Le foto di un combattente cinese arruolato nell’Isis sono comparse su una pagina fb che fa capo al ministero della difesa irachena. La faccia è contusa, rendendo difficile l’identificazione etnica. E’ la prima prova del coinvolgimento dei cinesi tra i militanti sunniti. Secondo il diplomatico Wu Sike, sono almeno cento i cittadini cinesi che si sono arruolati nelle fila dello Stato islamico. La maggior parte di essi proverrebbe dallo Xinjiang, la regione occidentale cinese a maggioranza musulmana dove da anni si registrano attentati che Pechino imputa a forze indipendentiste.
Due foto di un combattente cinese arruolato nell’Isis sono comparse su una pagina Facebook che fa capo al ministero della difesa irachena. Solo una terribile frase in arabo accompagna le due immagini: “daash cinese prima e dopo il pestaggio”. Daash è l’acronimo di “Dulat al-Islam fi al-Iraq wal-Sham”, ovvero la forma araba che sta per “Stato islamico dell’Iraq e della Grande Siria”, da noi meglio conosciuto come Isis.
Nella prima foto il militante è mostrato assieme a un soldato iracheno. La faccia è gonfia e tumefatta, si riconosco i tratti indiscutibilmente asiatici, ma è difficile affermare con certezza che sia un cinese. Nella seconda il militante appare raggomitolato a terra, apparentemente privo di sensi. Né l’ambasciata cinese in Iraq, né il governo iracheno o il ministero degli esteri cinese hanno ancora confermato la sua identità, ma se questa fosse provata si tratterebbe della prima prova del coinvolgimento dei cinesi tra i militanti sunniti.
Non si tratta sicuramente del primo straniero che risponde al richiamo della jihad. A luglio, il cosiddetto califfo dello Stato islamico Abu Bakr Al-Baghdadi ha richiamato i musulmani di tutto il mondo a partecipare alla causa sottolineando che “i diritti dei musulmani sono negati in Cina, in India e in Palestina”. Al richiamo jiahadista per la creazione di un moderno “califfato islamico” hanno risposto britannici, australiani e statunitensi. Britannico sembrerebbe essere Jihadi John il combattente Isis che avrebbe ucciso il giornalista americano James Foley.
Secondo il diplomatico Wu Sike, inviato speciale in medio oriente, sarebbero almeno cento i cittadini cinesi che si sono arruolati nelle fila dello Stato islamico. La maggior parte di essi proverrebbe dallo Xinjiang, la regione occidentale cinese a maggioranza musulmana dove da anni è in corso una vero è proprio conflitto a bassa intensità che Pechino imputa a forze indipendentiste.
Nel 2013 sulla rete cinese è comparso un video in cui il combattente Bo Kang, vestito con una tuta militare e armato di kalashnikov, raccontava in cinese la sua storia. Diceva di essersi convertito all’Islam, di aver combattuto durante la rivoluzione libica e invitava i musulmani cinesi a raggiungerlo in Siria. Yin Gang, ricercatore del dipartimento di studi sull’Africa e l’Asia occidentale dell’Accademia delle scienze sociali cinese – il più importante think thank del paese – ritiene che i militanti di nazionalità cinese che combattono per l’Isis siano addirittura qualche centinaio.
Secondo Yin sono coloro che volevano unirsi ad al-Qaeda in Afghanistan per “accumulare esperienze di combattimento”. Oggi che quella regione è politicamente più stabile entrano in Siria e in Iraq per partecipare allo Stato islamico, “il paradiso dei jihadisti”.
[Scritto per il Fatto Quotidiano]