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In Cina e Asia – Dialoghi e strette di mano tra Cina e Russia

In Notizie Brevi by Serena Console

  • Dialoghi e strette di mano tra Cina e Russia
  • Il nuovo “Made in China 2025”
  • La Wto boccia l’etichettatura “Made in China” sui prodotti di Hong Kong
  • Myanmar: il Consiglio di sicurezza dell’Onu approva prima risoluzione in 74 anni
  • Nel 2023 la crescita economica dell’India sarà la più veloce al mondo 

Dmitri Medvedev, il numero due del consiglio di sicurezza nazionale russo, noto per le sue critiche più dure contro l’Occidente espresse durante la guerra in Ucraina, è stato accolto – su invito – a Pechino dal presidente cinese Xi Jinping. Cooperazione commerciale e rafforzamento dei rapporti bilaterali sono stati i temi al centro dell’incontro, anche se l’accento è stato posto da Xi sulla guerra russa in Ucraina. O meglio, sulla pace. Xi ha ribadito che la Cina “sostiene una posizione obiettiva ed equa e promuove i colloqui di pace”. L’auspicio del leader cinese è che tutte le parti interessate nel conflitto in Ucraina “esercitino moderazione, conducano un dialogo complessivo e risolvano le preoccupazioni comuni nel campo della sicurezza attraverso mezzi politici”. Dai comunicati ufficiali emessi da Pechino e Mosca, è stata data ampia risonanza ai rapporti bilaterali per una “governance globale più giusta”, da esprimere in vari organismi internazionali, come come l’Onu, il G20, i Brics e i paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco).

Nella stessa giornata di ieri, il presidente russo Vladimir Putin ha inaugurato il più grande giacimento di gas della Siberia, il giacimento di Kovyktin nella regione di Irkutsk, che fornirà il gasdotto Power of Siberia, collegato alla Cina. Putin ha evidenziato che saranno estratte 1,8 mille miliardi di tonnellate del gas che viaggeranno attraverso una nuova pipeline lunga 800 chilometri. Un grande affare per Mosca e Pechino. La scorsa settimana, Putin ha affermato che i progetti consentiranno alla Russia di aumentare le sue vendite di gas alla Cina a 48 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2025 e a 88 miliardi di metri cubi entro il 2030. La Cina ha importato negli ultimi mesi quantità record di gas naturale liquefatto russo il mese scorso: 852.000 tonnellate, il doppio rispetto al novembre dell’anno precedente. Gli acquisti complessivi di energia russa, compreso il petrolio, hanno raggiunto gli 8 miliardi di dollari a novembre, dai 7,8 miliardi di dollari del mese precedente. Il totale ora ammonta a 68 miliardi di dollari dall’inizio della guerra in Ucraina, dai 41 miliardi di dollari dello stesso periodo dell’anno scorso.

Strette di mano e annunci arrivano proprio nel giorno in cui Cina e Russia hanno dato il via a una settimana di esercitazioni navali nel Mar cinese orientale, a pochi chilometri di distanza dallo Stretto di Taiwan. L’esercitazione, nota come Joint Sea 2022, si terrà nelle acque al largo della provincia orientale dello Zhejiang e servirà soprattutto a lanciare un messaggio all’isola rivendicata da Pechino.

Il nuovo “Made in China 2025”

Il “Made in China 2025” è tornato, ma con una veste e un nome diverso. Il governo cinese, lo scorso 14 dicembre, ha presentato il suo “Strategic Plan for Expanding Domestic Demand 2022–2035” per sostenere il comparto IT del paese e riprendere il controllo dei dati che sono ora gestiti da società straniere. In arrivo, secondo Securities Times, ci sarebbe un nuovo concetto legato all’“innovazione dell’informazione” (创新 xìnchuàng), che altro non è che un’abbreviazione di “innovazione applicativa della tecnologia dell’informazione” (信息技术应用创新). Il concetto di xinchuang è stato menzionato per la prima volta in un piano governativo del 2006, per la gestione dello sviluppo scientifico e tecnologico, quando il comparto IT e i database cinesi erano per lo più gestiti da società straniere, in particolare IBM, Oracle, e Dell EMC. Queste società erano entrate in Cina negli anni ’90 e avevano conquistato fino all’80% del mercato. Ora il concetto di xinchuang, che si presenta come il piano “Made in China 2025” ma con veste diversa, ha un esplicito obiettivo: permettere a Pechino di produrre e controllare la sua tecnologia avanzata, diventando così indipendente dalle società straniere. E per garantire il successo del xinchuang, il governo centrale deve mettere nuovamente mani sul comparto IT, ma anche su hardware di base, software e sistemi operativi, database e server. Ma soprattutto sui dati. A partire dall’ottobre 2022, il governo centrale e i governi locali hanno emesso un totale di 166 politiche xinchuang. Un successo consolidato negli anni: dal 2011 al 2018, l’entità dei contratti governativi per progetti xinchuang è stata pari a 199 milioni di yuan (28,52 milioni di dollari); nel 2020 si è saliti a 27,92 miliardi di yuan (4 miliardi di dollari) e dall’inizio del 2021 fino a novembre 2022, l’importo è stato di 18,45 miliardi di yuan (2,64 miliardi di dollari).

