Dal 19 al 23 settembre: proteste contro aziende che producono pannelli solari, la stampa cinese alla prese con la dimensione sessuale di Berlusconi, olio di scolo e omicidi sospetti, riforma del sistema penitenziario. Lunedì 19 settembre: proteste contro la Jinko
Decine di persone sono state arrestate dalla polizia cinese nella provincia orientale del Zhejiang, dopo che avevano preso parte a tre giorni di manifestazioni contro una fabbrica di pannelli solari americana, accusata di inquinamento ambientale. Secondo fonti locali, riprese il 19 settembre dal South China Morning Post, sarebbero più di 40 le persone arrestate dalla polizia, dopo giorni di proteste e scontri. La fabbrica della Zhejiang Jinko Solar Co. si trova nella città di Haining. Secondo gli abitanti della zona la produzione di pannelli solari finirebbe per scaricare nelle acque del fiume materiale inquinante, con conseguente morte dei pesci e rischi per la salute della popolazione circostante. Durante le manifestazioni hanno avuto luogo molti scontri, con otto veicoli della polizia dati alle fiamme.
Martedì 20 settembre: i guai di Berlusconi
Bei Lu Si Ke Ni (贝卢斯科尼 ) è la traslitterazione cinese del nome dell’attuale premier italiano, Silvio Berlusconi. Le ultime vicende legate al nuovo scandalo intercettazioni, hanno trovato naturalmente spazio sui media e sui siti internet cinesi, dove Berlusconi è già noto per le sue passioni femminili, anche grazie ad un’animazione di Next Media Animation, azienda taiwanese che in tempi non sospetti aveva ricostruito in un video il bunga bunga (c’era perfino il lettone di Putin). Il 20 settembre i principali quotidiani cinesi riprendono le notizie che giungono dalla penisola italiana, in una insolita e bizzarra sequenza: solo una settimana fa si parlava della possibilità da parte cinese di acquistare parte del debito italiano. Oggi si parla di “magnaccia”, “prostitute”, “volgarità telefoniche” espresse da Berlusconi. I cinesi provano a capire l’Italia, o almeno una parte di essa.
Mercoledì 21 settembre: olio di scolo e omicidio di un giornalista
Ennesimo scandalo alimentare in Cina, e questa volta ci scappa anche il morto. Esiste una consuetudine nei ristoranti cinesi, ovvero abbandonare l’olio usato per cucinare in alcuni scoli, fuori dal locale. Tempo fa è venuto a galla lo scandalo di alcune società cinesi impegnate a riciclare questo tipo di olio (in cinese, de gou you, letteralmente olio di grondaia, di scolo), per rivenderlo poi come olio da cucina. Un prodotto che le autorità cinesi hanno bollato come altamente tossico e pericoloso. Il risultato delle indagini furono oltre 30 arresti e la scoperta di un giro di olio truccato dalle proporzioni vaste (oltre cento le tonnellate sequestrate). Un giornalista di nome Li Xiang, 30 anni, della Luoyang TV è stato trovato morto la sera del 20 settembre. Ucciso a pugnalate, dopo una notte al karaoke, a seguito di un tentativo di rapina, secondo le ricostruzioni della polizia locale. Li Xiang, sul suo blog aveva più volte scritto sul tema dell’olio di scolo. Il China Daily e altri quotidiani hanno riportato la notizia dell’omicidio, sottolineando l’impegno del giornalista per far luce sull’ennesimo scandalo alimentare cinese.
Giovedì 22 settembre: candidati indipendenti
Nella giornata del 21 settembre, la polizia ha interrotto un meeting di tredici candidati indipendenti alle elezioni cinesi (unica forma democratica del paese per eleggere i rappresentanti popolari di villaggi e città), arrestando uno dei candidati. Si è trattato del secondo episodio del genere nel giro di una settimana, riporta il South China Morning Post, a confermare le difficoltà da parte degli “indipendenti” a svolgere la propria campagna elettorale, fuori dall’abbraccio del Partito Comunista. Secondo il quotidiano di Hong Kong, “la spinta senza precedenti per la democrazia partecipativa che ha utilizzato internet come principale veicolo di propaganda, ha colpito un nervo scoperto politica a Pechino, con gli analisti a sottolineare come il trattamento riservato ai candidati indipendenti evidenzi l’avversione di Pechino a quella che viene considerata come una sfida aperta alla propria autorità”.
Venerdì 23 settembre: prigioni cinesi e cambiamenti
La stampa cinese saluta con grande entusiasmo l’abolizione del divieto di relazioni omosessuali in carcere. Si tratta di un’iniziativa ufficiale volta a migliorare le condizioni dei detenuti e ad avvicinare la Cina agli standard internazionali in tema di diritti umani. Non solo omosessuali: i prigionieri cinesi saranno anche liberi di tingersi i capelli, cosa proibita fino a ieri. Al proposito il magazine Ifeng ha riportato le parole di Feng Cangjian, responsabile dei diritti umani per il ministero di giustizia cinese. Nella pratica però, si tratta di un’apertura tutta da verificare. Come specificato dalle autorità, “non significa che gli atti di omosessualità saranno accettati nelle carceri”. In Cina è nata una nuova forma di omosessualità, quella solo spirituale. Nel pacchetto di misure volte a migliorare le condizioni dei carceri, anche l’abbandono graduale della fucilazione come metodo di esecuzione dei condannati a morte.
La foto della rassegna stampa è tratta dal Carattere Cinese "Zai Jie tou", vitale photoblog, progetto-contenitore di sessanta fotografi di diverse parti della Cina. É uno spazio condiviso e condivisibile, dove i fotografi, più o meno professionisti, si pubblicano e si confrontano. Lo abbiamo scelto perché offre una varietà unica di punti di vista su quello che succede giornalmente in questo paese. Rappresenta così in modo diretto i gesti, gli sguardi, i giochi e gli oggetti che suscitano scenari e racconti individuali in una strada della Cina: qui la scheda, qui le foto.