Migliaia di lavoratori e soprattutto lavoratrici, filippini sono pronti a partire all’estero per prestare servizio come domestici, in particolare a Hong Kong e nelle monarchie del Golfo. Nell’arcipelago si assiste alla professionalizzazione dei servizi alla persona. Matthieu Parmentier ne ha fatto un racconto fotografico. Prende spunto da un reportage pubblicato a settembre 2011 su Le monde diplomatique il progetto fotografico di Julien Brygo Profession domestique, viaggio nel mondo delle domestiche filippine a Hong Kong.
Con testi, audio e fotografie, il giornalista, come già fatto prima sul mensile, analizza la professionalizzazione dei servizi alla persona e del lavoro domestico. Un fenomeno globale. Non sono infatti soltanto i Paesi occidentali a ricorrere a lavoratori e lavoratrici, la maggioranza, pronti e pronte a immigrare nelle petromonarchie del Golfo, spesso a rischio di angherie e abusi, o in luoghi come l’ex colonia britannica.
Storie su cui la stampa a concentrato l’attenzione nelle ultime settimane, quando sono emersi gli abusi subiti da una ragazza indonesiana, picchiata dagli hongkonghesi per cui lavorava. La città è ora sotto pressione affinché tuteli i circa 300mila migranti che lavorano nel settore.
I quasi 18 minuti di video-inchiesta, montati da Matthieu Parmentier e con lo sfondo musicale di Antoine Dubost, seguono alcune di loro fin dalle scuole filippine in cui imparano la professione, cucina cinese compresa, e da cui usciranno con in mano un “Certificato nazionale di servizi domestici”, per poi lasciare l’arcipelago, figli e famiglia.
“Queste scuole servono soltanto a renderci servili e ricattabili. Noi le “eroine moderne”, come ci definiscono i politici filippini. Siamo vacche da latte per l’economia filippina”, dice Elena, una delle ragazze intervistate da Brygo, in riferimento alle rimesse dei migranti che nel 2012 hanno contribuito all‘8,6 per cento del prodotto interno lordo filippino, in calo rispetto al 10,5 per cento del 2006, ma con una media negli ultimi anni attorno al 10. Certo ci sono i salari più alti rispetto a quelli dell’arcipelago e la possibilità di sostenere le proprie famiglie.
Fa tuttavia impressione leggere il decalogo insegnato alle future collaboratrici domestiche. Un codice disciplinare, riportato da Le monde diplomatique, che, oltre a essere sempre puntuali e rivolgersi alle agenzie preposte se si hanno problemi, non fidandosi degli amici, ordina: “Non contraddite il vostro datore di lavoro"; “Non parlate con le altre domestiche”; “Non comunicate attraverso il viso espressioni di malcontento quando il vostro padrone vi corregge”.
[Scritto per Manifesto Asia]