Palermo Felicissima

In by Gabriele Battaglia

L’arte contemporanea tra Europa e Asia, Shanghai e Palermo. La "porta d’Europa" diventa luogo di creazione di suggestioni da portare nell’atmosfera travolgente della "Parigi d’Oriente". China Files  intervista Laura Barreca, palermitana e curatrice del padiglione italiano, ospite degli spazi della Power Station of Art.
Una riflessione sul linguaggio dell’arte, attraverso un percorso che si snoda tra Palermo e Shanghai: questo propone Laura Barreca,** curatrice con Davide Quadrio del padiglione italiano alla Biennale di Shanghai di quest’anno. La mostra potrà essere visitata presso gli spazi della Power Station of Art fino al 31 dicembre. La Biennale è stata inaugurata, la sezione City Pavilion ha debuttato, la tensione è svanita.

Rientrata nella tua Palermo, alle prese con nuovi progetti e collaborazioni, vuoi raccontarci com’è stata questa esperienza a Shanghai?

Innanzitutto è incredibile lo spazio dentro il quale abbiamo lavorato: la Power Station of Art, che diverrà il primo Museo della Cina dedicato all’arte contemporanea e che ha inaugurato proprio con la Biennale il 1° ottobre; un’area gigantesca di 41 mila metri quadrati che, nei giorni precedenti all’apertura, abbiamo visto letteralmente venire su sotto i nostri occhi.

E poi l’impatto con la città di Shanghai che è stato assolutamente travolgente, l’atmosfera cosmopolita che si respira nei grandi viali alberati della zona della concessione francese e della concessione inglese, i suoi grattaceli altissimi tra i quali si diramano i “lilong”, i vicoli della città vecchia, ancora popolati di gente comune che vive per strada vendendo di tutto.

Rappresentare l’Italia alla Biennale di Shanghai è, per Palermo, una grande responsabilità. Tuttavia, il capoluogo siciliano ha una lunga tradizione d’interscambi artistici e culturali sul Mediterraneo che la rendono, sicuramente, un luogo ottimale per dare inizio alla sezione City Pavilion. Dal tuo punto di vista, Palermo come illustra e rappresenta l’identità del nostro Paese?

Palermo ha un profilo storico-artistico stratificato e molto complesso che, grazie alla sua posizione geografica al centro del Mediterraneo, l’ha resa e la rende ancora oggi crocevia di nuove dinamiche globali. Palermo è la “porta d’Europa” e, come accade in molti altri luoghi, esprime quei cambiamenti culturali, scaturiti dalla presenza di nuove etnie, religioni, razze e idiomi ma anche una storia secolare fatta di scambi e stratificazioni di stili e di tradizioni. Credo che questa sia l’immagine più fedele per ritrarre l’Italia contemporanea.

La mostra si compone di varie forme artistiche: video, teatro, performance, scultura, installazioni. Il taglio di ampio respiro che si è voluto dare alla mostra da cosa è nato? Attraverso quali aspetti volevate che gli artisti in mostra guidassero il pubblico nella conoscenza dell’arte italiana?

L’approccio curatoriale ha dato spazio a linguaggi, attitudini e tendenze proprie di ogni espressione artistica, pensando prima di tutto al contenuto delle opere e all’aderenza con il tema della mostra. Proprio grazie alla possibilità di potere interagire con diverse esperienze artistiche si è cercato di raccontare, all’interno della mostra, l’essenza del sentimento contemporaneo.

L’idea che ci stava a cuore era quella di mostrare un distillato palermitano fatto di suggestioni più che di retorica. Gli undici artisti della mostra sono stati scelti per la loro attitudine a reinterpretare la storia della città attraverso linguaggi, tecniche e prospettive differenti, per la loro attitudine a raccontare Palermo come luogo di creazione.

Negli ultimi anni, l’arte cinese è divenuta non solo uno dei più potenti strumenti di comunicazione e scambio tra la Cina e l’Occidente, ma anche una chiave di lettura, spesso all’avanguardia, nella comprensione dei processi storici e sociali del Paese stesso. Tu, personalmente, come guardi all’arte contemporanea cinese? Quali sono secondo te gi aspetti più interessanti su cui riflettere? E da dove dovrebbe partire un’analisi del fenomeno, per ampliare la visione limitata che in molti ancora hanno dell’arte cinese?

Il centro dell’arte, ormai da anni, si è decisamente spostato in Asia. Non possiamo che guardare con estremo interesse alle dinamiche di oggi e di domani che si muovono in Oriente, poiché necessariamente il sistema internazionale dell’arte dovrà confrontarsi sempre più con questa realtà.

Tu vivi a Palermo: quali cambiamenti e segnali positivi stai riscontrando nella città? Com’è cambiata la scena artistica negli ultimi anni? E come si relazionano gli artisti palermitani con il resto d’Italia e del mondo?

In questo ultimo anno si sono registrati grande fermento e voglia di cambiamento. Dal movimento dei Cantieri della Zisa, che ha ricreato un moto spontaneo attorno ad uno dei luoghi più interessanti della città, all’occupazione del Teatro Garibaldi, che alla stregua del Teatro Valle di Roma, offre una prospettiva nuova di gestione di un bene pubblico, che il pubblico non ha avuto finora la capacità (economica e gestionale) di mantenere.

