Oggi la Cina è il quinto paese al mondo per consumo di vino e il settimo produttore. La storia del vino in Cina è più antica di quella che pensiamo. E negli ultimi anni alcune sue cantine hanno cominciato ad esportare in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Al momento i vini cinesi raggiungono l’estero solo come curiosità, ma non è detto che non trovino in futuro la forza di imporsi sul mercato internazionale.
“Appena pochi anni fa, il vino cinese era terribile” racconta Jim Boyce, un esperto dell’industria locale al Wall Street Journal. “Ora non più, anche se l’industria è ancora nascente”. L’industria del vino è esplosa in Cina solo negli ultimi anni. Le vinerie sono raddoppiate rispetto ad appena dieci anni fa e il paese è diventato il settimo produttore mondiale sorpassando l’Australia. Eppure la prima volta che un vino cinese si è conquistato la menzione in una rivista specialistica internazionale era solo il 2011, e la notizia fu accolta con il consueto sarcasmo e scetticismo: “perché, la Cina produce vino?!”. Eppure si parla di un sensazionale miglioramento della qualità e quest’anno la Repubblica popolare è apparsa per la prima volta nell’atlante mondiale del vino.
In realtà la storia del vino in Cina è più antica di quella che pensiamo. A livello commerciale fu prodotto per la prima volta nel 1892. Le viti erano importate dalla California e il pubblico a cui era destinato era quello occidentale. Ebbe successo. Addirittura Hu Die, la più famosa star cinematografica della Shanghai degli anni Trenta – all’epoca denominata la Parigi d’Oriente – si prestò per pubblicizzarlo. Poi con l’avvento di Mao e della Repubblica popolare di vino non si parlò per molto tempo. Si tornò a sperimentarne la produzione negli anni Ottanta, quando la Cina si incamminò su quel sentiero del “socialismo con caratteristiche cinesi” che l’ha portata oggi, a trent’anni di distanza, a insediare il primato economico degli Stati Uniti.
Nella Cina dei nostri giorni la classe media aumenta e con essa i consumatori. Nessuno si può permettere di ignorare un mercato di 200 milioni di potenziali consumatori. Già oggi la Cina è il quinto paese al mondo per consumo di vino e la crescita è stimata al 15 per cento all’anno. Certo, i più cauti fanno notare che si è registrata una lieve inflessione – il 3,8 per cento – nel 2013. Ma probabilmente è da mettere in relazione al picco della campagna per l’austerità del presidente Xi Jinping, che ha bandito eccessi e sprechi dalle tavole dei funzionari governativi. Sì, perché il vino anche se è sempre più presente, rimane un prodotto di lusso. Sopratutto perché la maggior parte degli acquirenti sono ancora più interessati alla bottiglia e all’etichetta di quanto non lo siano al contenuto.
Comincia però a diffondersi anche la cultura enologa. Si sentono i nomi dei primi sommelier cinesi e delle annate di vino locale che possono competere a livello internazionale. I nouveaux riches di qualche anno fa probabilmente non avrebbero saputo distinguere un Amarone da un Tavernello, ma quelli di oggi viaggiano, passano lunghi periodi in Europa e coltivano il gusto. E per quanto incontri innegabili difficoltà tecniche, il paese è grande e tante sono le regioni che hanno un suolo, un clima e un’altitudine adatta ai vigneti. In alcuni casi ci sono addirittura politiche governative che spingono a sfruttare determinati terreni per a coltivazione delle uve da vino.
Alcune cantine del Ningxia, del Liaoning e dello Xinjiang hanno già cominciato ad esportare in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Certo il mercato europeo sarà duro da conquistare e l’espansione del mercato interno dipende moltissimo dall’andamento economico del paese. Ma se si riesce a mantenere una classe media stabile con una possibilità di spesa media, niente è impossibile. I vini australiani e quelli cileni, solo per fare un esempio, fino a pochi anni fa erano sconosciuti. Ma oggi anche i più convinti detrattori sono costretti a prenderli in considerazione. Al momento i vini cinesi raggiungono l’estero solo come curiosità, ma non è detto che non trovino in futuro la forza di imporsi sul mercato internazionale. E le velocità cinesi, ormai lo sappiamo, sono sempre in grado di stupire.
[Scritto per Il Fatto Quotidiano. Foto credits: heraldsun.com.au]