Sale la tensione sul mare conteso

In by Gabriele Battaglia

Cresce la tensione tra Taiwan e Filippine. Taipei ha rifiutato le scuse «non abbastanza sincere» di Manila sull’uccisione del suo pescatore e ritirato i diplomatici dal Paese. Non solo. Il governo ha congelato i contratti di lavoro ai filippini e dato il via a esercitazioni militari nelle acque contese. Tutto è iniziato il 9 maggio, quando una nave di stato delle Filippine ha aperto il fuoco su un peschereccio taiwanese che si trovava in una zona di sovrapposizione delle acque territoriali, ovvero la zona economica esclusiva rivendicata dai due paesi. Nello scontro il vecchio pescatore taiwanese Hung Shih-cheng è rimasto ucciso. Il giorno seguente Manila ha ammesso l’incidente, ma non si è scusata.

L’11 maggio il presidente taiwanese Ma Ying-jeou ha dato un ultimatum: se entro 72 ore il governo filippino non avesse chiesto formalmente scusa, trovando e punendo i responsabili, avrebbe subito pesanti sanzioni.

Il martedì seguente, proprio a ridosso dello scadere dell’ultimatum, Manila ha presentato le scuse formali e, il 15 maggio, il portavoce del presidente filippino ha invitato alla calma. Ciononostante, poche ore dopo, Taipei ha messo in atto le sanzioni: allerta rossa sui viaggiatori provenienti dalle Filippine e sospensione degli scambi commerciali, oltre al ritiro delle rappresentanze diplomatiche da Manila e al congelamento dei contratti di lavoro ai filippini (nel Paese sono circa 87 mila e ogni anno spediscono a casa centinaia di milioni di dollari).

Dustin Wang, accademico di Taipei esperto nelle questioni relative al Mar cinese meridionale, ha spiegato al Financial Times che la questione è diventata così importante per l’inconsueta violenza con cui le Filippine hanno sparato (almeno 50 bossoli sono stati ritrovati a bordo della nave da 15 tonnellate).

La faccenda si è fatta ancora più complicata per la mancanza di rapporti diplomatici ufficiali tra l’isola di Taiwan e le Filippine. Come la maggior parte delle nazioni, infatti, al fine di non contraddire la Cina, che non ha mai riconosciuto l’indipendenza di Taiwan, le Filippine hanno solo un ufficio di rappresentanza privato a Taipei per gestire i rapporti commerciali.

La posizione della Cina è, almeno in apparenza, di appoggio a Taiwan. Così si possono leggere le affermazioni del rappresentante diplomatico a Taipei Yang Yi, che ha definito "un obbligo" per la Cina continentale proteggere gli interessi dei "compatrioti" taiwanesi. Ma gli analisti politici delle ‘due Cine’ sono preoccupati per come si sta dipanando la situazione. Pechino sembra intenzionata a prendere le difese militari dell’isola solo su espressa richiesta di Taiwan, il che vorrebbe dire cedere alla posizione di ‘una sola Cina’.

Inoltre il fatto che Manila non riconosca formalmente Taiwan potrebbe mettere il presidente filippino Benigno Aquino nella difficile posizione di dover presentare scuse formali a Pechino piuttosto che a Tapei. Un boccone amaro anche per il presidente taiwanese Ma Ying-jeou che, pur essendo filo-cinese, non potrebbe accettare che l’opinione pubblica lo riconoscesse come quello che ha posto le basi per la riunificazione con Pechino.

[Scritto per Lettera43; foto credits: smh.com.au]