Piccolo spazio pubblicità

In by Simone

La Cina ha vietato i messaggi pubblicitari durante le fiction e i film in televisione. Si tratta dell’ultima mossa del Partito comunista per affermare il controllo del settore commerciale dei media.
La Cina ha vietato i messaggi pubblicitari durante le fiction e i film in televisione: si tratta dell’ultima mossa del Partito comunista per affermare il controllo del settore commerciale dei media.

Le regole, che entreranno in vigore dal primo gennaio, vietano alle stazioni tv di trasmettere annunci commerciali durante film ed episodi di fiction superiori ai 45 minuti.

L’eliminazione degli spazi pubblicitari assicura l’integrità e la coerenza delle sceneggiature televisive ed è conforme agli interessi e alle aspirazioni del pubblico” ha riferito un anonimo portavoce dell’Amministrazione statale di Radio, Film and Television (Sarft), braccio del dipartimento di propaganda, a Xinhua, l’agenzia governativa cinese.

A lungo termine questa decisione aiuterà lo sviluppo in direzione scientifica e salutare delle serie tv e invoglierà i le programmazione dei canali televisivi a mettere le persone al primo posto e ha migliorarsi come servizio pubblico”.

Per assicurarsi che il divieto sia effettivamente rispettato – scrive ancora Xinhua – la Sarft ha emanato alcune altre circolari in aggiunta ai regolamenti in cui si richiede alle reti televisive di cancellare gli spazi pubblicitari dai loro palinsesti e di riprogrammarli completamente.

Infine la Sarft ha ricordato che qualsiasi violazione di questi regolamenti sarà punita e ha invitato il pubblico a monitorare l’adeguamento delle reti tv ai nuovi regolamenti.

Ma secondo gli analisti la decisione rischia di rallentare il mondo del mercato pubblicitario locale per l’anno prossimo, con le campagne culturali del governo che comincerebbero ad avere un impatto commerciale.

La Sarft nel corso del ultimi due anni ha intensificato la sua ingerenza nelle operazioni delle reti televisive. Nel 2010, ha ridotto di un quarto la quantità degli spot in onda. Quest’anno, ha spinto le reti a tagliare programmi di intrattenimento in favore di spettacoli moralmente edificanti.

All’inizio di quest’anno, il regolatore ha costretto Hunan tv, emittente di maggior successo commerciale della provincia cinese, a sospendere "Supergirl", talent show di successo in Cina. Funzionari hanno detto all’emittente che l’intrattenimento dovrebbe essere in secondo piano rispetto ai "valori, alla responsabilità e alla qualità".

In un documento politico chiave passato il mese scorso, il partito comunista ha promesso una "riforma culturale del sistema" indicando chiaramente la volontà di volere guidare l’industria dei media.

Il regolatore ha spiegato la sua ultima mossa con la volontà di attuare la decisione della leadership, e "di utilizzare appieno le reti televisive per costruire un sistema di servizio pubblico culturale, elevare la qualità dei servizi pubblici culturali e garantire i diritti culturali di base del popolo".

Gli analisti hanno detto che le nuove regole potrebbero gettare il settore nel caos.

Zhao Yihe, responsabile della ricerca presso Charm Communications, una delle agenzie pubblicitarie leader della Cina, ha detto al Financial Times che "non sarebbe un colpo letale" per le emittenti televisive, ma che sicuramente danneggerà la loro capacità di fare soldi.

"Mi aspetto vengano erosi uno o due punti percentuali del tasso di crescita della pubblicità televisiva il prossimo anno, che avevamo originariamente previsto essere di circa il 15 per cento", ha detto Zhao. GroupM, il più grande gruppo di investimento nella gestione dei media, prevede che l’annuncio colpirà la spesa della Cina negli investimenti per il settore.

"Si dice che le reti tv stiano esaminando la possibilità di accorciare la lunghezza di un episodio dagli originali 60 minuti a 30 minuti, affinché possano essere trasmessi gli spot”, ha scritto sul suo microblog Bi Yantao, direttore della facoltà di pubblicità all’ Hainan University.

In sintesi: fatta la legge, trovato l’inganno.