Protesta della comunità africana a Canton

In by Simone

Disordini e sommosse popolari non sono certo una novità in Cina. Specie negli ultimi anni. Sensibile è infatti l’escalation del numero di proteste e contestazioni dal tono sempre più violento tra gente comune e polizia. Di contadini espropriati dalla terra, di cittadini e commercianti espropriati della casa o del negozio, di migranti vittime di soprusi, di famiglie stanche della corruzione dei funzionari locali, di conflitti etnici sfociati in violenti assalti e vendette per la strada. Ma stavolta è diverso. È la prima volta in Cina. La prima volta che a scendere in strada sono degli stranieri, africani per la precisione.

È successo a Canton, centro economico e commerciale più importante della provincia meridionale del Guangdong, “fabbrica del mondo”. Il 15 luglio un centinaio (duecento, secondo altre fonti) di immigrati africani si sono radunati in una pacifica marcia fuori da una stazione di polizia per protestare a causa della morte di un nigeriano caduto da un palazzo durante un controllo di polizia. In realtà a lanciarsi sono stati in due: l’altro infatti è ricoverato in gravi condizioni.

Emmanul Egisimba, questo il nome del nigeriano deceduto, era col suo amico in un centro commerciale e i due si sarebbero dati alla fuga durante un controllo di passaporti da parte della polizia. Lanciatosi da una finestra dell’edificio, sarebbe morto sul colpo.

Discordanti le versioni della polizia e dei testimoni: gli agenti negherebbero infatti il decesso dell’africano. Ma il problema è da ricercarsi nella emissione ed estensione dei visti, più difficile da ottenere per motivi di sicurezza, in vista del sessantesimo anniversario dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese, il prossimo primo ottobre. Un problema per le decine migliaia di stranieri presenti nel Guangdong e nel resto della Cina.