Ex lavoratori del negozio di Gucci a Shenzhen hanno scritto una lettera aperta denunciando condizioni di lavoro “inumane” all’interno del punto vendita del brand italiano, scatenando una campagna stampa che attacca il celebre marchio nostrano. UPDATED
14 ottobre 2011 – Update
Le autorità di Shenzhen ha annunciato ieri di voler realizzare una “indagine a tutto campo” dopo le denunce di abusi sul posto di lavoro da parte di ex dipendenti di un negozio Gucci.
13 ottobre 2011 – Update
Gucci ha diffuso un comunicato stampa in cui annuncia di voler sostituire il senior management e gli assistant store manager coinvolti e di impegnarsi ad "ascoltare i nostri dipendenti e promuovere un ambiente di lavoro positivo, incoraggiando il rispetto e la cura tra colleghi.”
11 ottobre 2011 – La notizia
Due ex dipendenti di un negozio Gucci a Shenzhen hanno accusato il brand italiano di avere imposto regole irragionevoli per il proprio personale, durante la giornata di lavoro. Hanno detto che dovevano avere il permesso dai loro capi per poter bere un bicchiere d’acqua o andare al bagno. Uno di loro ha raccontato di una collega incinta rimproverata perché avrebbe mangiato nei camerini del negozio durante una pausa pranzo. Minacciata di essere licenziata, la donna avrebbe poi avuto un aborto spontaneo.
La lettera racconta che i dipendenti dovevano lavorare più di 12 ore al giorno senza aver diritto agli straordinari. I negozi Gucci, infatti chiuderebbero alle 22, ma spessso il personale rimaneve all’interno a finire gli inventari fino alle prime ore del mattino.
Le accuse, riverberate da un giornale locale nel weekend e riprese da tutta la stampa nazionale, non sono nuove: “nel mese di settembre, cinque ex dipendenti del negozio avevano pubblicato on line una lettera aperta al management di Gucci Cina, lamentando condizioni di sfruttamento. Un ex dipendente ha detto al South China Morning Post che i lavoratori del negozio devono seguire più di cento regole, molte delle quali finivano per limitare i loro bisogni fisici. "Il tempo per andare al bagno, hanno raccontato, era rigorosamente limitato a cinque minuti”.
I dipendenti inoltre sarebbero stati accusati di furti all’interno del negozio e costretti a risarcire il valore di quelle merci, anche se tutti i beni in vendita di Gucci sono assicurati. Questo significa – secondo quanto affermato da un lavoratore a Xinhua – che l’azienda italiana “ha finito per ricevere una doppia compensazione: dalla compagnia di assicurazione e dai dipendenti”.
Gucci ha negato le accuse alla stampa cinese, specificando di avere sempre prestato grande attenzione al benessere dei suoi dipendenti.
Secondo Xinhua, Gucci avrebbe diffuso una nota interna in ci si chiede ai dipendenti di evitare di parlare ai giornalisti. Un tipo di accuse come queste, potrebbe infatti rallentare l’espansione del marchio nel mercato cinese.
Il direttore dell‘Unione dei lavoratori di Shenzhen, Wang Hongli, ha colto l’occasione per denunciare al China Daily che le aziende internazionali a Shenzhen non permettono ai loro impiegati di unirsi all’unione dei lavoratori. Ha qindi incoraggiato i lavoratori di Gucci a rivolgersi alla sua organizzazione. [SPi, CAg, DMt] [Foto credits: maosuit.com]