Dalla scorsa settimana in Cina 280 milioni di studenti sono ritornati a scuola, grazie al via libera della autorità. La riapertura è avvenuta a scaglioni, dagli asili nido alle università. Il ministro dell’educazione cinese ha ammesso con fierezza che la pandemia ormai è sotto controllo, e che gli studenti sono stati educati a dovere per il mantenimento delle normative anti-Covid: ad ogni studente all’ingresso sarà misurata la temperatura tutti dovranno indossare le mascherine, evitare assembramenti, lavarsi accuratamente le mani e, se possibile, evitare di prendere mezzi pubblici. Le città più colpite dal virus, tra cui Wuhan, hanno ristabilizzato la propria situazione, e ripreso appieno le loro attività commerciali. Discorso a parte per la provincia del Xinjiang – che di recente è stata interessata da un nuovo focolaio – dove gli studenti saranno quindi costretti a riprendere le lezioni online, così come avvenuto in precedenza durante il lockdown. Wang Dengfeng, ufficiale in carica per la prevenzione del virus presso il Ministero dell’Istruzioneha ribadito che l’obiettivo delle autorità locali è quello di non abbassare la guardia, poiché il nemico non è vinto del tutto, ma si è anche detto soddisfatto per il lavoro svolto dal governo cinese e dagli ottimi risultati ottenuti, evitando una trasmissione del virus su larga scala e facendo ripartire con successo l’economia.
Al ritorno a scuola, però, molti studenti si sono trovati in difficoltà davanti ad una nuova serie di norme, creando non poche proteste e dibattiti sul web. L’università del Guangxi ha pubblicato un regolamento in 50 punti in cui si invita le studentesse del primo anno a non indossare abiti ‘succinti’, o ad esporre troppo il ventre e il seno, onde prevenire ‘sguardi indesiderati’. Gli è stato persino consigliato di evitare di girare da sole per l’istituto. Ciò ha scatenato una forte polemica online sul fatto che ancora ad oggi, nel 2020, la donna è ancora considerata responsabile delle molestie sessuali che subisce. In particolare sul Twitter cinese Weibo molte donne si sono espresse a tal riguardo: “non dovrebbe essere la scuola ad educare gli alunni e gli insegnanti a rispettare le donne?”, si chiede una ragazza sulla piattaforma, la stessa dove la notizia ha ricevuto 210 milioni di visualizzazioni, nonché migliaia di commenti. In difesa dell’Università, un dirigente ha voluto giustificare queste normative con la necessità di “un’etichetta civile” all’interno del campus.
Una scuola media nella provincia del Jiangxi il 1 settembre ha pubblicato una serie di regole in cui si fa appello alla pietà filiale confuciana e al rispetto dei superiori : “è vietato parlare di vita durante le pause”, “bisogna accettare le critiche dei propri genitori ed insegnanti”. Anche qui il pubblico di Weibo non si è fatto attendere, esprimendo tutto il suo sdegno verso i dirigenti scolastici, che in questo modo cercano di imporre i propri ideali sbagliati agli studenti “per il loro bene”. A riguardo si sono espressi così gli utenti:” è l’inferno sulla Terra! Neanche i cani vengono addestrati in maniera così inumana, se Hitler fosse ancora vivo si sentirebbe inferiore rispetto a coloro che hanno scritto tali regole!”; “al giorno d’oggi le scuole in Cina richiedono disciplina e obbedienza, ma vengono violati i diritti basilari ed essenziali degli studenti!”.
Rimanendo nel Jiangxi, la vicepreside di una scuola primaria ha postato un video mentre mangia gli avanzi della colazione lasciati dai suoi alunni per insegnar loro a non sprecare il cibo. In poco tempo il filmato è diventato virale, e mentre i media cinesi l’hanno lodata per essere un modello di virtù, la maggior parte degli internauti non sono stati della stessa opinione. Il video è stato efinito ‘disgustoso’, e un cattivo esempio per chi lo guarda. Per non parlare delil rischio di contrarre il Coronavirus. “Chi loderebbe un comportamento così irresponsabile? Il modo in cui quest’insegnante ha educato i suoi alunni è alquanto bizzarro! Le autorità locali hanno approvato tutto ciò?” commenta indignata una utente di Weibo.
La ripresa delle scuole ha quindi avuto un doppio risvolto: da un lato la necessità per gli studenti di tornare alla normalità, dall’altro un confronto con “l’assurdo” , che ancora non trova soluzione.
Di Alessio Prota