, quali sono stati i contatti e le relazioni tra le diverse culture.
La distanza geografica, linguistica e culturale tra le lingue europee e la lingua cinese è un campo di prova ideale per compiere tale analisi. Data la mia specializzazione, mi sono concentrato sugli ingranaggi. A questo proposito, vorrei evidenziare la presenza di un ingranaggio nell’emblema della Repubblica Italiana e nello stemma della Repubblica Popolare Cinese. L’atteggiamento di superiorità con cui ci si avvicina a culture distanti rappresenta sempre una grave difficoltà, da qualunque parte la si osservi; più sono distanti popoli e culture, più la supponenza di essere gli unici depositari delle conoscenze, anche le più elementari, è un serio ostacolo alla comprensione reciproca, oltre che motivo di gravi e a volte nefaste conseguenze.
Struttura della ricerca
Nella ricerca, dopo una premessa linguistica e una ingegneristica, vengono esaminate in parallelo due importanti pubblicazioni, che costituiscono le prime documentazioni tecniche realizzate nella storia degli incontri tra Europa e Cina. Il primo testo è Le Diverse et Artificiose Machine del capitano Agostino Ramelli, in italiano e francese, un “manuale tecnico vero e proprio” (1965, Needham), un’importante opera ingegneristica, pubblicata a Parigi nel 1588.
Si tratta di un libro composto da dettagliate figure e descrizioni particolareggiate di diversi macchinari dell’epoca, il cui titolo completo è: Le diverse et artificiose machine del capitano Agostino Ramelli dal Ponte Della Tresia Ingegniero del Christianissimo Re di Francia et di Pollonia. Nelle quali si contengono uarij et industriosi Mouimenti, degni digrandißima speculatione, per cauarne beneficio infinito in ogni sorte d’operazione. Composto in lingua Italiana et Francese.
Agostino Ramelli (1531-1608) nacque a Ponte Tresa in Svizzera, Canton Ticino. Studiò matematica e architettura. Nel 1571 si trasferì in Francia al servizio del futuro re Enrico III e fu nominato suo Ingegniero. L’opera che gli diede la fama è appunto il libro citato, in cui sono trattate numerose macchine per il sollevamento dell’acqua, per il trasporto di pesi, gru, macchine belliche. Ultimamente è diventata molto conosciuta la “ruota di libri”, ovvero un grande leggio rotante, esaminato nella tesi. Vi sono inoltre descritti molti tipi di ingranaggi e rotismi, usati nei secoli successivi.
Questo libro fu portato in Cina nel XVI secolo dai missionari gesuiti. L’incontro dei gesuiti con gli studiosi della corte imperiale cinese si svolse in un clima di serenità e rispetto reciproco, clima che non si sarebbe più realizzato in seguito, a riprova che la cultura e la conoscenza possono progredire solo se esiste una premessa di pace.
Uno di questi gesuiti era il tedesco Johann Terrenz Schreck (1576-1630), medico, nato a Freiburg. Studiò anche a Padova, conobbe Galileo Galilei, fece parte dell’Accademia dei Lincei. Conosceva le lingue europee e le lingue della cultura cristiana. In Cina conobbe il funzionario imperiale Wáng Zhēng 王徵(1571-1644), considerato il primo ingegnere cinese in senso moderno. Scrissero insieme nel 1627 lo 遠西奇器圖說錄最Yuǎnxi Qíqì Túshuō Lùzuì “Disegni e spiegazioni delle meravigliose macchine dell’estremo Occidente”, spesso abbreviato come 奇器圖說 Qíqì Túshuō. Il terzo volume di quest’opera riprende le macchine di Ramelli.
La somiglianza tra il Qíqì Túshuō e Le Diverse et Artificiose Machine è notevole, e di altissimo interesse, perché le dettagliate istruzioni e spiegazioni permettono una precisa identificazione dei termini usati per la traduzione di parti meccaniche. Le conoscenze ingegneristiche attuali sono state utilizzate per supportare le competenze linguistiche, allo scopo di analizzare in dettaglio le due opere. Immergendosi in testi e disegni, realizzati all’epoca con la massima cura, si ha l’impressione di rivivere un passato che riesce a coinvolgerci ancora oggi, facendoci compiere un viaggio tra lingue diverse in epoche diverse.
Esaminando due macchine tra quelle descritte nei testi, è stata compiuta una ricerca sui termini utilizzati, analizzandone la formazione in testi antichi e recenti e cercando di ricostruirne la storia. Data la formazione professionale dello scrivente, è stata data prevalenza allo studio degli ingranaggi. La prima macchina è la “ruota di libri”, una specie di leggio multiplo rotante che permette di passare velocemente da un testo a un altro, ed è considerata oggi il primo esemplare di dispositivo multimediale. Una serie di ingranaggi interni permette di mantenere i leggii sempre alla stessa angolazione.
