Pechino pronta per varare una Via della Seta globale

In by Simone

Pechino starebbe pensando a una grande iniziativa in Cina per celebrare il progetto «One Belt One Road»: qualcosa di più grande del G20 di quest’anno, dato che il grandioso e nuovo progetto di Via della Seta di Pechino coinvolge almeno 65 paesi.Secondo alcune indiscrezioni, Xi Jinping sarebbe assolutamente pronto a prendere il posto degli Stati Uniti se davvero Trump porterà il Paese ad un nuovo isolazionismo.

E dopo gli investimenti in potenziali film e parchi a tema (per un investimento di oltre due miliardi di dollari per aumentare l’influenza cinese in termini di soft power nel mondo) potrebbe arrivare anche il momento di un grande evento in Cina dove fare un punto comune con i paesi attraversati dalla nuova Via della Seta cinese, che mira a unire tutta l’Asia al Medio oriente, all’Africa all’Europa orientale e meridionale.

Un progetto ambizioso, cui è stato approntato anche uno strumento economico finanziario, ovvero la Aiib, la banca di investimenti a guida cinese.

Pechino sembra voler dire: «noi siamo qua, chi ci sta?». Come ha scritto il South China Morning Post, «L’iniziativa One Belt One Road è stata lanciata da Xi nel 2013 come un tentativo di aumentare la connettività tra la Cina e gli altri paesi lungo le antiche Vie della Seta terrestri e marittime attraverso progetti commerciali e infrastrutturali, comprese le linee ferroviarie ad alta velocità. Ma l’ondata di populista, anti-globalizzazione che si riflette nella vittoria di Trump nelle elezioni presidenziali degli Stati Uniti del mese scorso ha messo la sua attuazione in dubbio. Precedenti progetti di infrastrutture cinesi d’oltremare, tra cui quelle energetiche e quelle relative alle risorse in Africa, hanno innescato il risentimento nelle comunità locali, con Pechino accusata di sfruttamento».

Sarà importante capire che atteggiamento avrà l’amministrazione di Trump. Come suggerisce al quotidiano di Hong Kong James McGregor, presidente della APCO Worldwide, una società di pubbliche relazioni e di consulenza, «il livello di cooperazione tra Pechino e l’amministrazione Trump sarà fondamentale nel determinare il successo dell’iniziativa cinese di One Belt One Road».

Uno dei consiglieri politici di Trump, l’ex direttore della Cia James Woolsey, ha descritto l’opposizione al progetto dell’amministrazione Obama come un «errore strategico». Non a caso alcuni consiglieri del nuovo presidente Usa, su Foreign Affair, avevano specificato che gli Usa non possono rimanere fuori da questa iniziativa, compresa la banca d’affari cinesi cui hanno già aderito paesi importanti come il Canada e la Gran Bretagna.

«Attraverso la nuova via della Seta varie altre iniziative diplomatiche, la Cina sta cercando di guidare gli sforzi di pace e di sviluppo economico nella regione», ha detto McGregor, «Ma questo sarà molto difficile, se gli Stati Uniti e la Cina non sono allineati e non lavoreranno insieme nella regione per aiutare a fornire sicurezza e promuovere la pace».

«Quindi, se Trump spinge per un duro confronto con la Cina in materia di accordi commerciali e di sicurezza in Asia, la Cina avrà più difficoltà a gestire i propri investimenti in Afghanistan e altrove nella regione».

Secondo il professor Wang Yiwei, della scuola di studi internazionali all’università Renmin di Pechino, un eventuale programma protezionista di Trump, in particolare con la sua volontà di ritirare gli Stati Uniti dalla Trans-Pacific Partnership (TPP) fornirebbe «un’opportunità per l’iniziativa One Belt One Orad per colmare il divario nel mercato».

La Cina ha investito circa 14,8 miliardi di dollari in 49 paesi dei 64 che dovrebbero essere coinvolti dalla nuova via della Seta. Si tratta del 12,6 per cento del totale degli investimenti in uscita dal paese, secondo i dati forniti dal Ministero del Commercio. Gli Stati Uniti e l’Unione europea rimangono le mete più ambite per gli investimenti cinesi.

[Scritto per Eastonline]