Riforma penitenziaria in arrivo

In by Simone

Sì alle relazioni omosessuali in carcere, ma platoniche; meno fucilazioni e più inezioni letali; corsi di formazione per i secondini. Così la Cina si appresta a modificare il proprio sistema penitenziario.
Sì alle relazioni omosessuali in carcere, meno fucilazioni, più iniezioni letali, corsi di formazione per i secondini: la Cina si appresta a modificare il proprio sistema penitenziario, attraverso una liberalizzazione salutata con entusiasmo dai media locali, tutti tesi a sottolineare gli avanzamenti della Cina in tema di diritti umani.
Come ha riportato Ifeng, “il ministero della Giustizia ha riscritto il codice nazionale di condotta per i detenuti, eliminando il divieto di omosessualità, dei capelli tinti e altri stili di vita e pratiche che non erano precedentemente consentite nelle carceri. La revisione è stata effettuata al fine di mostrare rispetto per i diritti umani dei detenuti, secondo Feng Cangjian,  responsabile dei diritti umani per il ministero di giustizia cinese”.

Feng a margine del quarto Forum di Pechino sui diritti umani ha dichiarato che “l’orientamento sessuale di una persona non dovrebbe diventare un obiettivo di discriminazione, anche se la persona si trova in carcere. Tuttavia, ha specificato, questo non significa che gli atti di omosessualità sono accettati nelle carceri”. Stando alle parole di Feng i detenuti saranno lasciati soli a vivere la propria omosessualità in modo “spirituale”.
Il funzionario cinese ha dichiarato che è una pratica internazionale non discriminare i detenuti omosessuali, cui la Cina ha intenzione di piegarsi volentieri. Non discriminare da un lato e “limitare il loro comportamento” dall’altro.
Un passo avanti rilevante per un paese che ha considerato l’omosessualità una malattia mentale fino al 2001.
Non solo norme rispetto all’orientamento sessuale dei detenuti. Nel nuovo piano di modernizzazione verranno anche abbandonate pratiche, non meglio specificate, che venivano utilizzate al fine di demoralizzare i detenuti appena giunti in carcere.
Passi avanti anche nella gestione del braccio della morte: ai detenuti cinesi in attesa di essere uccisi sarà permesso visitare i loro parenti più stretti prima dell’esecuzione, mentre come metodo di “eliminazione”, verrà utilizzata per lo più l’iniezione letale “in quanto è considerata più umana rispetto alle esecuzioni tradizionali attuate dal plotone di esecuzione”.
L’uso dell’iniezione letale in Cina è iniziata nel 1997 e ha completamente sostituito la fucilazione nelle province dello Shandong, dello Yunnan e del Liaoning.
Nonostante le promesse sono ancora tante le sfide del sistema penitenziario cinese, affinché possa considerarsi al pari di altri paesi in tema di diritti umani: ad esempio la necessaria formazione degli oltre trecentomila carcerieri affinché siano al passo con i cambiamenti necessari. Per questo Feng ha annunciato la pubblicazione di un libro di testo ad ottobre, allo scopo di educare i “secondini” a rispettare i diritti umani e i detenuti.

[Scritto per Lettera43]