Ho verificato personalmente il rotismo, che risulta tecnicamente corretto. Recentemente è anche stato costruito in prototipo funzionante, basato unicamente su questo disegno, ed è stato presentato alla Biennale di Architettura di Venezia del 1985. Il testo è in un italiano del 1500, quindi è stato tradotto in italiano contemporaneo, ecco di seguito la traduzione:
Questa è una bella e ingegnosa macchina, utile e comoda per ogni persona che si diletti dello studio, e maggiormente per le persone con difficoltà di movimento. Con questa macchina si possono leggere e sfogliare numerosi libri senza spostarsi dal proprio posto. Un’altra comodità della macchina è la sua ridotta dimensione, che permette di posizionarla ovunque, come si può vedere dal disegno.
Questa ruota è costruita in modo che, appoggiando il libri sui leggii, anche facendo girare la ruota, questi non cadranno perché rimarranno sempre nella stessa posizione e si presenteranno al lettore nella medesima posizione, senza bisogno di legarli o fissarli. Questa ruota di libri può essere realizzata con maggiori o minori dimensioni, purché il costruttore osservi le proporzioni di ogni parte, tenendo in considerazione le piccole ruote e gli ingranaggi che si vedono, costruiti con precise misure e proporzioni.
Per facilitare la conoscenza e la comprensione per chi la voglia costruire, ho riportato di lato allo scoperto tutte le parti che sono necessarie, così che ognuno possa comprenderle e servirsene come meglio necessita.
Il corrispondente disegno del Qíqì Túshuō può essere classificato come una interpretazione intrasemiotica, e presenta alcune imperfezioni tecniche che non ne permetterebbero il funzionamento. Il testo cinese, tradotto in italiano contemporaneo, è diverso da testo di Ramelli, perché mentre questo è una semplice descrizione, con qualche enfasi sulle qualità della macchina, ma non spiega il meccanismo. Il testo di Wáng Zhēng, invece, assegna dei simboli, i numeri Tiāngān 天干, alle varie parti e tenta di descrivere il loro funzionamento. Di seguito la traduzione:
Disegno della Ruota di libri – Spiegazione.
Per costruire la macchina, prima installare una o più ruote girevoli A, e poi inserire i giunti B. Successivamente inserirvi gli assi dei leggii C, con la parte grande all’interno e la piccola all’esterno, in modo che ruotino liberamente.
L’albero principale del volano fuoriesce lateralmente, all’esterno installare le manopole ricurve D. Le due estremità dell’albero si montano su due montanti metallici E, interconnessi inferiormente e superiormente. Tali montanti metallici sono ai lati della ruota di libri, e ogni ruota ha piccoli montanti F come telaio per l’asse del volano.
Una Ruota di libri ha due parti rotanti, e un solo uomo da un lato può far ruotare il tutto, così che la ruota può girare facilmente in un senso o nell’altro. Per più ruote, serviranno due persone per ogni lato.
La seconda macchina è un argano per il trasporto di corpi pesanti. Qui Ramelli descrive compiutamente la macchina con tutte le sue parti A, B, C, ecc. Anche il testo di Wáng è preciso e dettagliato. Le due traduzioni in italiano contemporaneo sono praticamente coincidenti.
Testo di Ramelli:
Questo genere di macchina è molto utile per trasportare ovunque enormi pesi con l’aiuto di pochi uomini. Una persona fa ruotare con una manovella il rocchetto A che, ingranando i suoi rulli con i denti della ruota B, la fa girare insieme alla vite senza fine C coassiale, a sua volta impegnata con la madrevite D. Il moto rotatorio si trasmette tramite l’albero al pignone superiore E che è ingranato con la ruota F e quindi al tamburo H fissato inferiormente allo stesso albero. Attorno a questo tamburo è avvolta per due o tre giri la fune collegata al sistema che traina il peso, che scorre su rulli. L’altro capo della fune è trattenuto da una persona per non farla aggrovigliare. La macchina è fissata a terra con i pali che si vedono in figura, o eventualmente con altri ancora, e può anche essere spostata ovunque tramite le ruote pivottanti fissate sotto il telaio.
