Sei laureato in lingua cinese, vorresti occuparti di business ma non hai competenze di economia? L’Università LUM Giuseppe Degennaro propone il Master in International Business in China (MIBC) pensato per completare le conoscenze linguistiche e culturali acquisite durante un percorso di studi sinologici. Il MIBC è un Master universitario di I livello della durata di 12 mesi, erogato in lingua inglese, il cui principale obiettivo è formare figure professionali dedicate all’internazionalizzazione delle imprese, con particolare riferimento allo sviluppo di progetti e relazioni tra Italia e Cina. Il rettore Antonello Garzoni ci ha spiegato nel dettaglio le finalità del master, come si articolano i corsi e quali sono gli sbocchi professionali, a cui poter aspirare al termine del percorso di studio.
Professor Garzoni, ci racconta un po’ come è nata l’idea del master della LUM? Perché avete puntato proprio sulla Cina?
Il Master in International Business in China (MIBC) è stato da subito focalizzato sul mercato asiatico e in particolare sulla Cina. L’idea è nata sette anni fa, in un momento in cui la Cina consolidava il proprio ruolo di attore sempre più importante a livello geopolitico globale. Ci è sembrato quindi interessante creare un ponte. Non un ponte generico, bensì dedicato a figure che molto spesso hanno già una buona conoscenza del contesto culturale e della lingua cinese. I nostri iscritti sono, infatti, per la maggior parte studenti di Lingue, Scienze Politiche o Economia che però, magari, non hanno i necessari strumenti applicativi per poter poi operare all’interno di aziende presenti nel mercato cinese o all’interno di aziende cinesi interessate a guardare potenziali aree di sviluppo in Italia.
Esattamente come si sviluppa il master?
Abbiamo pensato a una divisione in moduli che permettesse un ingresso su tematiche business-oriented e international business anche a persone che vengono da background non economici. Chi invece proviene da studi economici può arricchire la propria comprensione del mondo dell’export e del commercio internazionale. Questo perché digital export e internazionalizzazione non fanno quasi mai parte dei percorsi standard delle lauree. Infine c’è anche una parte di studenti che proviene da Giurisprudenza che ha la possibilità di approfondire durante il master tematiche giuridiche relative al commercio con la Cina e all’investimento straniero nel Paese consentendo una maggiore focalizzazione business-oriented sul mercato cinese.
Ci parli più nel dettaglio degli obiettivi del master
Per rendere accessibile il master anche a chi non ha basi economiche prevediamo un percorso di business fundamentals, che prevede l’apprendimento attraverso casi molto pratici, esercitazioni e lavori di gruppo. Questo permette di tuffarsi subito in un linguaggio aziendale e comprenderlo appieno, arrivando anche a formulare business plan per l’internazionalizzazione e capire le logiche della finanza internazionale.
A questo si aggiunge una parte molto applicativa relativa a tematiche di marketing su come costruire piani di comunicazione e interpretare il posizionamento delle aziende. A completamento c’è poi una parte molto orientata sulla Cina. Perché ragionare in termini generici di Asia comporta un problema cross cultural: non è possibile comprendere esattamente ogni singolo paese guardandolo genericamente come “Est”. Abbiamo quindi inserito una parte specifica sulla Cina che riguarda tematiche legali e di contesto geopolitico, ma anche tutti gli aspetti collegati alla diversa normativa. C’è poi una sezione orientata sul consumatore cinese e le piattaforme digitali, e un’altra che invece è dedicata all’innovazione e alla tecnologia in Cina. Questo perché, tenendo conto dello sviluppo molto importante dell’ICT cinese, abbiamo pensato fosse opportuno arricchire gli industry focus tradizionali, come il made in Italy e il food & beverage.
Chi sono i docenti del master?
Il contesto della faculty è misto. Abbiamo accademici che danno un’inquadratura delle discipline e trasferiscono agli studenti metodologia e linguaggio: insegnano come ragionare con tools di analisi strategica e di internazionalizzazione. Nel Focus Cina invece abbiamo incluso figure professional che lavorano a diretto contatto con la Cina. Professionisti che portano dentro la loro esperienza, i loro casi, e il loro vissuto fino al giorno prima, consentendo di attualizzare il contesto. Oltre a numerose testimonianze aziendali di imprenditori e manager che lavorano a stretto contatto con la Cina. Questo secondo elemento in particolare va a integrare gli strumenti a disposizione di chi ha già una buona conoscenza del paese Cina, ma non delle business practices.
Dove si tengono i corsi?
Le attività della LUM su Milano sono presso Villa Clerici, un edificio storico molto bello in zona Niguarda, dotato di grandi sale e un parco a disposizione dei ragazzi per momenti di pausa e lavori di gruppo. Presso la stessa sede organizziamo anche altri master internazionali, e questo permette la possibilità di scambio e confronto con ragazzi di altre nazionalità. Abbiamo studenti provenienti – oltre che da altri paesi europei come Francia, Spagna e Irlanda, – dal Nord Africa, dall’India, dalla Cina e dal Sud America.
Oltre alle lezioni, c’è anche la possibilità di fare una prima esperienza in azienda?
Inizialmente il programma prevedeva un periodo di tre mesi a Shanghai. Purtroppo in questo momento storico, a causa del Covid, non è possibile garantire un’esperienza all’estero. Abbiamo tuttavia stretto una serie di accordi con aziende italiane in Cina, in particolare abbiamo un canale aperto di collaborazione con la Camera di Commercio Italiana in Cina e con tante aziende che hanno progetti in Cina. Quindi, lo stage viene fatto in Italia ma prevede il coinvolgimento di aziende – a volte sono brand anche molto importanti – che hanno relazioni forti con la Cina. Questo permette di arricchire il corso con una parte molto pratica che cerchiamo di sviluppare già all’interno del percorso con le lezioni dei professionals, ma che viene ulteriormente potenziata con la fase di stage. Quello che è cambiato molto è il pricing: quando il master includeva il soggiorno all’estero il prezzo era decisamente più alto, dovendo tener conto degli aspetti logistici, oggi invece è molto allineato alla media nazionale. Allo stesso tempo però consente di creare le condizioni per ottenere in futuro un visto di lavoro e un’assunzione.
A questo proposito, avete un riscontro preciso sul tasso di occupazione degli studenti?
Tutte le persone che hanno seguito questo tipo di programma hanno trovato un lavoro. Un 70% di questi studenti è impiegato in aziende cinesi o aziende collegate a un contesto lavorativo con la Cina. Il 5-10% è tuttora ancora in Cina. Gli altri hanno trovato una ricollocazione in ambito aziendale, senza però mantenere un legame con la Cina.
QUI PER MAGGIORI INFORMAZIONI SUL MASTER
Di Alessandra Colarizi
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.