Un pacchetto di investimenti da 3 miliardi di dollari sarà presto al vaglio del governo centrale della Repubblica indiana. Un piano complesso e dalle promesse tra il rivoluzionario e il miracoloso, che dovrebbe organizzare una volta per tutte lo sforzo delle amministrazioni nella lotta all’inquinamento della capitale indiana. Dalle anticipazioni trapelate sui media indiani, c’è di che entusiasmarsi.Il piano è stato stilato da una commissione formata ad hoc dal primo ministro Narendra Modi nell’inverno del 2014 e domenica, ha annunciato il ministero dello sviluppo urbano federale, il documento è stato redatto nella sua forma finale, che andrà prossimamente al vaglio dell’esecutivo.
Si tratta di un progetto organico e sul lungo termine per invertire la tendenza preoccupante dell’inquinamento nella capitale New Delhi, da anni al centro dei riflettori internazionali per l’infausto record di «città più inquinata del mondo», anche se secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) la capitale indiana sarebbe «scesa» all’undicesimo posto (virgolette d’obbligo, poiché il cambio di posizione è dovuto solo all’aumento delle città prese in esame nello studio).
L’idea di fondo sembra intendere un restyling completo del sistema di trasporto urbano di New Delhi, mettendo al centro del «problema» l’aumento delle vetture in circolazione – Quartz parla di più di 8 milioni di auto – che sta congestionando la città, facendo salire alle stelle i valori inquinanti nell’aria, 13 volte sopra la soglia di pericolo individuata dall’Oms.
Per questo i tecnici del ministero pensano a un potenziamento corposo del trasporto pubblico su strada e dell’interconnessione tra i diversi mezzi di trasporto della capitale: quindi aumento del numero di autobus (duemila in più subito, quattromila in una «seconda fase»), creazione di nuove corsie preferenziali e miglioramento del passaggio tra metro e mezzi di superficie.
Assieme alla creazioni di aree parcheggio a pagamento e al divieto tassativo di parcheggiare a caso come si fa ora – (mah!) – si dovrebbe riuscire a disincentivare il trasporto autonomo su terra, prediligendo quello pubblico collettivo e, coi lati della strada più liberi, addirittura si prevede la realizzazione di MARCIAPIEDI (maiuscolo, perché i marciapiedi a New Delhi sono una rarità da quartiere ricco) in tutta la città.
Infine, è previsto uno stop alla costruzione di rampe e sopraelevate, finora la «soluzione» indiana al traffico, in linea con una visione che vorrebbe ottimizzare al massimo le infrastrutture esistenti al posto che costruirne altre.
Il progetto sembra ambizioso e, quindi, difficilmente realizzabile alla lettera una volta applicato alla realtà indiana, dove la distanza tra l’idea e la realizzazione dell’idea si misura nel giro di connivenze tra amministrazioni locali, costruttori e strapotere della upper class, che pretende il diritto di girare nella propria macchina senza mischiarsi col resto del volgo.
Sugli ipotetici effetti benefici diretti all’aria della capitale, personalmente rimango perplesso. Un bell’articolo pubblicato su Indian Express qualche mese fa indicava infatti come il problema principale di Delhi non siano i gas di scarico delle auto ma la cosiddetta «road dust», polvere dovuta al pessimo stato delle strade e portata anche da fuori città, dove si estendono terreni aridi.
Pessimismo a parte, la realizzazione puntuale di un piano come quello presentato dal ministero ha le fattezze del sogno e cambierebbe radicalmente la vita dei sedici milioni di delhesi. In meglio.
[Scritto per Eastonline]