Tra il 23 e il 26 maggio, 420 milioni di europei nei 28 stati dell’Unione, sono chiamati a votare per rinnovare il Parlamento Europeo in un clima politico di forte incertezza. Da una parte le spinte violente di movimenti e partiti della destra etno-nazionalista che vorrebbero l’Europa snaturata, dall’altra il progetto Europeo che necessita di urgenti aggiustamenti. A fare da corollario, il Regno Unito, fresco di dimissioni di Theresa May e che, seppur in uscita dall’Unione, ha mantenuto la possibilità di esprimere il proprio voto proprio in virtù proprio del mancato raggiungimento di un accordo. Per questo insieme di fattori, la tornata elettorale di domenica, rappresenta uno snodo cruciale, per decidere la direzione che prenderà il vecchio continente.
Sebbene Pechino sia, come è noto, impegnato su altri fronti, l’eco delle elezioni europee arriva anche oltre muraglia. Alcuni articoli sono apparsi negli ultimi giorni sui maggiori media cinesi, più per spiegare ai lettori l’ingarbugliata situazione Europea, che per esprimere delle speranze. D’altra parte le relazioni tra la Cina e l’Europa, con l’Ue primo partner commerciale della Cina (mentre la Cina per la Ue è il secondo), si sono intensificate non poco negli ultimi tempi, complice anche il progetto della Belt and Road e il piano per l’innovazione cinese China 2050.
Più volte Pechino si è augurato in questi mesi “Un’Europa unita”, tassello fondamentale per costruirsi un appoggio anti-Trump. Stesso appello all’unità e al fronte compatto è venuto dalla Commissione nei confronti degli stati membri. La realtà che Xi Jinping ha trovato nelle sue recenti trasferte europee, e di cui ha approfittato, è però ben diversa. Dalla trionfale accoglienza riservatagli dal governo Conte, con l’Italia, primo dei paesi del G7, a firmare un MoU sulla Nuova via della seta, mossa che ha indispettito i principali partner di Roma. Alla risposta francese che ha visto il presidente cinese accolto all’Eliseo dal trio Macron, Merkel e Junker, a confermare il duopolio che regola l’Unione.
Pechino è poi ben consapevole che quella dei rapporti con la Cina è un questione importante dei programmi politici presentati dalle varie correnti politiche in corsa per il nuovo Parlamento. Si va dal monito lanciato da molti contro il pericolo cinese alla necessità di stabilire regole chiare per competere allo stesso livello con la potenza economica di Pechino. l’Europa contro la Cina, raramente con la Cina.
In più, la clamorosa decisione dell’amministrazione Trump di bloccare le forniture e i servizi al gigante tecnologico cinese Huawei, seguita a ruota da quella di Google di revocare la licenza per il sistema operativo Android su smartphone e devices, oltre a portare a nuovo livello la guerra commerciale già in corso con gli Stati Uniti, riafferma la necessità per la Cina di costruirsi alleanze solide in Europa.
E mentre il predominio di Huawei sul 5G, e i progetti di quinta generazione già in corso in alcuni paesi di Europa continuano, il Consiglio Europeo, ha di fatto lasciato ai singoli membri il tempo per le necessarie verifiche di sicurezza rispetto ai moniti sollevati dagli Usa.
La Cina osserva il caos europeo e medita le prossime mosse.
Esperta di sostenibilità sociale e ambientale. Si è formata nel mondo della ricerca accademica (prima alla Fondazione Eni e in seguito all’Università Bocconi) ed é arrivata in Cina nel 2007. Negli anni cinesi ha lavorato come consulente e collaborato con diverse testate italiane online quali AgiChina e China Files per le quali ha tenuto il blog La linea rossa e la rubrica Sustanalytics oltre a curare il volume “Cina e sviluppo sostenibile, le sfide sociali e ambientali del XXI secolo, L’Asino d’oro (2015). Dopo una parentesi nel settore privato come Communications & Corporate Affairs Manager in Svizzera, é rientrata in Italia e ora vive a Milano.