Il processo di reciproca conoscenza è lungo e difficile, anche in una società sempre più culturalmente globalizzata: come credi che l’arte possa contribuire in questa direzione?

L’arte come mezzo per il cambiamento sociale molto spesso suona come una frase lontana e troppo idealista. Oggi, al contrario, diventa una riflessione fondante e necessaria per la ricostruzione di senso di un’identità che si muove sulle testimonianze del passato.

L’arte, così come la cultura in generale, può e deve costituire un punto di riferimento da cui partire per la ricostruzione di senso di città che, come Palermo, hanno la fortuna di avere all’interno del tessuto cittadino alcuni tra i più grandi tesori artistici del mondo e soprattutto, l’arte, racchiude un potenziale di rinnovamento e un’energia intrinseca nel territorio, che deve essere valorizzata e non dispersa o addirittura annullata come purtroppo spesso oggi accade.

[foto credits: saffronart.com]

*Asia Ruperto, lucana di origine e romana d’adozione, si è laureata nel 2011 con il massimo dei voti in Lingue e Civiltà Orientali presso l’Università “La Sapienza” di Roma con una tesi sull’arte contemporanea in Cina. Da cinque anni si occupa dell’organizzazione del festival di cinema asiatico di Roma, AsiaticaFilmMediale. Collabora inoltre alla realizzazione di alcuni progetti di scambio tra arte italiana e cinese e si dedica all’insegnamento dell’italiano presso istituti pubblici e privati. 

**Laura Barreca è storico dell’arte e curatore. Vive tra Roma e Palermo. Attualmente è Assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Palermo. Dal 2007 al 2009 è stata Junior Curator del PAN – Palazzo delle Arti Napoli. Nel 2009 vince la borsa di ricerca Post-Dottorato presso l’Italian Academy for Advanced Studies alla Columbia University di New York. Dal 2009 collabora con la Fondazione MAXXI per cui cura Committenze contemporanee con UniCredit e la Galleria Borghese e il progetto sulla conservazione e documentazione della collezione del MAXXI. Ha curato mostre collettive e personali di artisti italiani e internazionali per spazi pubblici e privati.

Foto della mostra

L’opera di Massimo Bartolini, Starless, è una grande scultura fatta di luminarie tipiche delle strade siciliane in festa, una caduta di stelle raccolte insieme in un’installazione poggiata sul pavimento.

Massimo Bartolini, Starless, 2011, luci, mixer luci, 500x500x30 cm,
courtesy Galleria Massimo De Carlo, Milano. Foto di Asia Ruperto.

Guo Hongwei ha trascorso un periodo a Palermo e mostra il risultato di quell’esperienza. Manfredi Beninati ricostruisce un ambiente scenografico, visibile solo da due piccole finestre esterne, in cui le rovine dei fasti di un tempo passato si tramutano nell’immagine sbiadita di una sala di un palazzo nobiliare. Le atmosfere di Palermo si colgono anche nelle immagini del teatro contemporaneo di Emma Dante e di Pina Bausch.

Lee Kit ha trascorso un periodo a Palermo e mostra il risultato di quell’esperienza. Laboratorio Saccardi racconta con linguaggio semplice, in un polittico medievale, le rotte che i gesuiti nel XVII percorrevano dalla Sicilia alla Cina, a dimostrazione dei continui scambi religiosi, commerciali e culturali tra l’Italia e l’Oriente.

Nel video della performance di Vanessa Beecroft, VB 62, alle sculture che rimandano agli stucchi della bottega dei Serpotta fa da sfondo la Chiesa di Santa Maria dello Spasimo, uno dei monumenti più singolari della città.

Vanessa Beecroft, VB62/SPASIMO PALERMO, 2008, DVD proiezione
video, video/suono/colore, 26’25”, courtesy Lia Rumma Gallery Milano/Napoli.
Foto di Asia Ruperto.
L’opera di Francesco Simeti è un ambiente allestito con un wall-paper ispirato allo stile Liberty, in cui l’artista reinterpreta i fasti e le contraddizioni della belle époque palermitana di inizio secolo, riutilizzando i paesaggi e le vedute siciliane di Francesco Lojacono. Formafantasma sono un duo di designer che raccontano la stratificazione tipica dei popoli del Mediterraneo, attraverso l’opera Moulding Tradition.

Francesco Simeti, Untitled 2012, wallpaper e paravento, installazione ambientale,
courtesy di Aike-Dellarco Shanghai, Galleria Francesca Minini, Milano.
Formafantasma, Moulding Tradition, 2009, tecnica mista (ceramica non smaltata, cotone,
carta, vetro, MDF), courtesy Gallery Libby Sellers, London, e Arabs in Palermo, 2009, DVD
proiezione video – video/suono/colore, courtesy degli artisti. Foto di Asia Ruperto.

Sulle orme dei monumenti descritti da Nino Basile, nella sua Palermo felicissima, Stefania Galegati immagina i suoi Greetings from Palermo, una serie di cartoline della città, una visione contemporanea della vita quotidiana.

Stefania Galegati Shines, Greetings from Palermo, 2012, cartoline, 10×15 cm,
Courtesy Francesco Pantaleone arte contemporanea, Palermo e Pinksummer, Genova.
Foto di Asia Ruperto.