In questa Pillola post-capodannesca parliamo di minerali venuti dal cielo, ossia le meteoriti. Cinesi, naturalmente…
In questo primo mese dell’anno 2022, a Mulhouse, cittadina francese al confine con Svizzera e Germania, si svolge la 43° Minéralexpo, una borsa internazionale di minerali, fossili, meteoriti, gemme, pietre preziose e tutto ciò che serve per la litoterapia. Per attestare l’interesse che questa fiera suscita, basti dire che nella passata edizione si sono contati circa 35.000 tra appassionati, collezionisti, esperti del mondo minerale e rivenditori provenienti da oltre 50 Paesi diversi, e il giro totale di affari è ruotato attorno a cifre a sei zeri. Il Minéralexpo, in Europa, è secondo soltanto al Munich Show – Mineralientage di Monaco di Baviera previsto in autunno, un salone che ha una grande risonanza internazionale con gli oltre 45.000 visitatori provenienti da tutto il mondo, e transazioni per decine di milioni di euro. Però, nel settore, tradizionalmente prima in classifica per vastità, numero di partecipanti e cifre in gioco, è la grande esposizione-mercato di Tucson in Arizona (U.S.A.) che si svolgerà in estate. Visto che per arrivare a Tucson, situata a una novantina di chilometri dalla frontiera messicana, bisogna affrontare autostrade che attraversano il deserto, nei prospetti pubblicitari che gli organizzatori di questa kermesse vi invieranno se chiedete informazioni per andarci, troverete che bisogna munirsi di scorte di acqua, di barrette energetiche, scarpe comode da escursione ma a caviglia alta per proteggersi dai morsi dei serpenti a sonagli, e di molta prudenza per evitare le spine dei cactus e gli assalti dei puma…
Vi racconto tutto questo per arrivare all’argomento di questa Pillola post-capodannesca: i minerali venuti dal cielo, ossia le meteoriti. Cinesi, naturalmente…
Le meteoriti sono una manna per gli scienziati. Nate dal nucleo di asteroidi o di comete, fanno viaggi lunghissimi prima di arrivare fino a noi, e il loro studio aiuta a comprendere la storia dell’Universo. Se cadono su corpi celesti come la Luna o Marte sprovvisti di atmosfera, esse non subiscono la quasi completa erosione che invece le consuma quando arrivano sulla Terra. E, difatti, sul nostro pianeta sono rare da trovare se non in frammenti, mentre i crateri che formano nella loro caduta sono spesso ancora ben visibili.
In questo specifico momento dell’anno, nel cielo invernale sfrecciano in denso sciame (nella prima settimana di gennaio tra 50 e 350 ogni ora) delle meteoriti caratteristiche: sono le Quadrantidi o Bootidi a seconda se alla costellazione da cui sembrano irraggiarsi viene attribuito l’antico nome datole nel 1795 dall’astronomo francese Jérôme Lalande (Quadrans Muralis) o quello usato dal 1922 quando essa fu inglobata nell’asterismo Bootes, (“mandriano”, dal greco).
Nel 1988, poi aggiornato nel 2015, è stato pubblicato in Cina un utile strumento di ricerca per la storia dell’astronomia cinese, il Zhongguo gudai tianxiang jilu zongji 中国古代天象记录总集 (Collezione completa di registrazioni dei fenomeni celesti nella antica) nel quale sono raccolte opere del passato; alcune di esse descrivono una particolare pioggia di meteore (stelle cadenti, ossia piccoli corpi celesti che si disintegrano a contatto con l’aria e non toccano Terra) e meteoriti (che arrivano al suolo) avvenuta in epoca Ming (1368-1644) e ancora oggi discussa. Eccola. Un passo del Mingshi 明史 (Storia dei Ming) racconta che a Qingyang 庆阳 «nello Shaanxi» (attualmente nella provincia del Gansu), «nel terzo mese lunare» del 1490 (dal 21 marzo al 19 aprile) fu segnalata una pioggia di meteore e di meteoriti, accompagnata da quella che viene definita «un’esplosione d’aria». Si ipotizza che il fenomeno esplosivo potrebbe essere stato prodotto dalla violenta disintegrazione di un asteroide entrato nell’atmosfera terrestre, esso si frantumò formando meteore; nel 2003, un team di astronomi cinesi, giapponesi e coreani hanno denominato l’asteroide in questione: (196256) 2003 EH 1. Al violento ingresso dell’asteroide nell’atmosfera terrestre si aggiunse, allo stesso tempo, la pioggia delle Quadrantidi, meteore che oggi sappiamo originate dalla cometa denominata C/1490 Y1, che fu anch’essa registrata dagli antichi astronomi cinesi in quel periodo dell’anno. Dunque, i due fenomeni astronomici avvennero contemporaneamente.
