Pechino e Washington tra trade war e inflazione

In Economia, Politica e Società by Redazione

Nel 2021 l’interscambio con gli USA ha superato i livelli precedenti alla guerra commerciale, attestandosi su 756 miliardi di dollari, 19 per cento di incremento rispetto all’inizio della trade war. Inoltre, anche la bilancia commerciale, la cui riduzione era uno dei principali obiettivi dei dazi americani, ha segnato un valore record di +397 miliardi a favore della Cina

Il tasso di inflazione annuo a maggio 2022 negli Stati Uniti ha raggiunto l’8.6 per cento, il maggior incremento su base annua dal 1981. Diversi fattori hanno condotto a tale incremento, alcuni di tipo macroeconomico, come l’incremento della domanda aggregata nel Paese derivante dai bassi tassi di interesse e una politica monetaria espansiva e un livello di occupazione a livelli record ed altri di tipo geo-politico, come la guerra in Ucraina e le tensioni commerciali con la Cina.
Le relazioni economiche tra Stati Uniti e Cina sono mutate nel 2018 in quella che ormai è nota come trade war tra le due principali economie, con l’introduzione di dazi su ampie categorie di beni.

Se si valuta l’andamento dell’interscambio commerciale tra Washington e Pechino, è possibile notare l’impatto a breve termine delle misure restrittive americane: nel 2019, il totale dell’interscambio tra le due maggiori economie al mondo è stato pari a 542 miliardi di dollari, una riduzione su base nominale del 14,5 per cento rispetto all’anno precedente. Le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti si sono contratte del 13 per cento mentre il flusso opposto è crollato del 21 per cento; il surplus commerciale della Cina derivante dagli scambi con gli Stati Uniti è diminuito dai 323 miliardi del 2018 ai 296 miliardi del 2019.

Nel 2021 l’interscambio con gli USA ha superato i livelli precedenti alla guerra commerciale, attestandosi su 756 miliardi di dollari, 19 per cento di incremento rispetto all’inizio della trade war. Inoltre, anche la bilancia commerciale, la cui riduzione era uno dei principali obiettivi dei dazi americani, ha segnato un valore record di +397 miliardi a favore della Cina. Nei primi cinque mesi del 2022, il commercio tra Pechino e Washington ha già raggiunto i 314 miliardi di dollari, in rialzo del 12 per cento rispetto allo stesso periodo 2021.

Un’analisi pubblicata nel 2021 da Moody’s, ha evidenziato come la maggior parte dell’incremento dei costi delle importazioni dalla Cina derivante dall’applicazione dei dazi sia stato sostenuto dagli importatori statunitensi e riversato successivamente sui consumatori americani. Con gli attuali livelli di inflazione, l’amministrazione Biden dovrà valutare la decisione di alleggerire e rimuovere gran parte di tali dazi. In base ad alcuni analisti, una riduzione dei dazi sulle importazioni di beni cinesi potrebbe alleggerire la supply-chain in diversi settori produttivi e ridurre l’inflazione di circa 1,3 punti percentuali.

Di Lorenzo Riccardi

**Lorenzo Riccardi insegna presso Shanghai Jiaotong University ed è managing partner di RsA Asia (rsa-tax.com). Vive in Cina da 15 anni dove segue gli investimenti esteri nel Far East e ha ricoperto ruoli nella governance dei piu grandi gruppi industriali italiani. A gennaio 2020 ha completato un progetto di viaggio in ogni paese del mondo raccogliendo trend e dati economici da Shanghai, in ogni regione, lungo le nuove vie della seta (200-economies.com).