Qualche aggiornamento sull’incidente ferroviario in Cina

In by Simone

[In collaborazione con AGICHINA24] Le autorità cinesi hanno ordinato un controllo "urgente" della sicurezza del sistema ferroviario del Paese alla luce del drammatico incidente del treno ad alta velocità deragliato da un ponte, avvenuto sabato lungo la tratta tra Hangzhou e Wenzhou, all’altezza della città di Shuangyu, nella provincia orientale cinese di Zhejiang. Dalle prime indagini, ha fatto sapere il ministero dei Trasporti, la disgrazia sarebbe stata provocata da un "guasto causato da un fulmine". Secondo l’agenzia di stampa Xinhua, un treno avrebbe avuto un calo di potenza a causa del fulmine e sarebbe stato colpito da un secondo treno, facendo cadere quattro carrozze dal viadotto e deragliare altre due. Con l’annunciata revisione del sistema e il licenziamento di tre dirigenti di Shanghai, Pechino cerca di affrontare le probabili critiche che pioveranno sul governo centrale per un sistema ad alta velocità realizzato in poco tempo ma che accusa diversi problemi. La stessa tratta tra Pechino e Shanghai, costata 33 miliardi di dollari e inaugurata il mese scorso con un anno di anticipo sulla tabella di marcia, ha subito numerosi ritardi, con uno strascico di polemiche sul web (questo articolo).

Almeno 32 passeggeri sono morti e 100 sono ricoverati in ospedale, secondo quanto riferito l’agenzia Xinhua. Secondo la ricostruzione fornita dall’agenzia governativa cinese, uno dei due convogli ha tamponato l’altro, che al momento dell’impatto era fermo su un ponte, diversi vagoni sono finiti fuori dai binari e due sono precipitati nel fiume sottostante. Uno dei due treni era in viaggio tra Pechino e la città costiera di Fuzhou; l’altro era partito dalla capitale provinciale Hangzhou ed era diretto a Fuzhou. E le autorità cinesi sembrano confermare la morte un italiana e il ferimento di un italo-cinese che viaggiava con lei nel drammatico incidente. Lo rendono noto fonti della Farnesina che sta attivando per permettere alla famiglia dell’italiana morta nello scontro tra treni in Cina di recarsi nel Paese asiatico "il prima possibile". Lo rendono noto fonti del ministero spiegando che comunque la conferma ufficiale del decesso sarà data solo quando la salma verrà riconosciuta.

In Cina non c’è pace per i treni superveloci, che prima ancora dell’incidente di sabato notte sono stati al centro di ritardi, polemiche sulla sicurezza e del più vasto caso di corruzione degli ultimi anni. La propaganda l’aveva descritta come un fiore all’occhiello del governo, ma si sta rivelando piena di spine: inaugurata con le fanfare il primo luglio scorso in occasione del 90simo anniversario della fondazione del Partito Comunista Cinese, la nuova linea ad alta velocità che collega Pechino a Shanghai è stata colpita da una raffica di malfunzionamenti e guasti che ha provocato ritardi su ritardi. In un solo giorno, il 12 luglio scorso, un’interruzione dell’energia elettrica ha bloccato circa una trentina di treni. “Ci scusiamo con i passeggeri – aveva dichiarato a metà luglio il portavoce del ministero delle Ferrovie Wang Yongping – ma nonostante i guasti, la tecnologia della Pechino-Shanghai è estremamente avanzata ed è stata ripetutamente testata. Con la risoluzione dei recenti problemi, la linea ad alta velocità funzionerà ancora meglio”.

Progettata per coprire i 1500 chilometri tra le due più importanti città cinesi in circa cinque ore e mezzo, la Pechino-Shanghai dovrebbe toccare in numerosi tratti i 350 chilometri orari, ed è stata completata con due anni e mezzo di anticipo rispetto alle previsioni. Un anticipo che, dopo i guasti, ha subito destato i sospetti di una parte della stampa cinese: “Perché un progetto il cui budget ha superato quello della Diga delle Tre Gole, la più monumentale opera infrastrutturale del paese, non è stato messo ai voti all’Assemblea Nazionale del Popolo?- si chiedeva il giornalista Chen Yanwei in un articolo recentemente apparso su nfpeople.com – e perché i dubbi emersi sull’alta velocità non sono stati resi noti al pubblico mentre il ministro Liu Zhijun era ancora in carica?”

Il “treno del futuro” tra le due megalopoli cinesi sta diventando il simbolo del peggiore scandalo che ha colpito la leadership di Pechino negli ultimi anni. A febbraio Liu Zhijun, il potentissimo ministro delle Ferrovie, è stato sospeso dal suo incarico ed è stato indagato dalla Commissione Disciplinare per quello che il magazine Caixin ha definito “un vasto giro di tangenti, malversazioni, contratti illegali e liaison sessuali” legato proprio all’alta velocità (questo articolo). Si tratta del più importante funzionario del Partito Comunista Cinese arrestato negli ultimi cinque anni: forte di 3 milioni di dipendenti su tutto il territorio nazionale, il ministero delle Ferrovie gestisce scuole, ospedali e linee di telecomunicazioni e viene considerato una sorta di potentato a sé stante.

Con l’approvazione del pacchetto di stimoli straordinari all’economia lanciati nel 2008 contro la crisi globale, il ministero si è anche trovato a gestire un enorme flusso di fondi: l’anno successivo il governo centrale stanziò l’equivalente di 87 miliardi di dollari per modernizzare le linee ferroviarie cinesi, mentre il budget deciso per il piano quinquennale 2011-2015 è di 3500 miliardi di yuan (circa 370 miliardi di euro), coi quali Pechino punta a realizzare altri 8mila chilometri di linee ad alta velocità, da aggiungere agli 8mila chilometri già esistenti che rendono quella cinese la prima rete al mondo.

Accanto all’alta velocità, in Cina resistono linee fatiscenti che provocano migliaia d’incidenti mortali ogni anno e vengono sistematicamente paralizzate dalle nevicate, magari lasciando a piedi quei milioni di cinesi che tentano di raggiungere la città natale per festeggiare il capodanno in famiglia. [Anche su AGICHINA24]

Update:

– A questo link, Shanghaiist propone un interessante spaccato delle differenze coperture mediatiche tra giornali di partito e altri media.

– Secondo un sondaggio su Weibo, il twitter cinese, il 99% dei netizen pensa che l’errore sia stato umano e non naturale, non credendo alle tesi ufficiali dei media cinesi.