Il segretario di Stato statunitense Mike Pompeo in settimana ha attraversato l’oceano Atlantico per incontrare prima Boris Johnson a Londra e poi la premier danese Mette Frederiksen e il ministro degli Esteri Jeppe Kofod a Copenhagen. Se nella sua visita londinese si è congratulato con il governo britannico per il dietrofront (non proprio spontaneo) sul caso Huawei e 5G, le questioni affrontate nella capitale danese sono state di ben altra natura e hanno riguardato principalmente l’Artico.
L’OFFERTA DI TRUMP PER LA GROENLANDIA
La scorsa estate avevano fatto scalpore le dichiarazioni di Donald Trump, il quale aveva annunciato la volontà di comprare il territorio della Groenlandia dalla Danimarca. Le autorità danesi avevano pubblicamente (e prevedibilmente) rifiutato questa proposta, definendola ‘assurda’ e indispettendo il presidente statunitense che cancellò la visita ufficiale nel paese scandinavo. Al di là dello stile comunicativo di Trump, ciò che emergeva, già dall’anno passato, era la volontà americana di porre sempre più attenzioni sull’Artico, regione che nel prossimo futuro sarà teatro di una nuova ‘corsa all’oro’ tra le grandi potenze mondiali.
L’IMPORTANZA DI NUUK E ISOLE FAROE
Il recente viaggio di Pompeo è servito quindi per mettere alle spalle quel battibecco diplomatico e per rinsaldare la stretta alleanza tra Washington e Copenhagen, e il dialogo con i suoi domini. Al Regno di Danimarca appartengono infatti, oltre la Groenlandia, anche i territori delle Isole Faroe, a nord del Regno Unito. Gli Stati Uniti ritengono di vitale importanza la partnership con entrambi gli arcipelaghi per contrastare l’avanzata di Russia e Cina nell’area, come dimostra la riapertura del Consolato americano a Nuuk nello scorso giugno. L’ambasciatrice statunitense in Danimarca Carla Sands, secondo il Washington Post, ha incontrato funzionari delle isole Faroe per discutere sull’apertura di un consolato e sulla possibilità di usare i porti locali per le operazioni navali americane nell’Artico. Le isole nordiche si sono ritrovate così nel giro di pochi anni ad essere guardate con un’attenzione particolare. Il ministro degli Affari Esteri delle Isole Faroe Jenis av Rana, prima dell’incontro con Pompeo, si è dichiarato preoccupato della possibilità per l’Artico di divenire un vero e proprio campo di battaglia in futuro.
LA NUOVA VIA DELLA SETA POLARE
Infatti, come ormai noto, nelle acque sempre meno ghiacciate del Polo Nord sono presenti numerosissime risorse energetiche e minerarie che già da qualche tempo hanno cominciato a far gola anche dalle parti di Mosca e Pechino. Inoltre il riscaldamento globale, che per sempre più mesi all’anno mantiene le acque artiche in forma liquida, oltre a facilitare l’estrazione di risorse ha aperto nuove vie commerciali che fino a pochi anni fa sembravano poter essere solo immaginarie. Le rotte artiche interessano soprattutto alla Russia, per ovvie vicinanze geografiche, e alla Cina, che creerebbe una nuova Via della Seta polare per raggiungere i mercati europei più facilmente.
L’IMPORTANZA MILITARE DELL’ARTICO
Come se non bastasse, specialmente per Russia e Stati Uniti, l’area dell’Artico avrà un ruolo sempre maggiore nella difesa del proprio spazio e territorio nazionale. Non è un caso che negli ultimi anni le attività nel profondo Nord, di carattere diplomatico, militare e scientifico, svolte dai player mondiali siano aumentate a dismisura. Mosca per esempio ha ammodernato molte basi militari nell’area e cominciato a costruirne di nuove, in previsione di un maggior scioglimento della calotta polare. La Cina si è ‘infiltrata’ in molti paesi nordici, Islanda in primis, con gli investimenti infrastrutturali e scientifici. Inoltre è già presente attraverso le compagnie di Stato nei giacimenti minerari nordici e si è autodefinita, nel 2018, uno “Stato quasi-artico”. Gli Stati Uniti mantengono attiva l’importante base aerea di Thule, nel nord-ovest della Groenlandia, oltre agli ingenti investimenti che riversano in progetti scientifici e accademici nell’isola. Nei giorni scorsi è stato il segretario dell’Aeronautica americana Barbara Barrett a far emergere con forza l’interesse americano per la zona, definendola “tra le regioni più strategiche del mondo” che sta “cambiando” dal suo essere un “dominio storicamente pacifico”, anche per rispondere alle crescenti mosse sino-russe.
WASHINGTON SERRA I RANGHI DEL CONSIGLIO ARTICO
L’intenzione statunitense, come annunciato da Pompeo, è quella di mantenere stretta l’intesa basata sul Consiglio artico, l’organizzazione intergovernativa che promuove la cooperazione tra gli Stati artici e le comunità locali specialmente sui temi relativi alla tutela ambientale e dello sviluppo sostenibile. I paesi membri del Consiglio sono quelli che si affacciano in primo luogo sui mari artici: Canada, Svezia, Finlandia, Norvegia, Islanda, Danimarca, Federazione Russa e Stati Uniti. Tra i paesi osservatori il numero degli Stati si allarga e ci rientrano invece i principali paesi europei (tra cui l’Italia) ma anche la Cina.
Il viaggio di Pompeo in Danimarca quindi è stato altrettanto importante rispetto a quello precedente nel Regno Unito, confermando l’impegno statunitense nella regione del Polo Nord. Le tensioni crescenti tra Cina e Stati Uniti potrebbero passare anche per l’Artico e Washington ha la necessità di assicurarsi garanzie e collaborazione dal più alto numero di paesi partner dell’area.
di Luca Sebastiani
[Pubblicato su Affaritaliani]