Ci si aspettava tensione, ed eccola arrivare: Filippine e Cina dopo la sentenza dell’Aja continuano le schermaglie. Manila rifiuta un accordo bilaterale con Pechino, che si dice pronta «a contrastare l’aggressione nel Mar cinese meridionale», secondo quanto comunicato dal comandante della marina dell’esercito cinese che ha aggiunto: «La Cina non smetterà di costruire le isole e di rafforzare la barriera corallina nel mar cinese meridionale, continuando a realizzare quelle strutture che fanno parte integrante delle rivendicazioni marittimo-territoriali».La prima notizia arriva dalle Filippine, che hanno annunciato di aver rifiutato l’offerta cinese di tenere negoziati bilaterali per risolvere le dispute territoriali «al di fuori e ignorando» la sentenza della Corte dell’Aja, che la scorsa settimana ha accolto le ragioni di Manila e respinto quelle di Pechino.
La novità è stata confermata dal ministro degli esteri Perfecto Yasay riferendo i contenuti del colloquio con l’omologo Wang Yi, avuto a margine della riunione Asem tenuta in Mongolia la scorsa settimana. La condizione posta dalla Cina «non è coerente con la nostra costituzione e i nostri interessi nazionali», ha precisato Yasay, secondo cui Wang ha messo in guardia inoltre che se le Filippine insisteranno sul rispetto cinese della sentenza, allora «potremmo andare verso uno scontro».
«Malgrado l’apparente stallo con le parti bloccate sulle rispettive posizioni», come riportato dalle agenzie di stampa, il ministro filippino, che ha parlato in un’intervista all’emittente Abs-Cbn, ha ribadito la sua fiducia sul fatto che i due paesi possano trovare un modo utile per risolvere il contenzioso.
L’aria che arriva da Pechino, però, è carica di nubi. L’ammiraglio cinese Wu Shengli ha ribadito la possibilità che la Cina muova i suoi muscoli nelle zone del mare contesto. L’ammiraglio ha ribadito le intenzioni di Pechino durante un incontro con il capo delle operazioni navali americane John Richardson a Pechino lunedì 18 luglio, nella prima riunione ad alto livello tra i due militari da quando la Corte permanente di arbitrato dell’Aja ha detto che la linea di «nove punti» della Cina non é valida.
La Cina non comprometterà la sua sovranità e porterà avanti la costruzione di strutture nella zona «indipendentemente dalla pressione da qualsiasi paese o chicchessia», ha detto Wu secondo quanto riportato dalla Cctv, la televisione nazionale pubblica cinese.
«La marina cinese è pronta a reagire ad ogni aggressione o violazione dei diritti…Gli sforzi per costringerci a cedere alla pressione saranno solo controproducenti».
Le isole Spratly erano territorio cinese ed era «legittimo e ragionevole» realizzare le costruzioni necessarie, ha detto Wu. Qualsiasi decisione di costruire «strutture difensive» dipende dal livello di minaccia.
Ma tra la retorica dura, il capo maggiore dell’Esercito popolare di liberazione ha detto che i militari devono intensificare la comunicazione per evitare errori di calcolo. La visita di Richardson ha dimostrato che entrambe le parti sono profondamente preoccupate dall’esigenza di contenere il rischio di una crisi marittima, ha detto.
Non si tratta dell’unico avvertimento, perché l’ammiraglio Sun Jianguo, vice capo di stato maggiore del dipartimento congiunto della commissione militare centrale, ha detto che la libertà circa la navigazione di pattuglie effettuata da marine straniere nel mar cinese meridionale potrebbe portare a un «disastro».
«Questo tipo di libertà di navigazione militare è dannosa per la libertà di navigazione nel mar cinese meridionale, e potrebbe anche avere un ruolo disastroso», ha detto Sun a un forum presso la Tsinghua sabato scorso.
[Scritto per Eastonline]