Dalla fine degli anni Cinquanta al 1976, tutti i passaggi e gli eventi storici che hanno portato alla Rivoluzione culturale in Cina, elencati in ordine cronologico e ordinati in un’infografica originale.
1956
Parte la «Campagna dei 100 fiori», la stagione di liberalizzazione della vita culturale, politica, economica e sociale avviata in risposta alla progressiva destalinizzazione portata avanti da Nikita Chruščёv nell’Unione Sovietica. L’anno successivo la campagna sfocia in persecuzioni contro gli intellettuali di destra.
1958
Parte il Grande balzo in avanti, il piano economico per fare dell’industria il traino del paese sino ad allora prevalentemente dipendente dall’agricoltura. In agosto vengono lanciate le comuni popolari, unità amministrative autosufficienti formate dalla fusione di più cooperative agricole.
1959-61
Ammissione dell’esito disastroso del volontarismo economico. Liu Shaoqi, vicepresidente del Partito comunista, sostituisce Mao Zedong come presidente della Repubblica popolare.
1966
Viene istituito il primo «Gruppo del Comitato centrale per la rivoluzione culturale» (noto come «Gruppo dei Cinque») diretto dal sindaco di Pechino Peng Zhen. Il Gruppo svolge un’attività quasi nulla fino alla pubblicazione di un articolo del politico Yao Wenyuan in aperta critica contro l’opera teatrale La destituzione di Hai Rui.
L’opera veniva letta in termini politici alla luce della destituzione (1959) da parte di Mao di Peng Dehuai, l’ex comandante supremo dell’esercito e ministro della difesa noto per le sue accuse contro il Grande balzo in avanti. Peng Zhen confuta l’interpretazione di Yao e fa bloccare la pubblicazione dell’articolo, sostenendo che la critica dell’opera debba essere condotta in termini puramente accademici. Il Gruppo lancia «le tesi di febbraio» che tendono a «limitare il diritto di critica».
Nel frattempo a Shanghai si costituisce un altro gruppo sotto l’egida della moglie di Mao, Jiang Qing, e del maresciallo Lin Biao, che aveva preso il posto di Peng Dehuai come ministro della difesa. Il gruppo tiene «un dibattito sulle attività letterarie ed artistiche nell’esercito».
Nel mese di maggio viene nominato un nuovo «Gruppo del Comitato centrale per la rivoluzione culturale». Segue la pubblicazione della «circolare del 16 maggio» che condanna Peng Zhen e «i rappresentanti della borghesia infiltratasi nel Partito, nel governo, nell’esercito e nei milieu culturali». Il 25 maggio sette studenti dell’Università Beida di Pechino attaccano il rettore dell’ateneo in un manifesto che sancisce l’inizio della mobilitazione studentesca.
Dall’1 all’8 agosto si tiene una sessione allargata del Comitato centrale. Mao supporta il manifesto della Beida e i gruppi studenteschi. Il 20 agosto fazioni di attivisti provenienti dalle scuole superiori e dalle università si riversano nella capitale per «distruggere completamente il vecchio pensiero, la vecchia cultura, i costumi e le abitudini».
Vittime dell’attacco sono sopratutto intellettuali e professori considerati «geni del male». Ma non solo. Cominciano a comparire manifesti contro Liu Shaoqi e Deng Xiaoping, all’epoca segretario generale del Comitato centrale del Partito comunista. L’8 agosto l’undicesimo plenum dell’ottavo Comitato centrale del Partito si conclude con un documento in 16 punti che definisce le linee guida della rivoluzione. Viene condannata ogni forma di religione e proibita ogni espressione di fede: chiese e templi vengono chiusi e distrutti, molti credenti imprigionati.
A partire da novembre cominciano a verificarsi incidenti politici legati all’intervento delle guardie rosse nei luoghi di produzione. Si segnalano le prime violenze tra anti-maoisti e rivoluzionari, che iniziano a dividersi a loro volta in gruppi scissionisti.
1967
A gennaio guardie rosse e operai prendono il potere a Shanghai e creano «la comune di Shanghai». A partire da febbraio «le prese del potere» diventano generalizzate in tutto il Paese. L’autorità centrale viene concentrata tra il Gruppo del Comitato centrale della rivoluzione culturale, il Consiglio di Stato guidato da Zhou Enlai, e la Commissione Militare guidata da Lin Biao. La rivoluzione raggiunge anche l’esercito provocando scontri diffusi in un tutti contro tutti, mentre la leadership rivoluzionaria si spacca tra chi vuole reinsediare i vecchi quadri e chi invece vuole estendere le purghe all’amministrazione e all’esercito.
Mentre cominciano le prime picconate contro Liu Shaoqi, i disordini si diffondono a macchia d’olio con numerosi episodi di violenza tra maoisti, conservatori e forze armate.
A luglio, Liu Shaoqi e la moglie Wang Guangmei vengono denunciati pubblicamente. Dopo alcune settimane segue la destituzione di Liu da tutti i suoi incarichi. Durante tutto il mese di agosto si susseguono episodi di violenza anarchica, specie a Canton: vengono saccheggiati depositi di armi, mentre l’ambasciata britannica a Pechino viene data alle fiamme.
Nel mese di settembre Mao avvia la linea ricostruttiva in sostegno di Zhou Enlai e dell’esercito. La fazione di estrema sinistra viene eliminata dagli organismi di potere centrali.
1968
La direttiva «la classe operaia deve dirigere tutto» a dicembre segna la fine delle guardie rosse e dei ribelli rivoluzionari, e nel nome di «lotta, critica e riforma» apre una fase dedicata alla ricostruzione del Partito. Molti giovani rivoluzionari vengono spediti nelle campagne.
1969 -1976
Il nono Congresso del Partito, nel mese di aprile, ratifica il ritorno all’ordine autoritario, in buona parte strutturato dall’esercito, ovvero da Lin Biao che era stato designato come successore da Mao. Questo periodo militarista porta a nuove violenze e si conclude con la morte – ufficialmente – accidentale di Lin (13 settembre 1971) dopo le illazioni su un presunto tentativo di colpo di stato.
Il 12 novembre si spegne anche Liu Shaoqi, espulso dal Partito quell’estate come «traditore». Fino alla morte di Mao (9 settembre 1976) intercorre un periodo lungo e complesso che vede Deng Xiaoping e molti vecchi quadri tornati in auge sotto l’ala protettiva di Zhou Enlai opporsi alla Banda dei Quattro composta da Yao Wenyuan, Jiang Qing, Zhang Chunqiao e Wang Hongwen. Jiang Qing solo dopo il 1966 aveva avuto degli incarichi politici, in ambito della formulazione delle scelte di politica culturale. Yao Wenyuan e Wang Hongwen avevano ricoperto un ruolo nell’instaurazione della comune di Shanghai, quando l’intera città era stata trasformata in una sola «unità di lavoro» a carattere autogestionale.
Nell’aprile 1973 Deng Xiaoping viene riabilitato – dopo che nel ’66 era stato esautorato di ogni incarico – e nominato vicepremier. L’8 gennaio 1976 muore anche Zhou Enlai.
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[Infografica: Marco Zappa]