Continua lo scontro tra Pechino e Tokyo sulle isole Senkaku/Diaoyu. Una fregata cinese avrebbe, sostiene Tokyo, agganciato nei suoi radar una nave della marina giapponese. Un atto ostile per il primo ministro giapponese Abe, che ora vorrebbe il riarmo. Non è ben chiaro se sia un ulteriore passo in direzione del disastro, in un’escalation che ormai stentano a controllare i suoi stessi fomentatori. Ma il nuovo capitolo del conflitto Sino-giapponese per le isole Diaoyu/Senkaku sembra davvero grave.
Mercoledì, il Giappone ha infatti accusato la Cina di un “atto pericolosamente provocatorio” perché il mese scorso una fregata cinese avrebbe agganciato nel mirino del suo sistema di puntamento una nave della marina giapponese. Sarebbe il primo atto esplicitamente ostile, “sul campo”, dell’intera vicenda, forse l’errore che può far precipitare gli eventi più volte paventato dagli osservatori internazionali.
Fatto sta che lo stesso premier giapponese Abe ha aspettato una settimana prima di dare notizia dell’accaduto, non si sa bene per quali ragioni, e poi i media giapponesi hanno prontamente rilanciato la campagna contro la Cina che viola i trattati internazionali e ha un atteggiamento aggressivo verso i Paesi limitrofi.
Pechino ha aspettato 48 ore prima di rispondere e ha quindi rispedito le accuse al mittente, accusando Tokyo – per bocca del ministero degli Esteri – di voler deteriorare l’immagine della Cina. Il ministero non ha per altro negato il fatto, dichiarando che sono in corso indagini. L’impressione è che entrambi i protagonisti si siano messi su una china da cui è difficile risalire, anche se affermano di voler risolvere la questione “con il dialogo”.
Xinhua – l’agenzia ufficiale cinese – riporta le parole della portavoce degli Esteri, Hua Chunying, per concludere che “le relazioni tra il Giappone e la Cina si sono inasprite da quando, nel 2012, il governo giapponese ha dichiarato che avrebbe ‘acquistato’ una parte delle isole Diaoyu, nel Mar Cinese Orientale. La Cina insiste sul fatto che le isole sono parte del suo territorio”. Dietro l’apparente linearità della chiosa un messaggio chiaro: hanno cominciato i giapponesi con quell’assurdo “acquisto”.
Un editoriale del Global Times è molto più esplicito. Secondo la versione pop del Quotidiano del Popolo, il Giappone ha dato enfasi all’incidente del radar “per avvertire” sia l’opinione pubblica cinese sia quella giapponese. “Se la vera intenzione dell’amministrazione Abe è quella di instillare l’idea di una guerra imminente nella mente del pubblico, anche la Cina deve inviare lo stesso messaggio”, aggiunge l’editoriale con durezza.
Un commento del Beijing News dice invece che dietro alla vicenda del radar c’è il tentativo del premier giapponese Abe di rafforzare l’esercito e rivedere la costituzione pacifista che il Giappone ha adottato dalla fine della seconda guerra mondiale. “Gli Stati Uniti hanno un atteggiamento cauto e vago su tutto questo – dice il giornale -. Alla vigilia della prossima visita negli Stati Uniti [di Abe, ndr], utilizzare ‘l’aggancio del radar’ per enfatizzare una ‘minaccia cinese’ come merce di scambio per convincere gli Stati Uniti a ‘rilassare le restrizioni’, può essere l’inganno meticolosamente artigianale del governo Abe”.
Molti media cinesi si accodano a questa versione: i giapponesi starebbero urlando “al lupo” per forzare la mano agli Usa in direzione del riarmo giapponese. È la destra nipponica a spingere, insistono i media controllati da Pechino. Intanto però riportano che il premier cinese in pectore, Li Keqiang, ha nel frattempo esortato la marina ad aumentare le operazioni di sorveglianza, “intensificando l’applicazione della legge nelle acque territoriali della Cina”, dice Xinhua. “Pattugliare e governare i mari sotto la giurisdizione della Cina è la principale responsabilità del personale cinese di sorveglianza marittima”, ha dichiarato Li.
Che la Cina non esca troppo bene da questa faccenda del radar è quanto però sottolinea il South China Morning Post, che come al solito non si fa problemi a criticare le politiche di Pechino. A prescindere da chi abbia ragione – sostiene il giornale di Hong Kong – la vicenda è una sconfitta per la Cina in termini di immagine nel mondo. Lo afferma per bocca di alcuni esperti. “I nuovi leader cinesi si presentano agli occhi del mondo come dei facinorosi che sostengono la linea dura e creano problemi” commenta Kerry Brown, professore di politica cinese presso l’Università di Sydney. “Se Xi viaggia in tutto il mondo predicando l’ascesa pacifica e tutto il resto, le azioni della Cina corrono invece il rischio di compromettere questa posizione e di creare un ambiente di totale fiducia”.
Il professor Su Hao, dell’università cinese di Affari Esteri, dice invece che è anche possibile che le fregate cinesi stessero reagendo a qualche minaccia da parte dei giapponesi. Tuttavia l’immagine della Cina ne ha comunque sofferto: “Alla comunità internazionale sembra che la Cina stia molestando il Giappone”, sintetizza.
Se è tutta una mossa di Abe per cambiare la costituzione, sembra ben riuscita.
[Scritto per Lettera43; foto credits: livemint.com ]