Colpiremo sia le mosche che le tigri, aveva detto Xi Jinping per rassicurare la popolazione sul fatto che la sua campagna contro la corruzione non avrebbe guardato in faccia nessuno. Eppure, mentre cadono la prime teste, i giornalisti che le denunciano incorrono nei soliti problemi con la polizia e la censura.
La corruzione continua a tenere le prime pagine dei giornali della Repubblica popolare e di Hong Kong. Il Ming Pao, quotidiano di Hong Kong, segnala che Li Jianguo membro del nuovo Politburo sarebbe sotto indagine. Ancora non sono note le accuse che gli sarebbero state mosse contro, ma il giornale riporta che Li sarebbe ora nell’ospedale militare di Pechino proprio a causa dello “stress psicologico” dovuto alle indagini. Se queste fossero confermate Li Jianguo sarebbe il funzionario più alto in grado “beccato” dalla campagna anti-corruzione della nuova leadership.
All’inizio dell’anno, il nuovo leader del Partito comunista cinese che prederà la carica di presidente il prossimo marzo, Xi Jinping, era stato chiaro: gli sforzi per fermare la corruzione avrebbero colpito anche i funzionari di alto grado (“le tigri”) oltre che quelli di basso grado (“le mosche”).
Li Jianguo fin’ora non era troppo noto. La sua carriera negli anni Novanta è stata legata a quella del potente Li Ruihuan e si dice sia vicino alla Lega dei giovani comunisti fedeli al presidente uscente Hu Jintao. È stato per molti anni segretario di Partito della regione dello Shaanxi prima di essere eletto nel Politburo a 25 membri lo scorso novembre. Se le indagini finissero per vederlo come imputato sarebbe il quarto membro del Politburo ad essere coinvolto in uno scandalo legato alla corruzione dal 1995.
Nel frattempo un altro giornale di Hong Kong, il Ta Kung Pao, venerdì scorso aveva scritto che oggi si sarebbe aperto il processo a Bo Xilai nella città meridionale di Guiyang. L’agenzia di stampa Reuters si affretta a far sapere che nessuna fonte governativa ha smentito o confermato la notizia e cita una serie di fonti anonime discordanti: secondo alcuni la notizia sarebbe priva di fondamento, ma secondo altri sarebbe probabile.
Il caso di Bo Xilai, che fino a marzo scorso era dato come uno dei funzionari destinato a scalare i più alti vertici della piramide del Partito, continua dunque a tenere desta l’attenzione dei media internazionali. Bo, è stato ufficialmente epurato perché sua moglie è stata ritenuta colpevole dell’omicidio di Neil Heywood, un uomo d’affari con passaporto britannico salito alle cronache proprio per questa triste vicenda.
Il caso, tra i più complicati degli ultimi anni proprio perché strettamente legato alle lotte di potere interne al Partito, è esploso febbraio scorso, quando Wang Lijun – il capo della polizia di Chongqing nonché fino a quel momento braccio destro di Bo Xilai – fuggì nel consolato americano di Chengdu in circostanze anomale e ancora non del tutto chiarite. Secondo quello che è emerso dai processi, si sarebbe recato lì per denunciare alle autorità americane proprio l’omicidio di Nei Heiwood ad opera di Gu Kailai, moglie del potente principino Bo Xilai.
Sia Gu che Wang hanno subito un processo e sono stati ritenuti colpevoli dalla corte. A Bo invece non sono state rese note neppure le accuse. Sappiamo solo i motivi per cui è stato epurato dalla commissione disciplinare del partito: corruzione e abuso di potere nel coprire l’omicidio della moglie.
L’ultima volta che Bo Xilai è stato visto in pubblico risale a marzo scorso e da allora si sa solo che è tenuto sotto custodia (ma non sappiamo dove) e che non gli è stato consentito di difendersi pubblicamente.
L’agenzia governativa di stampa Xinhua, nel frattempo riporta oggi che dieci funzionari di Chongqing sono stati licenziati. La loro colpa sarebbe quella di aver pagato alcune donne per fare sesso con uomini di indubbia importanza e di aver filmato il tutto per poi ricattare i suddetti. Lo scandalo a novembre scorso aveva costretto alle dimissioni il funzionario di partito locale Lei Zhengfu, perché ripreso mentre faceva sesso con una diciottenne.
L’Oriental Morning Post precisa che la polizia di Chongqing in realtà doveva essere a conoscenza del piano a delinquere già tre anni fa quando a capo della polizia ero lo stesso Wang Lijun, ora condannato a 15 anni per aver aiutato la moglie di Bo Xilai a coprire l’omicidio del businessman britannico. I video in questione infatti, diventati virali appena messi online, erano custoditi dalla polizia di Chongqing. La loro diffusione si deve al giornalista Zhu Ruifeng che ha dichiarato di averli ottenuti direttamente dal dipartimento per le indagini della polizia di Chongqing.
Ma la vicenda deve nascondere ancora sorprese. Dal suo account weibo, il twitter cinese, il giornalista in questione ha denunciato ieri di essere stato importunato dalla polizia nella sua casa di Pechino e che temeva per la sua sicurezza. Wang Keqing, firma di punta del giornalismo investigativo e redattore dell’Economic Observer, ha aggiunto che stamattina alle 10:30 Zhu Ruifeng aveva finito di scrivere una memoria con l’aiuto di quattro avvocati e che questi ultimi lo stavano accompagnando all’ufficio della polizia di Pechino incaricato del caso. Mentre scriviamo il suo account su Weibo risulta attivo ma le ricerche con i caratteri del suo nome “non producono risultati in base ai regolamenti della Repubblica popolare”.
[Scritto per Lettera43; fotocredits: polska-azja.pl]