Testo di Wáng:
Progetto illustrato della macchina per il trasporto di pesi. Per prima cosa, erigere un telaio, a. In secondo luogo, una persona faccia girare il verricello e, a forma di “lobi di melone”, con sei denti che ingranano con i denti posti su una corona; i denti sono collegati tramite la corona i all’asse orizzontale della vite metallica o, impegnata a sua volta a un albero verticale. L’albero, la cui parte inferiore è fissata sul supporto metallico u, fa ruotare il pignone ç posto sulla parte superiore. Il pignone è sempre ingranato con la corona ch tramite la dentatura del cerchio esterno, e quindi i denti del pignone sono connessi col tamburo k, che funziona come verricello, sul quale avvolgere tre giri di fune, a un capo della quale si fissa il peso; all’altro capo si posiziona una persona che la tenga tesa.
Una particolarità trovata è la seguente: Wáng usa simboli diversi dai numeri Tiāngān 天干per indicare le parti nel disegno e nel testo. Wáng stesso specifica che sono “simboli occidentali” per spiegare i suoni e servono a comporre una moltitudine di significati. Questi simboli sono elencati in una specifica pagina del testo, e accanto, Wáng ha riportato alcuni caratteri cinesi per indicare la pronuncia. I simboli sono dunque lettere latine in corsivo minuscolo, come si vede in una tabella da me compilata, composta dalla trascrizione pinyin dei caratteri, in prima colonna, dai caratteri cinesi usati da Wáng per la pronuncia, dai simboli usati da lui nel testo, dalle corrispondenti lettere latine odierne, e infine da una colonna con la pronuncia IPA di queste secondo la pronuncia in tedesco, lingua madre di Schreck, ottenendo un buon accordo. Infine, si è visto che l’ordine di queste lettere è molto simile all’ordine del Sanscrito: tutte lettere minuscole, che iniziano con le vocali, proseguono con le consonanti approssimativamente elencate secondo il luogo di articolazione, e infine terminano con la aspirata H.
Analisi di termini tecnici
La analisi di termini tecnici comprende i termini seguenti:
1. Ingegneria工程gōngchéng
2. Meccanica力学lìxué
3. Ingranaggi 齿轮 chǐlún
4. Ruota輪 lún
5. Puleggia – 轆轤 lùlú
6. Ingranaggi a cuspide – 人字齒輪 rénzì chǐlún
7. Modulo – 模數 móshù
9. Volano飛輪 fēilún
10. Pi Greco圓周率 yuánzhōulǜ
Come esempio di ricerca dei termini, si riporta qui il volano, in cinese 飛輪 fēilún (ruota che vola), citato nel Qíqì Túshuō per indicare la ruota di libri, girevole. La prima attestazione in cinese risale alla dinastia Jìn (265-420) per indicare una ruota di carro che gira ad alta velocità. In inglese volano si dice flywheel, che sembra proprio un calco semantico del cinese. Può sembrare strano, ma in ogni caso la più antica attestazione dell’inglese flywheel è del 1784, cioè posteriore di molti secoli.
In italiano, volano è attestato dal 1835, derivante dal francese volant, calco dell’inglese flywheel. Una attestazione anteriore riguarda il termine volante del 1611, poi diventato volano nel 1802, nella accezione di gioco del volano, dal francese jeu de volant, in inglese badminton (il pallino si chiama shuttlecock), detto in cinese 羽毛球 yǔmáoqiú, (pallino con le piume).
Fēilún 飛輪 indica in cinese anche la ruota libera, calco semantico dell’inglese freewheel, relativo alla bicicletta, brevettata nel 1869. Il lavoro si conclude con una tabella riassuntiva, che espone i risultati della ricerca, effettuata attraverso l’utilizzo dei più importanti dizionari linguistici e tecnici in lingua cinese. Infine, nell’appendice della tesi, vengono riportati – in lingua italiana, inglese, cinese con caratteri semplificati e tradizionali, trascrizione pīnyīn – 114 termini ingegneristici sugli ingranaggi, oggi di uso corrente nell’industria manifatturiera del settore.
*Pio Tarantino piotarantino[@]gmail.com. Nato nel 1951, si è laureato in Ingegneria Meccanica al Politecnico di Torino. Nella sua attività, si è principalmente occupato di Ingranaggi E’ stato anche professore di ruolo di Meccanica in diversi Istituti Tecnici Statali. A 60 anni si è iscritto alla Facoltà di Studi Orientali dell’Università La Sapienza di Roma, laureandosi nel dicembre 2013 con 110 e lode. Attualmente frequenta il corso di laurea Magistrale.
**Questa tesi è stata presentata all’Università di Roma La Sapienza. Relatore: prof. Paolo De Troia.
[La foto di copertina è di Federica Festagallo]