SINOLOGIE – Anji, la malattia indicibile di una scrittrice

In by Simone

La tesi Una penna femminile: Lu Min e la narrativa del ricordo si propone di presentare la figura di un’autrice inedita in Italia, la quale, attraverso i suoi romanzi, fornisce un autentico spaccato della società contemporanea cinese e, contestualmente, una rappresentazione veritiera dei cambiamenti che hanno caratterizzato la Cina del XXI secolo.
Lu Min, originaria di Dongtai (una città-contea situata nella provincia del Jiangsu), è oggi una delle voci più acclamate in Cina e, come si apprende dalle fonti, sono molteplici le penne della critica che la definiscono “la leader della nuova generazione di scrittrici che mirano ad estendere le possibilità artistiche della narrativa cinese contemporanea”.

Dal punto di vista cronologico, essendo nata nel 1973, può essere collocata nella classe dei Qishi hou 七十后, ossia dei Post Settanta; tuttavia, condivide con le altre scrittrici della sua generazione solo l’esperienza di aver vissuto, nell’età della giovinezza, il periodo di transizione compreso tra i fermenti della Rivoluzione Culturale – che giungono alle sue orecchie sotto forma di un’eco lontana –, e gli anni della crescente modernizzazione, dovuta alle riforme di Deng Xiaoping.  

Si distingue invece per l’inventiva, l’acutezza mentale e la sottile minuzia di cui è dotata, strumenti fondamentali che le consentono di esplorare l’abisso delle condizioni umane e di narrare le reazioni del singolo individuo di fronte al rapido mutamento della società. Il titolo della tesi nasce proprio dalla difficoltà di inquadrare Lu Min in un preciso contesto letterario, dal momento che i suoi testi e il suo pensiero si distanziano nettamente dalle categorie narrative in cui sono inserite le opere delle scrittrici sue coetanee.

Per celebrare le peculiarità della sua scrittura, quindi, ho deciso di proporre una denominazione ad hoc, cucita su misura per lei, scegliendo di inserirla nel genere letterario della “narrativa del ricordo”. La scelta di tale nomenclatura si basa su due punti centrali, essenzialmente legati alle tematiche affrontate ed alla struttura stessa delle opere. Quello del ricordo non è un tema a cui Lu Min si dedica in modo esplicito: si tratta, infatti, di una constatazione che si rivela spontaneamente in seguito allo studio della sua biografia e dei suoi numerosissimi romanzi.

La descrizione di due universi distinti e contrapposti ricorre costantemente nelle vicende da lei narrate e richiama, inevitabilmente, eventi che fanno parte della sua vita personale: l’autrice, infatti, ha trascorso la sua infanzia in campagna, nella piccola e protetta realtà di Dongtai, spostandosi successivamente in una città moderna e a lei sconosciuta, Nanchino. I sentimenti e le sensazioni di solitudine, spaesamento e insicurezza che spesso attribuisce ai suoi personaggi, probabilmente sono le stesse che ha provato lei nel passaggio dall’ambiente rurale a quello urbano.

In secondo luogo, la scelta scaturisce da un’analisi relativa allo scheletro dei testi: la struttura compositiva utilizzata da Lu Min rievoca il modello di opposizione binaria tipico delle opere di due grandi autori della metà del ‘900, ossia Shen Congwen e Wang Zengqi, entrambi esponenti sia della scuola Jingpai 京派 (scuola di Pechino), sia della letteratura della ricerca delle radici (xungen wenxue, 寻根文学), il cui fulcro è rappresentato dal legame che gli autori hanno con i loro luoghi d’origine e con le loro radici.

Lu Min si avvicina al mondo della scrittura all’età di 25 anni, dopo aver maturato molteplici esperienze lavorative in ambiti professionali diversi: è proprio la sua poliedricità che le ha permesso di sviluppare gli interessi piuttosto vari e articolati che stanno alla base della sua narrativa. La consapevolezza con cui l’autrice affronta le problematiche del quotidiano è da attribuire, senza alcun dubbio, alla sua prospettiva privilegiata: essendo perfettamente inserita nel tessuto sociale che descrive nei suoi romanzi, riesce a cogliere a fondo le varie sfaccettature della routine cittadina e ad esprimerle con un linguaggio chiaro e conciso.

Adottando il punto di vista del passante ordinario, Lu Min percepisce una realtà dominata dai falsi miti e dagli ideali di fama e successo. Una realtà in cui migliaia di persone, ogni giorno, annegano nelle loro frustrazioni, affogate dalle loro stesse ambizioni. Essa consente al lettore di addentrarsi in un mondo in cui è fin troppo semplice sentirsi soli e spaesati, in un’epoca in cui un bene materiale ha più valore di un sorriso.

Utilizzando stili e toni che la rendono unica nel suo genere, porta avanti uno studio originale e stravagante delle più piccole sezioni della società e, con molta abilità, dipinge degli universi vasti ed aperti che fanno da cornice al complesso mondo sensoriale dei suoi personaggi. Lu Min racconta storie ispirate alla vita quotidiana e alle persone comuni: dedica le sue parole ai loro sogni e alle loro inquietudini, preoccupazioni e reazioni di fronte ai repentini cambiamenti della società.

