Li Yuanlong è un reporter di un giornale locale di Bijie nella regione del Guizhou. Ha indagato sulla morte di quattro bambini nella regione del Guizhou e diffuso la notizia su internet. Il 21 novembre però è stato preso in custodia dalle autorità ed è andato in "vacanza". Ma nemmeno il figlio sa dove. E’ già qualche giorno che la stampa cinese discute di un avvenimento di cronaca. Il 16 novembre cinque bambini tra i nove e i tredici anni sono stati trovati morti avvelenati da monossido di carbonio a Bijie, un piccolo centro nella regione del Guizhou.
Oggi, il giornalista che per primo ha dato la notizia è stato allontanato dalla sua città. Ufficialmente è stato costretto ad andare in vacanza. In una località sconosciuta anche a suo figlio.
Li Muzi, figlio del reporter Li Yuanlong, ha denunciato che suo padre è stato preso in custodia dalle autorità alle 13:00 del 21 novembre e poi portato all’aereoporto di Guiyang per una “vacanza” in una località turistica non meglio specificata.
“Mio padre mi ha detto di aver ricevuto alcune telefonate prima di esser stato prelevato da casa” ha dichiarato Li Muzi al South China Morning Post. “sembrerebbe che non vogliano che aiuti altri giornalisti a coprire questa storia”. Suo padre, Li Yuanlong, è stato un giornalista della testata locale Bijie Daily e aveva scritto sull’incidente quattro post sulla piattaforma online Kdnet.net pubblicando per la prima volta una serie di dettagli sull’incidente.
Le vittime, cinque bambini tra i 9 e i 13 anni tutti imparentati tra loro, erano morte per intossicazione da monossido di carbonio dopo aver dato fuoco a un cassonetto dell’immondizia per proteggersi dal freddo. La notizia aveva subito creato un dibattito pubblico sul fatto che le autorità locali erano state insensibili alla denuncia delle scomparsa dei cinque bambini avvenuta più di una settimana prima del ritrovamento dei corpi.
Chi abitava nell’area, ha testimoniato che i ragazzi vivevano già da qualche tempo in una rifugio malamente costruito con una cerata, blocchi di cemento e lamine di compensato. Le foto di questa tenda improvvisata sono ancora visibili online.
Un rapporto dell’Unicef del settembre 2011 sottolineava i dati sconfortanti del ministero degli affari civili cinese che riportava almeno 500mila bambini in Cina vivano abbandonati e senza le cure parentali. Dalla cifra inoltre erano esclusi i bambini che vivevano per strada ma a seguito dei genitori migranti.
Il giorno dopo il ritrovamento l’agenzia di stampa governativa Xinhua si era affrettata a specificare che l’identità dei bambini era stata confermata e che “alcune funzionari con posizione di rilievo erano stati severamente puniti”. I cinque bambini, secondo la versione ufficiale, avevano fatto un patto circa tre settimane prima: avrebbero giocato sempre assieme. Da allora non erano più tornati a casa.
Qualche giorno prima quattro di loro avevano litigato con genitori e insegnanti perché non volevano più tornare a scuola. I risultati che riuscivano a raggiungere erano troppo scarsi. Ed erano già capitato che agenti della polizia li trovassero in giro a bighellonare e li rispedissero a casa.
Ma giornali e opinione pubblica si sono accaniti sulla vicenda. Di chi è la responsabilità quando accadono fatti del genere? Sono i genitori che non hanno vigilato sui loro bambini, la scuola che non ha saputo gestire e controllare i ragazzi oppure le forze dell’ordine che non hanno agito per tempo?
Il figlio di Li Yuanlong ha raccontato al South China Morning Post che aveva parlato con suo padre proprio la mattina dopo il giorno in cui era stato allontanato. Gli aveva detto di cancellare un post che aveva scritto sulla sua scomparsa e che era preoccupato perché non sapeva per quanto tempo lo avrebbero tenuto lontano da casa.
Li Fangping, un avvocato che si era occupato della scomparsa dei cinque bambini, ha dichiarato che nel caso della scomparsa di Li Yuanlong le autorità stanno violando la legge. “Quello a cui stiamo assistendo – ha dichiarato sempre al South China Morning Post – è in conflitto con la proiezione della bella e armoniosa Cina di cui la nuova leadership vuole convincere il mondo”.
[scritto per Lettera43; foto credits: sln.org.uk ]