Ieri centinaia di residenti a Kaifeng, città della regione centrale dello Henan, hanno riportato in vita la festa della pasqua ebraica. Sono convinti di essere discendenti di commercianti ebrei insediatesi nella regione tra il X e il XII secolo. Se qualche anno fa nessuno parlava una parola di ebraico ed erano sconosciute le ragioni per cui nella propria famiglia mangiare maiale era un tabù ora sono in molti a riscoprire la religione ebraica.
"Sapevo che ero ebreo, ma non sapevo cosa volesse dire", ha dichiarato Esther Guo, una residente della ex capitale imperiale Kaifeng, al South China Morning Post. Guo ha anche raccontato come sia lei stata la prima della famiglia a riscoprire e praticare la religione dei suoi avi. I primi documenti di ebrei stabilitisi a Kaifeng risalgono alla dinastia dei Song settentrionali.
Dal X al XII secolo, la capitale imperiale era lo snodo commerciale tra la Cina e il resto del mondo. Punto d’arrivo e di partenza delle merci che venivano trasportate per miglia di chilometri sulla via della seta. All’epoca, l’imperatore permise a 17 clan di mercanti di stabilirsi in città e – secondo il Jewish Cultural Studies Centre presso l’Università dello Henan a Kaifeng – furono più di 500 le famiglie ebraiche che si stabilirono in città.
Ma nel XIX secolo della religione ebraica si persero le tracce. L’ultimo rabbino morì intorno al 1810 e già nel 1840 si cominciarono a vendere oggetti e parti della sinagoga della città. Secondo gli studi del Jewish Cultural Studies Centre nel 1866 già non c’era più nulla che ricordasse le radici ebraiche di molti dei cittadini di Kaifeng. Poi ci sono stati il crollo dell’impero e l’instaurazione della Repubblica popolare.
Secondo Liu Bailu, un professore del Centro di studi ebraici intervistato dal SCMP, "gli ebrei di Kaifeng non sono ebrei, ma discendenti di ebrei". E ha aggiunto: "alcuni hanno solo iniziato a scoprire le proprie radici solo di recente e con l’aiuto degli stranieri". Ma per loro “fortuna” ci saranno officianti israeliani che insegneranno ai discendenti degli ebrei che si stabilirono in Cina all’inizio del II millennio i riti e le tradizioni.
La riscoperta delle radici ebraiche è avvenuta alla fine degli anni Ottanta quando la comunità locale ha scoperto le somiglianze delle loro tradizioni con quelle dei visitatori ebrei. Così, dopo aver scoperto di aver in comune con Israele la religione, un primo gruppo di quattro donne di Kaifeng si trasferì in Israele per studiare l’ebraico.
Era il 2006 e l’anno successivo si convertirono alla religione. Secondo quanto riporta il Jerusalem Post a celebrare il Seder sarà il ventottenne Tzuri (Heng) Shi, un ex residente di Kaifeng che è emigrato in Israele ed è stato ufficialmente convertito qualche anno fa. Faceva parte del gruppo di sette uomini che è emigrato nel 2009 e che ha rinunciato alla cittadinanza cinese in cambio di passaporti israeliani.
Il viaggio di quest’ultimo è stato organizzato dal Shavei Israel, un gruppo dedicato alla connessione di comunità ebraiche isolate in tutto il mondo con lo Stato di Israele. A ottobre scorso ha aperto un centro ebraico in un piccolo appartamento a due piani a Kaifeng. Una volta alla settimana, un rabbino americano insegna la scrittura ebraica via Skype. Ma del gruppo dei sette emigrati del 2009 c’è qualcuno che è quasi pronto a sostituirlo. Yaakov Wang punta a tornare a Kaifeng come primo rabbino della città dopo oltre due secoli.
Il governo cinese riconosce solo cinque religioni: buddismo, taoismo, islam, cattolicesimo e protestantesimo. I praticanti devono registrarsi presso le organizzazioni religiose riconosciute dallo stato. Ma nonostante la mancanza di approvazione ufficiale del governo, le autorità hanno tacitamente tollerato la pratica della fede ebraica.
E i legami di Cina e Israele sono notevolmente migliorati dopo il 1992 quando i due paesi hanno ripristinato le relazioni diplomatiche. E forse non è un caso che le celebrazioni pasquali a Kaifeng avvengono solo quattro giorni dopo la visita di stato di Simon Perez in Cina. Si tratta della prima visita di un presidente israeliano, L’anno scorso anche il primo ministro Benjamin Netanyahu aveva visitato Pechino.
[Scritto per Lettera43; foto credits: www.haaretz.com]