“Per la Cina la sicurezza degli europei deve essere nelle mani degli europei”. Intervista a Wang Yiwei, direttore del Center for European Studies presso la Renmin University di Pechino, nonché curatore della serie in 10 volumi “NATO Studies in China”.
La leadership cinese continua a rimarcare la sua amicizia con la Russia. Allo stesso tempo, però, si astiene dall’aiutare direttamente Mosca. Come dobbiamo interpretare la posizione cinese nella guerra?
La Cina deve mantenere un equilibrio tra due visioni del conflitto. In memoria delle storiche invasioni della Russia durante la dinastia Qing, la Cina dovrebbe unirsi all’Occidente per contenere Mosca. Da un’altra prospettiva, tuttavia, è evidente come questa guerra non coinvolga solo Ucraina e Russia, ma sia piuttosto una guerra tra la Russia e l’Occidente. Ovvero una “guerra proxy”. La Cina appoggia i principi della Carta dell’Onu sull’integrità territoriale. Ma l’Ucraina è troppo influenzata dell’Occidente e la Russia ha il diritto di fare quello che ritiene necessario perché va garantita la sovranità di tutti i paesi. Allo stesso tempo sosteniamo che la guerra vada fermata il prima possibile per poter offrire assistenza alla popolazione.
Xi Jinping e Putin hanno concordato un’amicizia “senza confini” prima dell’inizio della guerra. Cosa vuol dire esattamente?
L’amicizia tra Cina e Russia è un nuovo tipo di partnership tra potenze; non è un’alleanza e non è mirata a [contenere o minacciare] una terza parte. E’ un rapporto che si basa sul rispetto reciproco. La Cina ha adottato una politica estera indipendente. Questo vuol dire che non supporta la Russia in tutte le sue mosse. Piuttosto la Cina si mantiene molto neutrale nel conflitto. Se non fossero minacciate, Cina e Russia non sentirebbero la necessità di avvicinarsi. “L’amicizia senza limiti” serve quindi solo da deterrente. La Cina sa che, se lasciasse sola la Russia, in futuro diventerebbe il secondo obiettivo degli Usa. Pensiamo alle sanzioni imposte contro Huawei.
Pechino ha dichiarato che non si unirà alle sanzioni internazionali contro la Russia. Ma le banche e le società cinesi sembrano attenersi spontaneamente alle misure occidentali. Quali pensa siano le ragioni?
Queste sanzioni non hanno una base legale perché non sono state approvate dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Non sono come le sanzioni imposte all’Iran e alla Corea del nord, che la Cina ha invece sostenuto. Inoltre la Cina è generalmente contraria a qualsiasi sanzione perché in un mondo globalizzato provocano danni per tutti. Il vero scopo degli americani è eliminare Putin e questo comporta molti rischi. La Russia ha bisogno di una leadership forte: una Russia debole è un pericolo per la Russia, è un pericolo per l’Europa e lo è per la Cina. Solo gli Usa ne trarrebbero beneficio.
La Cina vede nella Russia un partner strategico, ma dipende economicamente dall’Occidente. Inoltre Putin sta violando il principio della non interferenza, caro alla Cina. Come conciliare questa contraddizione?
Gli scambi tra la Cina e la Russia sono un quarto del nostro commercio con l’Europa. La Cina, che ha beneficiato molto dalla globalizzazione, dà grande importanza all’aspetto commerciale. Mentre storicamente non abbiamo mai fatto grandi affari con la Russia, negli anni recenti abbiamo sentito il bisogno di rafforzare la nostra cooperazione economica. Anche la Russia dopo questo conflitto sta creando un asse più a est per ridurre la dipendenza dall’Europa.
La Cina ha lasciato intendere di voler mediare tra Mosca e Kiev? Come potrebbe riuscirci?
La mediazione dovrebbe avvenire su due livelli: il primo tra Russia e Ucraina. In questo però la Cina non può fare molto. Il secondo livello riguarda il meccanismo di sicurezza dell’Europa. A questo proposito il governo cinese sostiene sia necessario tornare agli Accordi di Helsinki del 1975, quindi al “concetto di una sicurezza indivisibile”. Questo principio è in linea con l’idea di Xi Jinping per “comunità dal futuro condiviso” e prevede che la sicurezza di un paese non debba costruirsi a detrimento della sicurezza altrui. Esattamente il contrario di quanto fanno gli Stati uniti, che usano la NATO per creare basi militari e vendere armi in giro per il mondo. La Cina pensa invece che la sicurezza degli europei debba rimanere nelle mani degli europei. Fare affidamento troppo sulla NATO è rischioso, perché l’organizzazione è il braccio armato di Washington e per giustificare la propria esistenza ha bisogno di avere costantemente un nemico, una guerra da combattere.
Ha parlato della “sicurezza indivisibile”, ci può spiegare meglio?
I cinesi hanno una visione della sicurezza forse diversa dalla Russia. Fin dalla guerra di Crimea ci si chiede se la Cina possa fare lo stesso con Taiwan. Io credo sia una questione molto differente. Innanzitutto perché la Cina è diversa dalla Russia. La Russia è uno spazio, un territorio grande. La Cina invece deve la sua forza alla sua civiltà millenaria e agisce con grande sicurezza di sé. Inoltre la Cina è più dipendente dalla globalizzazione di quanto non lo sia la Russia. Per questo motivo non vuole cambiare lo status quo con Taiwan, perché rischierebbe di alterare un assetto internazionale da cui sta beneficiando. Il problema di Taiwan è un problema interno e di lungo termine, che va risolto dai cinesi e dai taiwanesi con la loro saggezza. Gli Usa non devono entrare in questa questione.
La guerra in Ucraina pensa comprometterà ulteriormente le relazioni Cina-USA?
Le relazioni con gli Usa sono molto complesse. Anche se accusassimo la Russia non cambierebbe nulla perché gli Usa hanno bisogno di un nemico per sostenere la narrativa della democrazia contro l’autocrazia e tornare a guidare il mondo. Negli scorsi quattro anni gli Usa hanno fomentato crisi per avvicinare l’Europa, contando sulla sua paura della Russia. Anche questa guerra è una trappola degli Usa. Una trappola per trascinare Putin alla Corte di giustizia internazionale e riportare al potere qualcuno come Gorbaciov, togliere le armi nucleari a Mosca e isolare la Cina.
ln che modo la crisi ucraina inciderà sulle relazioni Cina-Europa?
Penso che l’Europa dovrebbe capire che questa guerra nuoce anche ai suoi interessi. Le ricadute non saranno solo economiche. A livello militare crescerà la dipendenza dagli Stati uniti. E mentre la vostra energia ora dipende dalla Russia, se le relazioni con Mosca peggioreranno ulteriormente, anche in questo dipenderete dagli Usa. Cina ed Europa devono sopportarsi a vicenda per portare avanti un’autonomia strategica. Una maggiore connessione tra Europa e Asia non solo è possibile. Permetterebbe anche all’Europa di non restare per sempre il partner junior degli Usa. Spero che l’Europa non rimanga legata al passato ma guardi al futuro. ù
Di Alessandra Colarizi
[Pubblicato su il manifesto]Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.