Le direttive sulla "sicurezza culturale", le minacce di guerra nel mare cinese del sud e l’apparizione degli indignati con caratteristiche cinesi: una settimana di stampa cinese accompagnati da Za Jie tou e Crazy Crab, compagni di viaggio del sabato di China Files
Crazy Crab – la striscia della settimana –
Lunedì 24 ottobre: restyling cinese all’estero
Le direttive dell’ultimo Comitato Centrale in Cina, hanno aperto un’ampia discussione sulla stampa locale sulla necessità di migliorare l’immagine della Cina all’estero. Si tratta di un “ordine” che discende da una tendenza già in atto da tempo: da un lato aziende cinesi fanno shopping sui mercati esteri cercando di strappare il controllo di aziende tradizionalmente rappresentative dell’immaginario occidentale (da Newsweek a Yahoo! per ricordare due esempi recenti di tentate acquisizioni da parte cinese), dall’altro – da tempo – i cinesi cercano spazio sui media stranieri per offrire il proprio punto di vista su questioni internazionali, cercando di modellare un’immagine della Cina che contrasti la vulgata occidentale che vuole il Drago cinese dipinto come uno strano animale, misterioso e per certi versi pericoloso. Il South China Morning Post oggi 24 ottobre riporta questa dinamica in atto da tempo, sottolineando i tentativi di restyling dell’immagine cinese all’estero.
Martedì 25 ottobre: arresti e avvertimenti
Due ex funzionari cinesi sono stati incarcerati per aver fatto trapelare dati economici considerati riservati dalle autorità cinesi. Secondo la stampa locale si tratta di una mossa che “riconosce i difetti nei regolamenti finanziari cinesi e manda un avvertimento ai giornalisti in cerca di scoop”. Altri quattro funzionari sarebbero al momento sotto interrogatorio. Du Yongsheng, un portavoce per l’Amministrazione Nazionale per la Protezione dei segreti di Stato, ha specificato che i giornalisti devono stare attenti a non accedere a tali informazioni e di non scriverli a meno di non avere un via libera dal governo. Altrimenti, potrebbero essere arrestati. Nel frattempo gli osservatori del mondo finanziario ed economico cinese sono divisi tra favorevoli e contrari.
Mercoledì 26 ottobre: il suono dei cannoni
Nel silenzio diplomatico internazionale, nel mare cinese del sud si sta consumando una polemica tra Cina e altri paesi asiatici, dalla quale potrebbe scaturire uno scontro militare. Il Global Times, giornale cinese in lingua inglese su posizioni nazionalistiche, ha pubblicato un editoriale molto duro riguardo la situazione nel mar cinese meridionale, con un avviso che non lascia alcun dubbio circa i sentimenti cinesi nell’area: “se i paesi coinvolti non accetteranno le condizioni della Cina, dovranno prepararsi a sentire il suono dei cannoni”. Un avvertimento forte – il più duro da quando è nata la disputa per le isole contese, sotto alle quali ci sarebbero risorse naturali e petrolio – che interpreta le volontà delle frange militari cinesi più accese e in grado di scuotere i tentativi diplomatici utilizzati fino ad oggi per risolvere la disputa sulle isole contese da Cina, Filippine, Vietnam, Corea del Sud e Taiwan. Un panorama asiatico sul cui sfondo si staglia il nemico di sempre, gli Usa.
Giovedì 27 ottobre: stretta sui social media
In un paese che si definisce ancora socialista, ma che viaggia con meccanismi economici capitalistici, è lecito chiedersi cosa rimanga della sua immagine che fu “comunista”. Dopo le direttive del Comitato Centrale sul concetto di “sicurezza culturale” per armare la Cina di un’impronta culturale che regga il suo sviluppo economico, si è visto un diluvio continuo di provvedimenti in grado di “eseguire” le direttive dei vertici politici. Ed ecco la risposta: il “centralismo democratico” del governo cinese costituisce una linea di continuità con le caratteristiche “socialiste” del paese: non appena la testa del potere emette un ordine, i gangli politici e amministrativi si mettono immediatamente al lavoro per realizzarne i desiderata: dopo la campagna per ripulire la televisione dai programmi di intrattenimento considerati volgari e immorale, oggi 27 ottobre tocca ai social media. Un nuovo editto richiede maggior controllo sul web cinese: la stretta culturale prosegu
Venerdì 28 ottobre: gli indignati cinesi
Il South China Morning Post li ha definiti – oggi 28 ottobre – gli indignati cinesi. Non hanno hashtag su Twitter, stickers stilosi e portavoci noti, ma sono inferociti: si tratta dei proprietari di piccole aziende e i loro lavoratori della provincia del Zhejiang, in Cina. Dopo un periodo di crisi dovuta a mancanza di credito dalle banche, ieri si sono riversati per strada per protestare contro l’aumento delle tasse. Una novità assoluta per la Cina: padroncini e operai insieme contro le autorità. E’ accaduto a Huzhou, nel Zhejiang considerata la capitale mondiale dell’abbigliamento per bambini: da lì provengono tutti i vestiti dei bambini cinesi e occidentali, da lì è partita una nuova stagione di proteste in Cina.
La foto della rassegna stampa è tratta dal Carattere Cinese "Zai Jie tou", vitale photoblog, progetto-contenitore di sessanta fotografi di diverse parti della Cina. É uno spazio condiviso e condivisibile, dove i fotografi, più o meno professionisti, si pubblicano e si confrontano. Lo abbiamo scelto perché offre una varietà unica di punti di vista su quello che succede giornalmente in questo paese. Rappresenta così in modo diretto i gesti, gli sguardi, i giochi e gli oggetti che suscitano scenari e racconti individuali in una strada della Cina: qui la scheda, qui le foto.