Nelle gazzette regionali e altri testi cinesi citati sempre dalla Collezione completa di registrazioni dei fenomeni celesti nella Cina antica, viene riportato anche che la caduta delle meteoriti (Quadrantidi) a Qingyang nel 1490, causò un altissimo numero di morti, ne furono contati più di diecimila anche a diverse decine di li di distanza l’uno dall’altro (1 li = circa 500 m); questa notizia catastrofica con tante vittime, però, non è riportata nella Storia dei Ming che si limita ad annotare che le pietre più grosse cadute dal cielo «pesavano 4 o 5 jin [1 jin = circa 0,250g] ed erano della taglia delle uova di oca». La spiegazione di questa omissione sul documento ufficiale della dinastia è semplice: ogni volta che un fenomeno naturale non previsto dal calendario imperiale faceva vittime e danni (esondazioni di fiumi, terremoti, caduta di meteoriti, etc.), o semplicemente incuteva timore (eclissi), il prestigio dell’imperatore ne usciva ridimensionato perché il Figlio del Cielo doveva conoscere, prevedere e comunicare in anticipo i fenomeni celesti e terrestri, anche quelli disastrosi; in caso contrario, egli rischiava di perdere il mandato celeste, ossia il diritto di governare, perché non era più in armonia con il Tao dell’Universo. Evidentemente, l’ecatombe dovuta alla pioggia di meteoriti assassine e contemporaneamente da una esplosione di asteroide non era stata prevista…
Quanto alla caduta di meteoriti sul suolo cinese, quella di Qingyang non è che una delle tante che si sono susseguite nella storia della Cina dall’antichità fino a oggi, essa è nota soprattutto perché accompagnata da meteore e per gli effetti mortali sulla popolazione.
Per dirne un’altra, sul sito del giornale cinese China Daily, in data 17 luglio 2011 è riportato il ritrovamento nel Xinjiang di una meteorite lunga 2m e larga 1,5m che ha destato non pochi interrogativi visto che nessuno sa ancora spiegare la mancanza del cratere formatosi nell’impatto, né come mai essa sia sfuggita alle ricerche che da decenni si erano fatte nell’area. A forma leggermente conica, di colore scuro, volume di 3 m cubi, pesa 25 tonnellate, è composta prevalentemente di Ferro (88,67%) e Nichel (9,27%), è dunque una siderite secondo il linguaggio dei mineralologi, o un Cammello d’argento com’è stata chiamata dagli indigeni. Potremmo pensare che secondo i prezzi di allora, quando un frammento di meteorite di 20g aveva raggiunto la cifra di 3.200€ (ossia 160€/gr), il nostro Cammello d’argento avrebbe potuto essere la star di qualunque salone mineralogico. E invece no! Il 4 giugno 2018, alle 09h40, una caduta di meteoriti colpì la provincia dello Yunnan al confine con Myanmar e Laos. Quel giorno, il giornale South China Morning Post pubblicò un divertente articolo nel quale si raccontava di orde di cinesi, scienziati e no, che percorsero il territorio alla ricerca dei frammenti celesti. La mandria disordinata di cercatori fu immortalata anche dalle telecamere di sorveglianza del territorio. In seguito, secondo il sito cinese Thepaper.cn, alcuni pezzi (ne furono rinvenuti circa 200) erano stati venduti a un prezzo in Yuan equivalente a 6.600€ al grammo, cifra poi levitata fino a 8.000€/gr.