La Wto boccia l’etichettatura “Made in China” sui prodotti di Hong Kong
Quando alla Casa Bianca sedeva Donald Trump, il terreno di scontro tra Usa e Cina era anche Hong Kong, l’ex colonia britannica che nel 2019 e 2020 è stata scossa prima dalle proteste democratiche e poi dalla legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino. L’allora presidente Usa, al termine del suo mandato, aveva proposto di etichettare i prodotti provenienti da Hong Kong come “Made in China”, per esplicare una ritorsione commerciale nei confronti dell’ex colonia britannica e di Pechino. A distanza di un paio d’anni, arriva lo schiaffo agli Usa dal Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio. Secondo la Wto, gli Stati Uniti hanno violato le regole del commercio internazionale per la sua richiesta di applicare una diversa etichettatura sui prodotti dell’ex colonia britannica. Una decisione che va tutta a favore di Hong Kong, la quale aveva denunciato la misura imposta da Trump come discriminatoria. Alla base della decisione dell’Organizzazione c’è l’idea che l’etichettatura imposta da Washington non si qualifichi per l’esenzione sulla sicurezza nazionale, poiché la situazione fra Washington e Hong Kong non costituisce un’emergenza nelle relazioni internazionali. Immediata l’opposizione degli Usa, che in una nota si dicono contrari alla decisione della Wto.
Myanmar: il Consiglio di sicurezza dell’Onu approva prima risoluzione in 74 anni

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato ieri la sua prima risoluzione sul Myanmar da 74 anni a questa parte, chiedendo la fine delle violenze nel Paese e sollecitando la giunta militare birmana a liberare i prigionieri politici, inclusa la consigliera di Stato deposta Aung San Suu Kyi. “Oggi abbiamo inviato un messaggio fermo, che non può essere frainteso dalle forze armate (birmane)”, ha dichiarato l’ambasciatrice del Regno Unito all’Onu, Barbara Woodward. “Ci aspettiamo che questa risoluzione venga attuata nella sua interezza. Abbiamo anche inviato un messaggio al popolo del Myanmar, riguardo la nostra volontà di progressi in linea coi loro diritti, desideri e interessi”, ha aggiunto l’ambasciatrice. Cina e Russia si sono entrambe astenute dal voto di ieri, così come l’India, mentre gli altri 12 membri del Consiglio hanno votato a favore. Stamani la Cambogia ha spedito il proprio inviato speciale in Thailandia per portare avanti colloqui informali. Pare ci sarà anche il ministro degli Esteri della giunta birmana.

Nel 2023 la crescita economica dell’India sarà la più veloce al mondo

La Cina passa il testimone di potenza economica all’India. Il subcontinente indiano si appresta a diventare la principale economia in più rapida crescita al mondo nel prossimo anno. A spingere l’ascesa economica è il commercio al dettaglio, che ha registrato un boom dopo la pandemia, e le recenti revisioni dei bilanci bancari, che hanno attirato nuovi investimenti, alimentando una forte domanda di diversi prodotti, dalle automobili ai televisori, dal carbone agli aerei di linea. Secondo un sondaggio della banca centrale indiana, la quinta economia più grande del mondo dovrebbe crescere del 6% nell’anno fiscale che si concluderà il 31 marzo 2024. Tuttavia, la ripresa economica sarà disomogenea e si presenterà principalmente nelle zone urbane più sviluppate.

A cura di Serena Console