I fatti risalgono al 2 di Settembre quando 3 turisti cinesi, padre e madre anziani e figlio, arrivano in un ostello di Stoccolma alle due di notte, con una prenotazione per il giorno dopo. I gestori dell’ostello li invitano a ripresentarsi il giorno seguente, e la famiglia non trova di meglio che attendere il check-in campeggiando nella hall. La polizia viene chiamata a dirimere la questione e ne nasce un video di quelli da turisti cinesi allo sbaraglio. Le immagini mostrano i genitori a terra, con il figlio che grida “it’s killing” per poi accasciarsi e irrompere in un pianto con la madre che gli fa eco “Aiuto!”. Il tutto sotto lo sguardo attonito dei poliziotti svedesi.
Il video diventa presto virale e via con note diplomatiche da parte dell’ambasciata cinese a Stoccolma seguite da un duro commento del ministro degli esteri che scomoda una questione sulla quale i cinesi non amano scherzare, affermando che “quello che la polizia svedese ha fatto, ha messo in pericolo la vita dei cittadini cinesi, violandone i diritti umani basilari“.
I pasticci continuano e i due paesi si rimpallano accuse reciproche fino a quando, il 21 settembre un programma satirico va in onda sulla rete svedese, viene caricato in versione ridotta con sottotitoli in mandarino su Youku dalla stessa emittente televisiva, desiderosa di ridere con il popolo cinese. Nello spezzone Jesper Rönndahl, una sorta di Crozza svedese, fa satira sull’accaduto con freddure del tipo “in Cina ci sono 300 minoranze etniche. Al governo non hanno nemmeno il tempo di mangiare per non perdersi l’occasione di opprimerle tutte” o ancora “noi svedesi odiamo il razzismo finché non si parla di cinesi e di russi”, sullo sfondo una cartina del paese da cui mancano Taiwan e Tibet”.
Apriti cielo. A nulla valgono i tentativi di spiegazione da parte del network svedese, “la satira è stata fraintesa e non era questa l’intenzione” e l’autogol della presenza sul web cinese non tarda a farsi sentire. Il lunedì successivo alla messa in onda del programma, dalla pagine Di Ba (“帝吧”), un forum ospitato dal gigante internet Baidu e divenuto fucina del giovane nazionalismo cinese, si leva una chiamata alle armi per lo stesso giorno. Un esercito di 31 milioni di netizens cinesi imbestialiti si scaglia quindi virtualmente sulla pagina Facebook del Ministero degli Affari Esteri svedese e in breve, un innocuo post sulla salute degli uomini, diventa il campo di battaglia di una potenziale crisi diplomatica. E’ guerra a colpi di click e richieste di scuse. Immaginiamo le facce degli Svedesi allibiti mentre leggono cose del tipo:
Hue He “La Cina ha una storia millenaria, la Svezia solo pesce in scatola puzzolente”
o anche:
范特西 va bene la satira leggera, ma non accettiamo dei presentatori tv il cui humour è una scusa per insultare il prossimo, Posso tirarti un pugno in faccia e dirti che è humour? state scherzando vero ?
Qualcuno la mette sulla minaccia commerciale:
Fengyang Wang Grande idea quella di boicottare Ikea e H.M e qualche altro brand svedese, proprio come abbiamo fatto con Lotte.
E si moltiplicano all’infinito messaggi copia incolla come questo:
Jie Dong Per favore scusatevi! Un paese noto come civile, ha causato un terribile incidente insultando la Cina. Voi siete il peggior insulto alla moralità umana !
L’incidente non capita a caso e si inserisce in una situazione già parzialmente tesa tra i due paesi. Le relazioni tra Cina e Svezia già oscurate da ombre a causa della recente visita del Dalai Lama nel paese e alla questione di Gui Minhai, scrittore e editore cinese con nazionalità svedese, rimasto invischiato nel famoso caso dei librai di Hong Kong nel 2015 e conteso tra i due paesi.
In questa situazione non pare un caso che solo pochi giorni fa il governo svedese abbia temporaneamente sospeso il reimpatrio dei richiedenti asilo a cui è stato negata la richiesta di origine Uigura. In una nota si parla “di informazioni provenienti da numerose organizzazioni per la difesa dei diritti umani che ci dicono che la situazione degli Uiguri si sia deteriorata in Xinajing”.
Chissà che la prossima mossa non la sferri la satira cinese.
Esperta di sostenibilità sociale e ambientale. Si è formata nel mondo della ricerca accademica (prima alla Fondazione Eni e in seguito all’Università Bocconi) ed é arrivata in Cina nel 2007. Negli anni cinesi ha lavorato come consulente e collaborato con diverse testate italiane online quali AgiChina e China Files per le quali ha tenuto il blog La linea rossa e la rubrica Sustanalytics oltre a curare il volume “Cina e sviluppo sostenibile, le sfide sociali e ambientali del XXI secolo, L’Asino d’oro (2015). Dopo una parentesi nel settore privato come Communications & Corporate Affairs Manager in Svizzera, é rientrata in Italia e ora vive a Milano.