Tre città, tre decenni e una ragazza che diventa donna. Lanbo ha poco più di vent’anni quando lascia la Cina per trasferirsi a Parigi. L’Europa ai suoi occhi di orientale ha mille colori (e alcune ombre). Sarà un nuovo amore che la porterà fino a Roma, dove tutt’ora vive e lavora. Per l’integrazione.
“Oggi la parola ‘successo’ ha assunto per me un altro significato: penso che il fatto di vivere secondo le mie idee, e di poter rappresentare una nuova immagine della donna cinese all’estero, un’immagine di donna coraggiosa, indipendente e cosmopolita, costituisca per me un grande successo.”
“Fino a quel momento noi studenti delle scuole superiori, una volta diplomati, non avevamo altra scelta che non andare a lavorare nelle campagne; ora invece ci era data la possibilità di sostenere gli esami per l’istruzione superiore che davano accesso all’università. In altre parole, la nostra prospettiva non era più limitata alla scelta di diventare contadini o operai, potevamo diventare anche intellettuali: la Cina cominciava davvero a cambiare!”
Intellettuale. Solo pochi anni prima questa parola avrebbe rappresentato una sicura condanna, adesso appariva come una nuova possibilità. Tutto inizia con la passione per la lingua e la cultura francese e la conoscenza di un insegnante, Jean. Attraverso di lui e altri contatti, l’autrice riesce ad andare a Parigi a studiare. In questa città affascinante e misteriosa, Hu Lanbo vive numerose esperienze: incontri, disavventure, giorni felici. Scopre cose nuove e per lei impensabili (come i night club e i cosmetici femminili), ma sperimenta anche la nostalgia e la solitudine venata dal senso di colpa per aver lasciato la sua famiglia e il suo Paese d’origine.
Le si presenta una grande occasione: partecipare alla spedizione Pechino-Parigi, organizzata dalla Fiat a bordo dell’auto d’epoca Itala. Unica cinese e una delle poche donne presenti, non si tira certo indietro e, proprio durante questo viaggio, incontra il grande amore della sua vita: Carlo, un tecnico delle luci. È per questo grande amore infatti, che Lanbo affronta la sua seconda e travagliata trasferta: Roma. Una città le cui notti la spaventano e la atterriscono, tanto sono buie.
“Una persona sola in un Paese straniero, in un ambiente sconosciuto: in quella notte ho pianto tutta la solitudine che avevo nel cuore. (…) La prima volta che sono stata a Roma avevo avuto la sensazione che la notte di questa città mi rendesse inquieta, anche se allora ero innamorata di mio marito e la passione mi accendeva il cuore. Quando poi sono venuta a vivere qui, ho scoperto che, tra tutte le città in cui avevo vissuto, Roma era quella con le notti più buie e scure; quell’oscurità mi avvolgeva il cuore di dolore e mi toglieva il respiro.”
Questo senso di solitudine, di vuoto la accompagnerà sempre, soprattutto quando si troverà a combattere contro un nemico difficile da sconfiggere: il cancro. Come ogni cinese, avrebbe voluto tornare in patria per farsi curare e assistere ma l’attenzione nei confronti dei propri cari (quello che in cinese si esprimerebbe come xiao o ‘pietà filiale’), la frena: non vuole creare altra sofferenza. La malattia le insegnerà molte cose e il sostegno dei figli e del marito sarà fondamentale.
Infatti, nonostante i numerosi e importanti successi lavorativi, la famiglia rimane il fulcro della sua felicità. In una lettera ai figli scrive: “un giorno , quando raccoglierò i frutti dei miei duri sacrifici di lavoro, potrò abbracciare voi e vostro padre, perché ho capito che i miei successi di oggi e di domani li devo ai tre uomini che mi hanno sempre sostenuto.”
Proprio la centralità della famiglia sembra essere una sorta di ponte che permette a due culture così lontane e diverse (come quella italiana e cinese) di capirsi e incontrarsi su un terreno comune. I punti di contatto costituiscono la base per l’integrazione e la comprensione reciproca ed è alla costruzione di questi che Lanbo si dedica assiduamente.
Inizialmente collaboratrice di varie riviste,cinesi e non, riesce con successo a mettere in piedi la prima testata bilingue che si occupi di Cina: nasce così “Cina in Italia”, pubblicazione estremamente seguita dalla comunità cinese e non solo. Attraverso i suoi articoli, si pone l’obiettivo di raccontare e spiegare la cultura cinese agli italiani e le regole e lo stile di vita italiano ai cinesi. Un mattone importante nella costruzione dell’intercomprensione.
Nel 1993 esce in Cina il suo primo romanzo “Ragazza sulla nuova via della seta”, non ancora tradotto in italiano. Nel frattempo inizia a scrivere anche per importanti quotidiani e a firmare servizi che riguardino la Cina. Hu Lanbo è attualmente un esempio efficace di cerniera tra due mondi. Come dice la stessa autrice: “a Pechino desidero collegare Pechino e l’Italia. Cesare ha detto che tutte le strade portano a Roma, io dico che serve che ci sia almeno l’indicazione di alcune persone così che le strade di Pechino possano arrivare a Roma.(…) Lavorare duro per l’integrazione è una responsabilità comune.”
* Rita Barbieri è docente di lingua cinese presso alcune strutture private a Firenze, laureata con lode in Lingue e Civiltà dell’Oriente antico e moderno presso l’Università degli studi di Firenze.