La penna di Lu Min è caratterizzata dalla presenza ricorrente di due elementi contrastanti: la metropoli commercializzata e la campagna, soggetta ad una progressiva modernizzazione. La città “fotografata” è una disordinata metropoli, travolta dal processo di industrializzazione, in cui le uniche leggi vigenti sono quelle del mercato e del materialismo. In quest’ambiente ostile, dominato dagli ideali illusori del successo e dell’arricchimento, migliaia di vite anonime e ordinarie si scontrano con le difficoltà quotidiane ma, nonostante questo, vanno avanti per la loro strada.

Tuttavia, spesso, le loro preoccupazioni e il loro disagio si traducono in fobie, manie e nevrosi: è proprio attraverso un’analisi dettagliata di questi disturbi che Lu Min rivela la condizione problematica del singolo individuo nel processo di trasformazione della società. L’autrice non si limita alla semplice osservazione del fenomeno ma, “scavando” in profondità, tenta di coglierne le cause originarie: si spinge oltre la superficie, considera una grande fetta della storia della Cina per comprendere a fondo il processo di degenerazione che valori fondamentali quali la morale, il matrimonio e il concetto stesso di amore hanno subìto.

Ciò che emerge dal suo attento studio è la presenza di una malattia indicibile, innominabile, che Lu Min indica con i caratteri “暗疾” (anji, lett. malattia oscura o di cui vergognarsi) e che troviamo spesso nelle sue novelle:

Nella città, tutti vedono la luminosità e la freschezza, occupati a riempire le loro tasche… ma l’animo di molte persone è inquieto, dominato dal senso di incertezza. Quello che io ricerco in particolare è la ‘malattia indicibile’ nella vita delle persone.

La realtà parallela che l’autrice introduce nelle sue opere è quella rappresentata dal contesto rurale, descritto come un ambiente semplice e pacifico in cui i cittadini, affaticati e angosciati, possono rifugiarsi e trovare ristoro. L’universo distante e sfocato a cui essa fa riferimento richiama i luoghi in cui ha vissuto la sua infanzia e la sua giovinezza e che, ancora oggi, in occasione delle feste, raggiunge per “purificarsi” dai mali della metropoli.

È così che la campagna di Dongtai si trasforma nel magico e utopico mondo rurale di Dongba “东坝”, che incarna le proprietà rassicuranti di una casa spirituale, lontana dal trambusto, dall’ambizione e dalla malattia indicibile della metropoli. Tuttavia, la campagna del XXI secolo non può non risentire del processo di evoluzione che investe la società, assumendo una connotazione dinamica e mutevole: la popolazione del villaggio si orienta verso la cultura urbana ma non riesce a separarsi totalmente dalle proprie origini. È proprio questo che rende Dongba un luogo impenetrabile, l’ambiente ideale per una fuga dalla realtà.

L’obiettivo che Lu Min si propone di raggiungere con le sue opere è probabilmente quello di mettere il lettore davanti a tale realtà, in modo che egli possa autonomamente prendere coscienza della sua condizione: attraverso l’analisi delle malattie indicibili che si nascondono sotto lo strato superficiale della società, intende sottrarre l’uomo dal triste destino che i meccanismi del mercato e dell’industrializzazione stanno costruendo per lui e regalargli l’opportunità di ricercare la vera bellezza oltre i confini dell’utopico universo rurale.

I racconti e le interviste che hanno costituito la fonte primaria per la costruzione di un adeguato riferimento relativo al profilo di Lu Min sono stati tratti dal testo
L’abisso dei ricordi (Huiyi de shenyuan, 回忆的深渊), che riporta preziose informazioni riguardanti la vita, la carriera professionale e le opere dell’autrice. Mediante l’analisi e la traduzione del racconto La danza della lingua (Yuyan de jiaojiwu, 语言的交际舞) e del brano autobiografico La primavera dei diciotto anni: lettera d’amore indirizzata al postino (Shiba chun: zhi youchai de qingshu, 十八 春: 致 邮差 的 情书) è stato possibile ripercorrere i momenti salienti della sua biografia e tracciare, a grandi linee, il percorso che l’ha condotta nell’universo letterario di cui oggi fa parte.

*Anna Calamuneri calamunerianna[@]gmail.com è nata a Barcellona Pozzo di Gotto (ME) il 17 marzo 1992. Dopo la maturità scientifica, ha conseguito nel 2014 la Laurea Triennale in Lingue e Civiltà Orientali presso l’Università La Sapienza di Roma. Ha approfondito lo studio della lingua cinese frequentando, nello stesso anno, la Beijing Foreign Studies University.

**Questa tesi è stata discussa presso l’Università La Sapienza di Roma. Relatrice: prof.sa Alessandra Brezzi .