Proteste ad Hotan, Xinjiang: 20 morti secondo fonti uigure

In by Simone

Nella cittadina di Hotan, 150 mila persone e già nota per la sua giada, nel Xinjiang, quattordici persone sarebbero morte a seguito di una protesta sfociata in un attacco ad una centrale di polizia. Secondo le fonti degli esuli uiguri, invece, le vittime sarebbero almeno venti.Venti morti, secondo gli uiguri, quattordici certi, secondo le fonti cinesi, a seguito di una protesta ad Hotan, nel Xinjiang, regione nord occidentale della Cina. Secondo la televisione di stato le vittime, due poliziotti e due civili, sarebbero morte a seguito di una protesta, culminata nell’attacco ad una stazione di polizia, riportata «sotto controllo» dalle forze dell’ordine cinesi. 
Hotan è una cittadina da cui proveniva sui mercati la giada più pregiata (in Cina è sinonimo di lunga vita) nel sud del Xinjiang, al confine con il Pakistan. Ufficialmente nessuna parola dal governo cinese, mentre voci uighure – la minoranza etnica che popola il Xinjiang – provenienti dalle organizzazione degli esuli tedeschi, hanno denunciato gli attacchi della polizia ad una manifestazione pacifica, indetta per richiedere pari diritti alla minoranza musulmana e notizie circa uighuri spariti dalla circolazione a seguito degli scontri avvenuti nella regione autonoma nel 2009.

Da allora si tratta dell’attacco più importante degli ultimi tempi in una regione strategica per la Cina, in cui la minoranza uighura rivendica da tempo autonomia per la propria lingua e cultura, in difesa e in seguito alla politica dello sviluppo verso ovest deciso da tempo dalla dirigenza cinese, che ha ormai reso la zona a maggioranza han. Nel 2009 proteste sviluppatesi a Urumqi, il capoluogo, e in altre zone della regione avevano provocato 197 morti e successive condanne a morte per molti degli uighuri ritenuti responsabili degli scontri. Le organizzazioni per l’indipendenza del Xinjiang denunciarono almeno 10 mila persone scomparse, a seguito degli eventi che costarono anche il posto all’ex segretario del Partito della regione.

Il Xinjiang confina con sei stati, è ricco di risorse e da tempo è entrato nel mirino delle autorità cinese come zona di nuovi insediamenti urbani e rapida modernizzazione, in nome di una strategia volta allo sviluppo della regione che ha finito per dissolvere le caratteristiche storiche della regione, in nome di una conformità cinese di sviluppo cittadino. A fare le spese di questo processo le minoranze etniche locali, che ogni anno attraverso manifestazioni e proteste dimostrano il proprio malcontento nei confronti di Pechino. I fatti di Hotan seguono i recenti scontri in Mongolia Interna a sottolineare le difficoltà attuative del modello di «crescita inclusiva» decantato dal Partito. Tra inflazione, scontri etnici e nervosismo sociale, ritorna di moda la riflessione sulla validità del processo economico -politico cinese e la sua resistenza al cambiamento.

[Pubblicato su Il Fatto Quotidiano]

In attesa di aggiornamenti, di seguito proponiamo alcuni articoli sullo Xinjiang, compreso il Dossier realizzato un anno dopo i fatti del 2010.

Mamer: sonorità urbane dallo Xinjiang, di Desiree Marianini

Caratteri Cinesi: la questione del Xinjiang di Wang Dahao

DOSSIER Urumqi2009

Cosa accadde nel 2009, di Andrea Pira
Il 5 luglio del 2009 gli scontri tra uiguri, musulmani di origine turca, e cinesi han fecero 197 morti secondo la versione ufficiale, e 1700 feriti. Nell’anniversario del massacro l’armonia è sorvegliata da migliaia di telecamere antisommossa installate nelle strade, nelle scuole, nei supermercati e nei mezzi pubblici del capoluogo dello Xinjiang. Mentre per le vie della città girano pattuglie di poliziotti armati di pistole e sfollagente.

Fidarsi di un rumor, intervista a James Millward, di Simone Pieranni
I disordini di Urumqi sono stati gli incidenti più violenti nello Xinjiang dopo le dimostrazioni di Ghulja nel 1997 e forse anche dopo la furia delle guardie rosse della rivoluzione culturale. Tuttavia, voglio suggerire che essi per molti aspetti costituiscono un punto di partenza, più che un punto di arrivo di modelli del passato…

Cosa è cambiato, di Elena Caprioni
Cosa è accaduto nei dodici mesi seguenti? Secondo le fonti ufficiali, 197 persone sono morte (156 han, 10 uiguri e 11 hui), 35 persone sono state condannate a morte, di cui 9 già eseguite (8 uigure e un han) e circa 1400 persone arrestate delle quali non si conosce l’etnia di appartenenza…

Gli uiguri di Pechino, di Miranda Lu
Gli uiguri di Pechino sono una piccola comunità di circa duemila persone. Il senso di appartenenza al gruppo è molto forte, le condizioni di vita sono spesso complesse e, in caso di difficoltà, i primi cui si chiede sostegno sono coloro che vengono dallo stesso villaggio o dalla stessa area del Xinjiang. Sono tutti cinesi, ma è difficile sentirglielo dire, la loro percezione è quella di essere “stranieri in terra straniera”, o “figli di un dio minore”…

Il record di Adili Wuxor, di Cecilia Attanasio Ghezzi
Una fune tesa da un’estremità all’altra del Nido d’uccello, stadio simbolo delle Olimpiadi Pechino 2008, e un record: 198 ore e 33 minuti a camminare sospesi nel nulla, con il solo aiuto di un bilanciere. A conquistare il primato mondiale è Adili Wuxor, un cinquantenne uiguro, di professione funambolo…

Gli incidenti di massa in Cina, di Daniele Massaccesi
Sono proteste spontanee che si riscontrano specialmente nelle zone rurali e hanno all’origine un malcontento sociale fortemente in crescita: nascono da dispute nei confronti di funzionari locali corrotti, espropri forzati di abitazioni o terreni, compensi non pagati, ingiustizie ai danni dei cittadini, soprusi compiuti dal potente di turno e coperti dalla polizia complice e corrotta…

L’unità pluralistica della nazione cinese, di Mauro Crocenzi
Oggi, l’antagonismo politico tra Cina e Occidente si nutre della tensione fra nazionalismo cinese e nazionalismo locale: nel mondo occidentale le rivendicazioni nazionali tibetana ed uighura incontrano il favore dell’opinione pubblica, poggiando su un generale consenso nei confronti dei principi di autodeterminazione dei popoli e di stato-nazione, secondo cui ogni nazione è legittimata ad essere un’unità politica…

La scheda del Xinjiange bibliografia essenziale, di Daniele Massaccesi
La regione cadde sotto l’influenza della dinastia cinese han a cominciare dal secondo secolo avanti Cristo. Da allora in poi questa area dell’Asia centrale conobbe fasi alterne, di relativa autonomia e di sottomissione agli imperatori cinesi e mongoli.

 
[Foto di Tania di Muzio, China-Files]