Banchieri statunitensi e avvocati britannici nutrono dubbi sulle aperture del cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, alle banche cinesi in materia di regolamentazione. L’obiettivo sarebbe quello di favorire Londra come centro per trasformare la moneta cinese, il renminbi, in una valuta globale.
I commenti raccolti dal Financial Times sottolineano come l’intervento di Osborne possa essere inteso come un segnale per l’indipendenza dell’autorità di regolamentazione della Bank of England.
In particolare, spiega un avvocato al quotidiano della City, dà l’impressione che la politica britannica scavalchi le preoccupazioni sulla trasparenza del sistema finanziario cinese e sulla sua solidità.
Nessuno tuttavia ha per il momento ricordato la crisi di liquidità dello scorso giugno, frutto del braccio di ferro tra gli istituti e la banca centrale cinese per indurli a investimenti più prudenti.
Il piano delineato da Osborne prevede che le autorità di controllo britanniche instaurino un tavolo con le grandi banche cinesi affinché queste possano aprire delle vere e proprie filiali per il loro business senza appoggiarsi a sussidiarie, come avviene ora, costrette tuttavia a standard più rigidi per quanto riguarda capitale e liquidità.
La mossa, scrive l’agenzia Reuters, sarà salutata con favore dagli istituti cinesi, che lo scorso anno hanno più volte sottolineato le difficoltà nell’operare sull’isola e con la minaccia di spostare i loro affari in Lussemburgo.
Come spiega ancora il FT, la convinzione del titolare delle Finanze britannico è che la moneta cinese conquisterà un ruolo di sempre maggior rilievo nell’economia globale. Londra punta quindi a diventare casa per “le banche, per i bond e per la finanza” del Dragone.
Gli istituti britannici sono già tra gli attori internazionali più attivi sul mercato cinese. La mossa del Cancelliere è un segnale della volontà britannica di diventare il maggior hub europeo per i cinesi, con conseguenti benefici in termini di occupazione per la City.
Di suo, Pechino consentirà agli investitori istituzionali londinesi di investire 80 miliardi di yuan, circa 6,6 miliardi di euro, in titoli cinesi secondo lo schema del Renminbi Qualified Foreign Institutional Investor. Londra avrà la possibilità di investire yuan direttamente nell’entroterra.
Giò lo scorso giugno la People’s Bank of China, l’istituto centrale cinese, e la Bank of England trovarono un accordo per lo scambio di voluta da 200 miliardi di yuan. Secondo Bloomberg, la decisione è un ulteriore segno della volontà del governatore della Banca centrale cinese, Zhou Xiaochuan, di garantire alla valuta locale un maggiore peso negli investimenti e nel commercio globali. Un’apertura che sarà messa alla prova nella zona di libero scambio inaugurata a Shanghai alla fine di settembre.
La visita di cinque giorni di Osborne in Cina, accompagnato tra gli altri dal sindaco della capitale, Boris Johnson, è stata anche l’occasione per far ripartire i rapporti tra Londra e Pechino, raffreddatisi per l’incontro lo scorso anni tra il premier David Cameron e il Dalai Lama.
Il risultato è stata una serie di misure come le semplificazione delle procedure per i turisti cinesi per ottenere un visto, in un periodo tra l’altro in cui Pechino sta inasprendo la politica d’ingresso, e ancora la conferma di investimenti cinesi nelle infrastrutture e nel nucleare.
“La Cina”, spiega il Quotidiano del popolo nella sua edizione cinese, “apprezza il sostegno britannico al riconoscimento europeo dello status di economia di mercato alla Cina, l’aver facilitato gli scambi nell’alta tecnologia e l’accordo sulle banche”.
[Scritto per Formiche]