Secondo i maya, il mondo dovrebbe finire in meno di 24 ore. I cinesi che comprano set di sopravvivenza, costruiscono improbabili "arche di Noe" o decidono di dare una svolta alla propria vita. Il governo che ritiene il fenomeno ad alta pericolosità sociale, mentre le aziende propongono sconti pazzi per la fine del mondo.
“Se crediamo nei maya…” è ormai un meme. Sulla rete cinese gli internauti fanno a gara a esprimere in pochi caratteri come intendono trascorrere le ultime ore prima della fine del mondo, programmata dal calendario Maya per la data palindroma del 21/21/12.
Sulla rete troviamo boutade come fare l’amore o i luoghi dove rifugiarsi. In alcuni ambienti, serpeggia il panico. E le storie che si leggono su giornali e siti cinesi, hanno dell’incredibile. D’altronde anche un sondaggio Iposos che ha intervistato 16mila persone in 21 paesi, ha mostrato come i cinesi – seguiti a stretto giro dai russi – siano tra i popoli in cui la percentuale di persone che crede che il mondo finirà il 21 dicembre è più alta.
Nella regione sudoccidentale del Sichuan, nella città di Neijiang, sono esaurite le scorte di fiammiferi e candele dopo che si è sparsa la voce che quello che succederà il 21 dicembre sarà un blackout completo. Ma sono i comportamenti individuali, quelli sicuramente più pericolosi. A Yiwu, nel ricco Zhejiang, un commerciante ha dichiarato ai media di aver venduto decine di capsule di sopravvivenza in acciaio al prezzo di alcuni milioni di yuan.
Secondo il suo racconto, la maggior parte degli acquirenti veniva da grandi e importanti città come Pechino e voleva usare le capsule come rifugi di emergenza durante eventuali inondazioni o altri disastri naturali. Chiamava le capsule “l’arca di Noe cinese”, e assicurava che avrebbero protetto gli acquirenti da “qualsiasi terribile disastro abbiano potuto vedere in film come 2012 e The Day After Tomorrow”.
E l’idea di costruire un’arca per salvarsi è venuta anche a singoli individui che – non per profito, ma per paura – hanno costruito strutture simili. Nella regione desertica dello Xinjiang, un comandante dell’esercito ha speso un milione e mezzo di yuan per costruire un vascello che salvi famiglia e amici da un’eventuale imminente inondazione. Ma la storia più incredibile è quella di a un contadino della povera regione dello Hebei che vent’anni fa ha solennemente promesso alla sua bambina di costruirgli un rifugio che la proteggesse dall’eventualità della fine del mondo e – con un perfetto tempismo – ha finito di costruirla proprio qualche giorno fa, a pochi giorni da 21 dicembre 2012.
Secondo quanto riportato dal South China Morning Post, il contadino in questione con pazienza e genio ha costruito sei alloggi sferici di emergenza, ognuno dei quali in grado di contenere fino a 14 persone e di salvarle da inondazioni, terremoti o tempeste solari. In ogni sfera, costruita con materiale ignifugo e fibra di carbonio, ha riposto cibo e acqua sufficienti per alcune settimane. E ognuna di esse dispone di una filtro per l’aria, un periscopio e alcune lampade a led.
Secondo quanto ha dichiarato ai media, l’ormai ottantenne contadino-ingegnere, non è lui a credere nella fine del mondo. Anzi, anche se ha speso oltre due milioni di yuan – 200 volte circa il reddito medio di un contadino Hebei – e non saprà come appianare i debiti contratti, è felice di aver tenuto fede alle promesse fatte alla figlia. E tutto fiero racconta che quando ha visto il film 2012, la cosa che lo ha impressionato di più è stata che di fronte a una catastrofe naturale neanche il presidente degli Stati Uniti era in grado di proteggere il suo popolo. Ed è quindi fiero di aver costruito con le proprie mani una soluzione.
Ma ci sono state reazioni anche meno geniali. A Nanjing, nella regione del Jiansu, un ingegnere in pensione ha venduto il suo appartamento. Un falegname di Chongqing ha speso tutti i suoi risparmi in viveri, già tre anni fa, con il solo risultato di essere abbandonato da moglie e figlia. Lo stesso anno, due fratelli della regione meridionale dello Zhejiang hanno deciso di lasciare il loro noiso lavoro da operai in fabbrica e trascorrere gli ultimi tre anni della loro vita in maniera più avventurosa: rapinando e spendendo.
Il governo non vuole che si diffonda il panico e promette il pugno di ferro. Qualche giorno fa nella centralissima metropoli di Xi’an, un gruppo di persone che distribuiva volantini sugli autobus a proposito dell’imminente fine del mondo sono stati arrestati con l’accusa di mettere in pericolo la stabilità sociale. La stessa accusa rivolta ai dissidenti. Lo stesso giorno e per lo stesso motivo sono state arrestate più di 30 persone nella regione costiera del Fujian.
Ma il fenomeno più interessante – e anche quello più pragmatico – sono le aziende che tentano di fare cassa su questa psicosi globale. Taobao, uno dei più grandi portali di shopping online della Cina continentale, ha promesso di fare sconti del 50 per cento il giorno prima dell’”apocalisse”. Lo slogan della campagna pubblicitaria dice tutto: “tutti i pazzi prima del giorno del giudizio”.
[Scritto per Lettera43; foto credits: lookupfellowship.com]