Oltre che per il prezzo delle meteoriti, la Cina detiene anche un altro record mondiale: quello di ospitare a Yilan, nella provincia dell’Heilongjiang, il cratere meteoritico più grande che si sia formato negli ultimi 100.000 anni; esso ha un diametro di 579m, ed è profondo 1,85km. La meteorite che lo provocò risale, secondo l’analisi del Carbonio 14 di polveri del suolo, a 49.000 anni fa, e doveva avere un diametro di almeno 100m, è stato calcolato che nell’impatto furono spostate 400 milioni di metri cubi di terreno.
Per rimanere nei record, è cinese il collezionista di meteoriti più noto, Tong Xianping, un ricco uomo di affari, che ha sborsato 128 milioni di euro per un pezzo di 176 kg del meteorite Seymchan, dal nome della località russa dove è stato rinvenuto, arrivato sulla Terra due o tre miliardi di anni fa. A Urumqi, capitale della provincia del Xinjiang, il meteoritomane ha un vero museo nelle cui vetrine sono esposti campioni della sua passione litica; fra essi, uno di cui va molto orgoglioso, il frammento di un meteorite arrivato in epoca preistorica sul suolo africano, che è riuscito a strappare a un concorrente per solo un milione di Yuan (138.000€). Ma i pezzi scientificamente più rari li conserva in cassaforte: si tratta di condriti, nere come il carbone di cui sono ricche, provenienti dalla stessa nebulosa da cui è nato il nostro sistema solare.
Collezionisti come Tong Xianping sono invisi a mineralologi, archeologi e paleontologi, laddove gli scienziati raccolgono questi tesori celesti per studiare i misteri dell’Universo, i paperoni, invece, li considerano status symbol e merce di scambio. Affari, affaristi, desiderio di emergere e farsi notare perché si posseggono dei Picasso provenienti dalle profondità delle notti siderali. In fin dei conti, però, i collezionisti hanno bisogno di esperti che conoscano la materia, sappiano valutare i reperti e li guidino, dunque la mamma dell’osmosi tra bussiness e scienza è sempre incinta.
Un’ultima cosa da dire. In lingua cinese, la parola “meteorite” racchiude l’essenza del suo essere un qualcosa piovuto dalla volta celeste: yun xing 陨星 (stella caduta dal cielo) oppure yun shi 陨石(pietra caduta dal cielo). Ancora una volta tengo a sottolineare il fascino dei caratteri o sinogrammi che costituiscono la scrittura cinese: i loro tratti sembrano ispirati alle orme delle zampette degli uccelli, alla trama delle aeree ali d’insetti, agli sbuffi di nuvole sfilacciate dal vento. E perché no, alle sinuose scie delle meteoriti dipinte in cielo da un pennello intriso d’oro. Immagine poetica, quest’ultima, vero? Sì, ma solo fino a quando le meteoriti non ci cadono sulla testa…
Di Isaia Iannaccone*
*Isaia Iannaccone, nato a Napoli, chimico e sinologo, vive a Bruxelles. Membro dell’International Academy of History of Science, è specialista di storia della scienza e della tecnica in Cina, e dei rapporti Europa-Cina tra i secoli XVI e XIX. È autore di numerosi articoli scientifici, di trattati accademici (“Misurare il cielo: l’antica astronomia cinese”, 1991; “Johann Schreck Terrentius: la scienza rinascimentale e lo spirito dell’Accademia dei Lincei nella Cina dei Ming”, 1998; “Storia e Civiltà della Cina: cinque lezioni”,1999), di due guide della Cina per il Touring Club Italiano e di lavori per il teatro e l’opera. Ha esordito nella narrativa con il romanzo storico “L’amico di Galileo” (2006), best seller internazionale assieme al successivo “Il sipario di giada” (2007, 2018), seguiti da “Lo studente e l’ambasciatore” (2015), “Il dio dell’I-Ching” (2017) e “Il quaderno di Verbiest” (2019)