Pechino sulle volontà indipendentiste. Della Scozia

In by Simone

Il referendum scozzese del 18 settembre «pone un’ombra sul futuro della Gran Bretagna». I media cinesi non sono andati per il sottile, nell’esaminare la possibilità che la Scozia, a breve, possa diventare indipendente. Pechino, ormai investita di un ruolo rilevante anche nella politica mondiale, non vede in modo positivo le scissioni.
La dirigenza del Pcc è troppo preoccupata da potenziali volontà scissioniste di regioni «sensibili» e legge la possibilità di un’indipendenza scozzese come un grande segno di debolezza di Londra. Quando Putin senza colpo ferire si prese la Crimea, Pechino tenne un atteggiamento di basso profilo. C’era in mezzo la contrattazione sul prezzo del gas e c’era pure da mantenere una formale alleanza, politica, con Mosca. Inoltre la Crimea si è scissa dall’Ucraina, per essere inglobata nella Federazione russa. Una conseguenza che Pechino registrò senza entusiasmo, rispettando per certi versi la caratteristica russofona della penisola.

Con la Scozia siamo di fronte ad altri scenari: innanzitutto la Gran Bretagna è iscritta a pieno titolo tra quelle potenze occidentali, contro cui i media statali – e talvolta gli stessi funzionari cinesi – tendono a marcare le differenze. La Russia è alleata, la Gran Bretagna no e come tale può essere accusata di debolezza, mentre Mosca non poteva certo essere accusata di «prepotenza».

Inoltre le volontà indipendiste mettono Pechino in allerta, perché il pensiero corre al Tibet, al Xinjiang e alla stessa Hong Kong, dove il movimento di protesta contro l’ingerenza di Pechino, sembra aumentare di giorno in giorno (minori rischi a Macao, che pure ha effettuato un referendum informale per «attivare» il suffragio universale nel 2019).

Se il referendum favorisse gli indipendentisti, ha scritto il Global Times, spin off in inglese dell’ufficiale Quotidiano del Popolo, «Cameron apparirebbe come il grande perdente di tutta la storia inglese» e la Gran Bretagna finirebbe per diventare un paese «di terza fascia». Non solo, perché l’occasione per gli osservatori cinesi è troppo ghiotta, per limitarsi ad un giudizio storico complessivo.

Così la conseguenza delle critiche arriva al punto che forse interessa di più: come può la Gran Bretagna, al pari degli Usa (è capitato con Ferguson) e di altri paesi occidentali, criticare la Cina, quando al proprio interno ha questo tipo di questioni aperte?

E infatti sui siti web dei nazionalisti cinesi, arriva la decisione di supportare l’indipendenza: «La Gran Bretagna dovrebbe smettere di interferire nella nostra politica interna. Ora hanno un incendio nel loro cortile di casa. Sosteniamo l’indipendenza scozzese, una lotta che dura da tempo». Non la pensa così il premier Li Keqiang: recentemente ha incontrato Cameron, augurando di avere a che fare, anche in futuro, con una Gran Bretagna «unita e forte».

[Scritto per East; foto credits: www.bbc.co.uk]